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31 gennaio 2005 |
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ExxonMobil super, il caro-greggio fa volare l'utileAl.An. |
Il gruppo americano Exxon Mobil frantuma ogni primato precedente ed è prima nella classifica delle public company per capitalizzazione (oltre 390 miliardi di dollari, seguita da General Electric a 350 e Microsoft a 290 miliardi), grazie alla forte crescita dei prezzi del greggio; mai nella storia americana un'azienda quotata in Borsa aveva guadagnato tanto: il colosso petrolifero ha registrato tra ottobre e dicembre utili netti pari a 10,71 miliardi di dollari, o 1,71 dollari per azioni, il 27% in più rispetto agli 8,42 miliardi di dollari, o 1,30 dollari per azione dello stesso periodo dell'anno precedente.
A livello annuale, gli utili netti sono cresciuti del 43% a 36,13 miliardi di dollari, o 5,71 dollari per azione, dai 25,33 miliardi di dollari, o 3,89 dollari per azione dello stesso periodo del 2004.
Exxon, in effetti, ha ben poco interesse a dare eccessiva enfasi ai suoi trionfi finanziari. Tre mesi fa, quando aveva riportato utili record per il terzo trimestre di 9,9 miliardi di dollari, il Senato degli Stati Uniti aveva indetto udienze straordinarie per discutere degli eccessivi profitti realizzati dal colossi energetici grazie alla continua corsa del petrolio. Era stata anche ipotizzata una tassa aggiuntiva sui guadagni della Exxon, una proposta che per il momento rimane nel limbo ma che potrebbe ora tornare prepotentemente a galla. E i senatori avevano accusato la Exxon di una politica miope che guadagna più al rendiconto immediato che alla programmazione strategica nel lungo periodo. Gli scarsi investimenti in nuove esplorazioni e nuove tecnologie, avevano detto numerosi senatori, finiva per tornare a penalizzare i consumatori americani che devono fare i conti con un costo della benzina che è sempre più alto e che incide sempre di più sugli stipendi mensili.
Nel comunicato sui dati trimestrali viene data grande enfasi agli sforzi fatti per ridistribuire la ricchezza e per cercare di tenere il passo con i bisogni energetici del mondo. Per adesso, tuttavia, balzano all'occhio i lauti guadagni degli azionisti: nel corso del 2005 Exxon ha restituito ai suoi investitori sia tramite dividendi azionari che tramite piani di buy-back la somma di 23,2 miliardi di dollari, cioè circa i due terzi dei suoi profitti. La distribuzione dei profitti è cresciuta in maniera superiore all'utile netto (56% contro 43%) e molto più degli investimenti in conto capitale, +19% a 17,7 miliardi di dollari. «C'è grande preoccupazione tra la gente per gli alti prezzi dell'energia - ha ammesso l'amministratore delegato Rex W. Tillerson, cercando di indorare la pillola - noi capiamo che i consumatori in tutto il mondo chiedono energia a bassi prezzi per far funzionare le loro auto, per illuminare le loro case e per tenere in moto le loro aziende. I nostri solidi risultati finanziari ci permetteranno di continuare a fare quegli investimenti di lungo termine che sono necessari per tenere il passo con la crescita dei bisogni energetici da parte del mondo. Nel solo quarto trimestre Exxon ha speso 5,3 miliardi di dollari in piani di esplorazione e di ammodernamento delle strutture mentre il totale per l'anno è salito a 17,7 miliardi, 2,8 miliardi in più del 2004».
Sul fronte delle attività, i profitti della divisione esplorazione e produzione sono invece cresciuti nel trimestre a 7,04 miliardi di dollari rispetto ai 2,15 miliardi di dollari dello stesso periodo del 2004 mentre la produzione ha segnato una flessione dell'1% in termini di volumi, a causa dei danni provocati dagli uragani Katrina e Rita in agosto e settembre. L'unità che si occupa della raffinazione e del marketing ha riportato utili netti per 2,39 miliardi di dollari, grazie all'aumento dei margini di guadagno dopo le restrizioni seguenti agli uragani. Le attività del comparto chimico, esclusi le voci straordinarie, sono diminuite di 413 milioni di dollari a 835 milioni di dollari.
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