Salta l'intesa sul metano russo: Eni e Gazprom hanno deciso di annullare il contrastatissimo accordo delineato in maggio da Vittorio Mincato e formalizzato a metà giugno da Paolo Scaroni, accordo che prevedeva un allungamento dei contratti di fornitura del gas siberiano all'Eni in cambio di una porta spalancata sul mercato italiano alla joint venture costituita dalla Gazprom con l'imprenditore milanese Bruno Mentasti Granelli.
Chiusa una porta, se ne apre un'altra: ieri a Mosca l'amministratore delegato dell'Eni, Paolo Scaroni, ha concordato con Aleksei Miller ( presidente del comitato dei direttori della società guidata dal Cremlino) una traccia di accordo quadro in base al quale l'Eni affiancherà la Gazprom sui giacimenti russi.
Ecco le parole ufficiali concordate ieri tra gli uffici di San Donato Milanese e quelli moscoviti di uliza Nametnika: « Alla luce delle intese odierne, i vertici delle due società hanno deciso di considerare superato l'accordo siglato il 10 maggio 2005 e di procedere alla definizione di un nuovo e più ampio accordo e che, ove necessario, verrà sottoposto a tempo debito alle autorizzazioni delle autorità antitrust competenti » .
Nei fatti, Eni e Gazprom non avevano previsto che l'accordo formalizzato da Scaroni potesse suscitare tante polemiche di sapore elettorale non soltanto in Italia ( per la vicinanza di Mentasti con Silvio Berlusconi, amico personale di Vladimir Putin) ma anche in Russia: ieri sul quotidiano « Vèdomosti » un'inchiesta di Irina Reznik ha attaccato duramente l'intesa fra le due società.
E la joint venture costituita da Mentasti per vendere direttamente in Italia il metano siberiano scavalcando l'Eni? Con ogni probabilità l'accordo con l'imprenditore milanese ( « vaso di coccio fra le manovre della grande politica » , commentano a Mosca) verrà congelato in attesa che l'Antitrust e l'Autorità dell'energia aprano le porte della competizione sul mercato italiano.
La nuova intesa. Nel dettaglio, ieri Scaroni — accompagnato dai direttori generali Luciano Sgubini e Stefano Cao — ha incontrato Miller con il direttore dei rapporti esteri Stanislav Zygankov. L'obiettivo era « valutare nuove opportunità di cooperazione e sviluppo nei settori del gas e del petrolio, anche alla luce del rafforzamento nell'upstream conquistato da Gazprom con l'acquisizione di Sibneft » . E upstream significa, tradotto dal linguaggio degli ingegneri, giacimenti. Quei giacimenti dai quali la Russia estrae il greggio e il gas con cui rifornisce tutto il Vecchio continente.
Eni e Gazprom si rivedranno « entro la fine di ottobre per definire il quadro complessivo della nuova collaborazione » .
La vecchia intesa. Il 10 maggio scorso, subito prima delle dimissioni a sorpresa di Mincato, Sgubini aveva concesso alla Gazprom di entrare direttamente sul mercato italiano con almeno 2 miliardi di metri cubi annui di gas insieme con Mentasti. In cambio, l'Eni aveva ottenuto di allungare dal 2017 al 2027 il suo approvvigionamento dalla Siberia. Poche settimane dopo Scaroni — ancora di nomina freschissima — aveva formalizzato l'intesa quadro di maggio, trasformandola in un accordo definitivo, e il 14 giugno il consiglio d'amministrazione dell'Eni aveva preso atto dell'intesa ormai chiusa.
L'Antitrust. Nei giorni scorsi i parlamentari Pierluigi Bersani ( Ds) ed Enrico Letta ( Margherita), già ministri entrambi dell'Industria, avevano contestato l'intesa. E subito dopo il presidente dell'Antitrust, Antonio Catricalà, ne aveva annunciato una prossima stroncatura. L'amministratore delegato dell'Eni, Paolo Scaroni La decisione dopo la cautela dell'Antitrust e le polemiche nei due paesi