L'Opa ostile del colosso anglo-olandese Mittal su Arcelor diventa un fatto politico: un incontro con il miliardario indiano Lakshmi Mittal, fondatore dell'omonimo gruppo, non è servito a dissipare i dubbi del ministro delle Finanze francese, Thierry Breton, che ha ribadito le proprie «preoccupazioni».
Il colosso dell'acciaio, ha detto, «non ha presentato alcun piano industriale» e non é stata fatta «alcuna analisi per verificare se il gruppo che risulterebbe dall'operazione abbia sistemi di governance compatibili». Anche se non sono mancati piccoli segnali di distensione e, secondo il ministro, Mittal «ha capito le preoccupazioni del governo francese» e «sono sicuro che ne farà buon uso». Il governo di Parigi «é preoccupato, come molti altri governi europei per questa Opa, perché il gruppo europeo Arcelor ha realizzato una parte molto importante della sua attività in Europa e soprattutto in Francia».
Mittal Steel, intanto, prosegue dritta sulla sua strada e punta a concludere l'acquisizione da 18,6 miliardi di euro entro giugno. In una conferenza convocata a Parigi, il fondatore del colosso ha assicurato che i posti di lavoro di Arcelor verranno conservati e che l'operazione porterà sinergie per un miliardo di euro, delle quali il 60% nel primo anno. «Non acquistiamo aziende per chiuderle. L'industria dell'acciaio - ha detto - è troppo frammentata. Noi siamo una società europea, se i posti di lavoro europei devono essere tutelati in futuro, questo è un buon mezzo». ll magnate non perde tempo e già mercoledì sarà a Bruxelles per discutere dell'Opa con la Commissaria alla Concorrenza Neelie Kroes. Ma Arcelor non è d'accordo e alza le barricate. In un'intervista radiofonica l'amministratore delegato, Guy Dollé, si è affidato alle metafore belliche: «Siamo pronti a resistere e vinceremo. Abbiamo cominciato a prepararci a questo attacco dalla scorsa primavera - ha sottolineato - ora siamo pronti. Abbiamo gli strumenti per resistere. Non abbiamo bisogno di Mittal nel nostro futuro, è meglio che l'azienda, i suoi dipendenti e i suoi azionisti è meglio che restino indipendenti». E per ribadire la differenza tra i due gruppi, «ci sono due tipi di acciaio - ha concluso - quello di fascia alta e quello di fascia bassa. Noi produciamo profumo, loro acqua di colonia».
Il cda di Arcelor dice no all'Opa. TUtto questo succede dopo che questa notte il cda di Arcelor ha respinto l'Opa del gruppo anglo-olandese bollandola come «ostile» e definendola «un'offerta che potrebbe avere serie conseguenze sul gruppo, sui suoi azionisti e sui suoi clienti». I vertici della società franco-lussemburghese hanno dunque raccomandato agli azionisti di non tradire l'attuale strategia che «è il modo migliore per creare valore». Al termine di una riunione di tre ore nel quartier generale in Lussemburgo, Arcelor ha affermato di «non condividere la visione strategica, il modello di business e i valori» del gruppo anglo-olandese. Rischia dunque di svanire il progetto del miliardario indiano Lakshmi N.Mittal di dar vita al numero uno mondiale dell'acciaio con un fatturato annuo stimato intorno ai 69 miliardi di dollari e una produzione di 115 milioni di metri cubi di acciaio all'anno, pari a una quota di mercato del 10% a livello mondiale. Tanto rumore intorno all'Opa di Mittal non sorprende gli esperti: «Per l'industria siderurgica, è come se Microsoft volesse comprare Apple», semplifica un analista. «Dal punto di vista industriale - aggiunge un altro operatore - è una buona mossa, perché il mercato mondiale dell'acciaio è molto fragmentato ed è logico che ci siano aggregazioni tra i vari attori». Una fusione tra due gruppi passerebbe alla storia come la maggiore transazione mai realizzata nel settore dell'acciao.