Mentre il buono da 200 euro per la rottamazione dei frigoriferi ha fatto correre in Borsa lunedì il titolo Indesit (+5,05% le ordinarie, +2,81% le risparmio) e l'esenzione dal bollo per le auto Euro4 ha spinto anche Fiat (+1,25%), la riforma del sistema delle concessioni entrata in extremis nella legge finanziaria ha prodotto una solenne bastonata in Borsa per Autostrade (3,5%), Autostrade Torino-Milano (3,8%) e Sias (3,3%).
E martedì (ore 10,30) ancora vendite: il gruppo controllato dalla famiglia Benetton scambia in fondo all'S&P/Mib con un ribasso del 2,17% a 22,06 euro, Autostrade To-Mi cede l'1,48 per cento, Sias lascia sul parterre lo 0,60 per cento. Sulle misure della manovra 2007 l'Aiscat, Associazione delle concessionarie autostradali, avrebbe intenzione di fare ricorso.
Sia Autostrade che il gruppo riconducibile all'imprenditore di Tortona Marcellino Gavio (secondo concessionario nazionale) sono toccati da entrambe le novità previste dalla Finanziaria: l'introduzione di una convenzione unica con la modifica del sistema di adeguamento tariffario non più il
price cap, ma la remunerazione a lavori effettuati con restituzione agli utenti degli extraprofitti) e il limite al 5% del diritto di voto per i costruttori (Impregilo ha pagato sul listino con un -3,68% anche se le risparmio hanno messo a segno un +4,45%) soci di concessionarie autostradali nell'ambito dell'elezione dei cda. Gli azionisti di Autostrade ufficialmente non fanno alcun commento, così come
Abertis si è limitata a un commento all'insegna della prudenza. «Stiamo lavorando normalmente sull'accordo, in attesa delle varie risoluzioni che verranno da Bruxelles», ha dichiarato un portavoce alle agenzie, «faremo le valutazioni necessarie per conoscere tutti i dettagli delle proposta e al momento non abbiamo elementi sufficienti per formarci un'opinione». Ma lontano dai riflettori sia i Benetton che i soci di Abertis sono consapevoli che se la nuova norma non sarà modificata la fusione nei termini approvati a fine giugno dalla assemblee delle due società è destinata a saltare. E non tanto per il limite al diritto di voto,che toccherebbe la Acs di Florentino Peres: nella società post fusione avrebbe il 12,5% del capitali, ma per la rappresentanza in cda peserebbe solo il 5%. Il vero problema è la modifica della formula tariffaria. Gli azionisti dei due gruppi destinati alla fusione avevano sempre dichiarato la disponibilità a negoziare con il Governo le condizioni per riuscire a sbloccare l'operazione, ma a patto che queste non andassero a modificare il concambio fissato nell'ambito degli accordi. A loro avviso la riforma introdotta con la Finanziaria rende meno certi i flussi futuri, dunque cambia il valore della concessione e di conseguenza risulta mutata anche la valutazione di Autostrade.Non sembrano dello stesso avviso gli esponenti del Governo.
Lunedì il ministro per le politiche europee Emma Bonino ha annunciato per mercoledì una riunione dei ministri che si occupano di Autostrade. Aggiungendo che la norma in Finanziaria non avrà ripercussioni sulla fusione tra Autostrade e Abertis, perché «c'è almeno un anno di tempo per fare la convenzione unica. La questione Abertis è più immediata». Una tesi, quest'ultima, un po' difficile da sostenere: la nuova convenzione unica per Autostrade andrebbe applicata nel 2007,è vero, ma i suoi criteri sono noti sin da ora e vanno a incidere inevitabilmente da subito sul valore della società oggetto della fusione. Da parte sua il ministro per le Infrastrutture, Antonio Di Pietro, che non più di una settimana fa aveva assicurato che non era la Finanziaria la sede per la revisione delle concessioni autostradali, ha commentato lapidario: «non ho mai detto che il problema sia la fusione, il problema è la concessione.Possono fondersi quando vogliono ».