Le indagini non sono tutte uguali. A volte, per scoprire i furbetti dell'Isee, basta incrociare l'autocertificazione con i dati dell'anagrafe tributaria: sembra incredibile, ma c'è chi dichiara al comune di aver guadagnato 15mila euro, quando dal modello Unico ne risulta il triplo. Altre volte, invece, il controllo è più complicato, e prevede una ricostruzione del reddito non dichiarato al fisco: attività che richiede sempre l'intervento della Guardia di finanza.
Dove i controlli sono effettuati dal comune, la percentuale di irregolarità riscontrate è in media nell'ordine del 5%, con punte minime (l'1-2% di Potenza) e altre più elevate (il 14% riscontrato a Torino tra il 2008 e il 2009). Ma il dato supera il 30% quando a muoversi è la Gdf, che preseleziona i casi sospetti. Le Fiamme gialle nel 2009 hanno effettuato 16.278 interventi nel settore delle prestazioni sociali agevolate (l'anno prima erano stati circa 14mila), denunciando 5.082 persone e recuperando 771mila euro di contributi percepiti in modo illecito. E nei primi tre mesi di quest'anno la tendenza è rafforzata: già 4.400 controlli, con 256mila euro di contributi bloccati prima che i beneficiari potessero intascarli.
Quasi tutti i controlli partono dall'incrocio tra banche dati. Un tema sul quale, peraltro, il collegato lavoro ora in approvazione (articolo 34) impegnerà anche l'agenzia delle Entrate con un nuovo sistema di verifiche preventive. «Abbiamo acquisito dalle Asl di Bari e provincia i nominativi di coloro che avevano prodotto un'autocertificazione per chiedere l'esenzione del ticket. Ne abbiamo esaminate 25mila controllando se i redditi dichiarati erano diversi da quelli risultanti all'anagrafe tributaria e abbiamo individuato 700 posizioni irregolari», spiega il tenente colonnello Giuseppe Ialacqua, comandante del gruppo Gdf di Bari.
Quando si tratta di Isee, però, bisogna distinguere: chi si rivolge all'Inps o ai comuni, compila un'autocertificazione in bianco (e quindi, volendo rischiare, può "ridursi" il reddito). Chi si rivolge al Caf, invece, deve presentare le dichiarazioni dei redditi, e questo limita di molto le possibilità di barare. Spiega Paolo Conti, direttore del Caf Acli: «Qualcuno potrebbe dichiarare un patrimonio mobiliare inferiore a quello reale, "dimenticando" magari alcune migliaia di euro di BoT. Oppure, chi ha lavorato per diversi datori di lavoro nello stesso anno potrebbe tralasciarne qualcuno. Più difficile, invece, sarebbe nascondere una seconda casa, perché questi redditi di solito figurano in dichiarazione».
Un problema particolare riguarda la social card, ai fini della quale vanno conteggiati anche redditi esenti, come le rendite Inail, le pensioni di guerra, le pensioni di invalidità civile, le indennità di accompagnamento e così via. «Molti pensionati le hanno dimenticate in buona fede – spiega Conti – e non si sono visti caricare la card appena ricevuta dall'Inps».
I controlli tramite l'anagrafe tributaria e il casellario previdenziale, quindi, sono utili, ma non possono arrivare dove è la dichiarazione a essere infedele. «E qui il lavoro si fa più impegnativo, in termini di tempo e uomini», commenta Ialaqua. Un punto su cui concorda il colonnello Massimiliano Mora, comandante del I gruppo della Gdf di Roma, che nei mesi scorsi ha condotto una vasta operazione nel campo dei ticket sanitari e del gratuito patrocinio. «Negli accertamenti Isee il nodo è la ricostruzione del reddito reale – osserva – e noi nella nostra attività abbiamo riscontrato problemi anche per coloro che lavorano con rapporti saltuari, il che produce sfasamenti nel rilascio dei Cud».

Le irregolarità
31 % - È la percentuale di denunce sui 16mila controlli della Gdf nel 2009
5% - È la quota media di irregolarità rilevata da alcuni grandi comuni

 

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