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Asta tra Gemina e Macquarie per AdR. Romiti: «Buone chance per gli australiani»

di Alberto Annicchiarico

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28 marzo 2006

Resa dei conti tra Gemina e gli australiani di Macquarie (che si occupano di aeroporti ma hanno alle spalle uno dei maggiori gruppi finanziari del mondo, Macquarie Bank): sarà duello al sole per il controllo di Aeroporti di Roma. Un'asta sulle rispettive partecipazioni (rispettivamente il 51% e il 44,7%) deciderà sui destini del principale gruppo aeroportuale nazionale, che gestisce Fiumicino e Ciampino. Lo ha chiarito Cesare Romiti al termine della riunione di tre ore e mezza del patto di sindacato della holding controllata dall'asse Benetton-Fondo Clessidra. «Si tratta di un'asta - ha spiegato Romiti, presidente del patto - con un timing elastico». Proprio per i Romiti, compreso l'amministratore delegato Piergiorgio, si profila, intanto, l'uscita di scena dopo che i soci del patto hanno escluso lui e il padre dalla lista del prossimo consiglio di amministrazione della holding.

Romiti: «Per Macquarie molte buone possibilità». Lo scontro fra i soci all'interno del patto - formato da Investimenti Infrastrutture (Romiti, Clessidra, Benetton e Capitalia), Mediobanca, Generali, FonSai, Fassina Partecipazioni - ha raggiunto i livelli massimi dopo la bocciatura del piano industriale da circa 2 miliardi di euro per AdR da parte dei Romiti e del socio australiano Macquarie. Cesare Romiti mercoledì ha smentito di sentirsi "licenziato", ha precisato che c'è tempo fino al termine dell'anno per esercitare l'opzione di uscita da Gemina e ha dato una stoccata agli altri pattisti: «Fra Gemina e Macquarie, Macquarie ha molte buone possibilità di spuntarla».

Via alla procedura di dead lock. Dopo avere acclarato l'impossibilità di uscire dallo stallo determinato dalla mancanza di un ok del socio forte di minoranza e dei Romiti al piano, il patto ha dato quindi mandato al consiglio di amministrazione di attivare la procedura prevista (detta di dead lock, clausola utilizzata nella prassi internazionale, principalmente nei contratti di joint venture, per indicare le modalità di risoluzione di una situazione in cui i veti incrociati dei soci impediscono agli organi sociali di deliberare in merito alla gestione della società, ndr) per uscire dal vicolo cieco sono finiti i protagonisti. A questo punto si passerà alle offerte incrociate. Il patto ha anche prefigurato che «se a conclusione di tale fase non sarà stato raggiunto un accordo tra le parti, il gruppo Gemina avrà la facoltà di attivare la procedura di buy-out, anch'essa prevista dai patti parasociali in essere, che prevede offerte e rilanci successivi sulle rispettive partecipazioni in AdR».

Il nodo del prezzo. Ovviamente uno degli elementi cruciali è il prezzo. Mediobanca e Capitalia (che hanno presentato l'analisi sul valore della quota in AdR, compresa secondo indiscrezioni, itra 900 milioni e 1,1 miliardi) sono gli advisor di Gemina, mentre Banca Leonardo, guidata da Gerardo Braggiotti, assiste Macquarie. Finora non c'è stato verso di convincere gli australiani a vendere. Nelle settimane scorse ci sarebbe stata un'offerta informale che non ha scaldato i cuori. Gli 800 milioni ipotizzati equivalgono a una valutazione di 1,77 miliardi per il 100% di AdR, che nel 2006 ha avuto un giro d'affari di 567 milioni e utili, in calo, a 60 milioni. Per Macquarie la loro quota del 44,7% supererebbe il miliardo, ma a questo punto traspare che l'obiettivo è la conquista dell'hub aeroportuale romano. Un altro asset italiano che rischia di finire in mani straniere. Mani forti, visto che gli australiani controllano gli aeroscali di Sydney, Bruxelles, Bristol e Copenaghen e hanno acquisito in gennaio, con Texas Pacific Group, la compagnia aussie Qantas per 6,6 miliardi di euro.

La sfiducia ai Romiti, nel cda i soci FonSai e Generali. C'è poi, strettamente intrecciata, la questione aperta della governance di Gemina e della possibile uscita di scena dei Romiti. I componenti del patto, nel corso di una riunione burrascosa, hanno espresso di fatto la sfiducia verso Pier Giorgio Romiti e il presidente Cesare Romiti tagliandoli fuori dalla liste per il nuovo cda di AdR che sarà varato ai primi di maggio (e approvato dall'assemblea del 10), al punto di sostituirli con rappresentanti dei soci di FonSai e Generali (secondo l'agenzia Radiocor, Massimo Pini e Aldo Minucci). All'ad di Gemina, verrebbe in particolare imputata la posizione «troppo allineata» agli australiani. L'addio di Romiti jr preluderebbe a un'uscita della famiglia, azionista tramite Investimenti Infrastrutture (di cui ha il 33%, partiteticamente al fondo Clessidra e a Edizione Holding dei Benetton) e anche direttamente con un pacchetto del 18% intestato a Spafid. Il 1° aprile scatterà un'opzione put: in sostanza la famiglia potrà vendere la propria quota in Investimenti Infrastrutture ai soci Clessidra e Benetton.

I conti di Gemina, utile a 117 milioni. Al termine del patto si è riunito il cda per l'approvazione dei risultati di bilancio della holding. Il gruppo Gemina ha chiuso il 2006 con un forte aumento dei ricavi che salgono a 360,1 milioni da 241,7 milioni del 2005, mentre l'utile netto consolidato è passato da 1,6 milioni a 117,4 milioni. La posizione finanziaria netta è stata negativa per 890,4 milioni (-1.085,1 milioni a fine 2005). La capogruppo Gemina ha registrato un utile di 51 milioni (2,9 milioni nel 2005), che include la plusvalenza dalla cessione di Impregilo per 32,9 milioni. Ai soci sarà distribuito un dividendo di 0,10 euro alle azioni ordinarie e di 0,12 euro alle risparmio in pagamento dal 21 giugno.Per il 2007 il gruppo prevede un risultato netto positivo, anche se inferiore a quello del 2006 influenzato da alcune plusvalenze.

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