Bpi andrà a nozze con la Popolare di Verona e Novara.
Al termine di un cda fiume durato quasi dodici ore, riunito sotto la presidenza di Dino Giarda, l'offerta della banca veneta che aveva un'offerta superiore al 20% è stata preferita a quella dell'altra pretendente, la Banca Popolare dell'Emilia Romagna.
Standard & Poor's ha posto i rating della Banca Popolare Verona Novara sotto osservazione con implicazioni negative dopo l'annuncio di fusione con Bpi. Per quest'ultima l'agenzia Usa ha posto i rating in
creditwach positivo. Secondo S&P, l'operazione «ha un'effettiva logica strategica», dal momento che la nuova entità avrà un buon posizionamento in Nord Italia. Tuttavia la fusione «inizialmente aumenterà il profilo di rischio della Bpvn e indebolirà la sua performance finanziaria, data la sostanziale minore redditività e qualità degli asset della Bpi».
La banca nascente dalla fusione sarà la prima banca popolare italiana per dimensioni e capitalizzazione di Borsa e si porrà a capo di un gruppo bancario al terzo posto in Italia per sportelli e quarto per capitalizzazione in borsa (15,5 miliardi di euro escluse le sinergie), con oltre 2,4 milioni di clienti.
Agli attuali azionisti Bpi verrà distribuito un dividendo straordinario di massimi 1,5 miliardi, pari a oltre 2 euro per azione. Il rapporto di cambio è stato fissato in 0,43 azioni ordinarie della nuova holding bancaria per ogni azione Bpi e una azione della nuova holding per ogni azione Bpvn. La valorizzazione implicita dell'azione Bpi risulta di 12 euro sulla base del prezzo Bpvn di 22,81 euro dello scorso 13 ottobre.
Una nota, con la comunicazione ufficiale sulla decisione presa dal cda in vista dell'aggregazione, sarà diffusa a mercati chiusi ma, da quanto si apprende la decisione è stata presa a «larghissima maggioranza». Si è così spaccato il fronte lodigiano che, fino alla vigilia, appariva compatto nel preferire l'offerta della Popolare Emilia Romagna. Arrivati al voto infatti su 16 consiglieri 14 hanno votato a favore, due contrari.
Una larghissima maggioranza che consente di guardare con relativa tranquillità all'assemblea che entro l'anno verrà convocata per dare il via libera all'aggregazione. Ogni azionista un voto: con il cosiddetto voto capitario che distingue le popolari dagli altri istituti, l'assemblea non è solo un passo formale ma l'ampia maggioranza in consiglio dovrebbe evitare brutte sorprese nell'assemblea. Prima di quest'appuntamento però, la prossima settimana, il 24 o il 26, è in agenda la riunione delle diverse sigle sindacali, mentre l'associazione piccoli azionisti della Bpi ha già espresso la sua preferenza «per un modello federativo» aperto anche ad altre realtà. Come requisiti all'aggregazione l'associazione aveva indicato «la conservazione dell'autonomia della Bpi e la tutela del territorio dove è presente», oltre alla tutela dei livelli occupazionali».
L'integrazione tra i due gruppi bancari avverrà mediante la fusione tra le due banche capogruppo e la costituzione di una nuova holding bancaria quotata avente forma popolare. Secondo la nota diffusa da Lodi, «la complementarietà geografica e le reti distributive «a maglia fitta» consentiranno un marcato presidio del territorio, con rilevanti sinergie di ricavo e sviluppo della capacità di offerta dei servizi, facendo levaanche sull'eccellenza delle fabbriche prodotto».
ll nuovo gruppo bancario sulla base dei dati al 30 giugno 2006, avrà 2.183 sportelli (con quote del 9% in Lombardia, Veneto e Piemonte, di oltre il 12% in Toscana, del 7,3% in Emilia e del 13,7% in Liguria), un totale attivo di 111 mld di euro, impieghi a clientela per 72 mld di euro (quinta in Italia), raccolta diretta di 73 mld di euro (quintanel Paese), risparmio gestito di 48 mld di euro (quarta), volumi erogati di credito al consumo (includendo società collegate) per 1,8 mld di euro(quarta in Italia). Le sofferenze nette si attesteranno all'1,14% degli impieghi. In tutti questi indicatori il gruppo sarà primo tra le Banche Popolari. Il grado di patrimonializzazione (6% capitale primario e 9% capitale a fini di vigilanza) sarà «del tutto adeguato», in particolare considerando il frazionamento del rischio che deriva dalla netta prevalenza di clientela retail e piccole imprese nel nuovo Gruppo. Entrambi i piani strategici prevedono il rafforzamento del radicamento territoriale, la massimizzazione della soddisfazione della clientela e l'ottimizzazione del cost income ratio. I modelli di rete e la segmentazione della clientela sono similari.
Le sinergie lorde previste a regime (2010) sono pari a 500 milioni di euro annui. Si prevedono minori costi per 220 milioni di euro (in primo luogo grazie alle economie di scala nell'informatica, nel back office e negli «acquisti») e 280 milioni di sinergie di ricavo (grazie all'internalizzazione di ricavi oggi dispersi al di fuori del gruppo e da riallineamento della produttività per addetto a livello della best practice). I costi one off ante imposte sono stimati in 300 mln di euro. La fusione, come precisa il documento diffuso al termine del Cda, prevede, in particolare, i seguenti «profili qualificanti»:
1. Prima della fusione, ma nel medesimo contesto, Bpi e Bpvn procederanno allo scorporo delle rispettive aziende bancarie in società interamente partecipate, che per effetto della fusione diverranno società controllate dalla capogruppo.
2. Il rapporto di cambio - fissato in n. 0,43 azioni della nuova Holding bancaria ogni azione della Bpi ed in n. 1 azione della nuova Holding bancaria ogni azione di Bpvn - sarà approvato dai consigli di amministrazione chiamati a redigere il progetto di fusione; è previsto che tali consigli di amministrazione si tengano entro la fine dell'anno corrente.
3. Bpi, prima del perfezionamento della fusione, delibererà la distribuzione di un dividendo straordinario pari a complessivi euro 1,5 mld (equivalente a più di 2 euro per azione) mediante imputazione alla riserva sovrapprezzo azioni.
4. La nuova Holding Bancaria avrà sede legale a Verona, mentre le sedi operative saranno stabilite a Lodi e a Verona.
5. Il Consiglio di sorveglianza sarà composto a regime da 20 membri di cui 3/4 di espressione Novara, 8 Lodi e 9/8 Verona».
Al Consiglio di sorveglianza spetterà, oltre ai compiti previsti dalla legge, l'approvazione dei piani industriali e delle principali operazioni straordinarie.
6. Il Consiglio di gestione sarà composto da 12 membri tutti scelti congiuntamente; 4 membri saranno non esecutivi e i restanti 8 saranno manager del nuovo Gruppo.
Bpvn ha indicato i nomi di Carlo Fratta Pasini quale presidente del Consiglio di sorveglianza e di Maurizio Comoli quale vice presidente; Bpi ha indicato i nomi di Dino Piero Giarda e Divo Gronchi tra i quali scegliere per le posizioni di vertice nei Consigli di sorveglianza e di gestione di spettanza di Bpi (vice presidente vicario del Consiglio di sorveglianza e presidente del Consiglio di gestione). Nel Consiglio di gestione verrà nominato quale amministratore delegato Fabio Innocenzi, attuale ad di Bpvn. Franco Baronio - attuale direttore generale di Bpi - e Massimo Minolfi - attuale dg di Bpvn - ricopriranno le cariche di direttori generali rispettivamente con competenze per le aree retail e corporate.
Il modello di amministrazione e controllo delle banche controllate sarà di tipo tradizionale. I consigli di amministrazione saranno composti da membri non esecutivi e da manager del nuovo Gruppo. I membri non esecutivi in rappresentanza dei territori saranno pari ad almeno due terzi dei Consiglieri. I passaggi dell'operazione per arrivare alla fusione saranno i seguenti: entro la fine dell’anno approvazione da parte dei Consigli di amministrazione del progetto di fusione; assemblee straordinarie per l'approvazione del progetto di fusione entro febbraio 2007; perfezionamento della fusione entro il primo semestre del 2007.