Pirelli chiude la seduta a Piazza Affari in rialzo del 6,28% a 0,8103 euro, con scambi per circa 220 milioni di pezzi, pari al 4,2% del capitale ordinario.
Telecom Italia termina in rialzo dello 0,61% a 2,134 euro, con scambi per oltre 279 milioni di azioni e corrispondenti al 2% del capitale votante. Nella galassia di Tronchetti corre anche Camfin, in rialzo del 7,14% a 1,65.
Pirelli, in rosso di un miliardo nel 2006 e all'asciutto di dividendi, si prepara a uscire dalla holding Olimpia, di cui detiene l'80%, e, di conseguenza, a cedere eventualmente il controllo di Telecom Italia. Il gruppo ex monopolista delle telecomunicazioni, infatti, per il 18% è controllato proprio dalla scatola finanziaria il cui restante 20% è di Edizione Holding (gruppo Benetton). Martedì in Borsa, poco prima delle ore 13, mette il turbo l'intera scuderia Pirelli, da Pirelli & C. (+8%) a Telecom Italia (+1,5%), sino a Camfin (+9,4%), finanziaria della famiglia Tronchetti Provera, principale azionista di Pirelli con poco meno del 20 per cento. Performance strepitosa anche il titolo Benetton (+5,72%).
Il cda: «Esplorare tutte le opzioni». Il consiglio di amministrazione della Bicocca, soltanto pochi giorni dopo il via al nuovo piano triennale di Telecom Italia, nel quale non ha prevalso la linea dell'azionista (che prevedeva un'intesa esclusiva con gli spagnoli di Telefonica e il relativo ingresso nell'azionariato di Olimpia) lunedì sera 12 marzo ha preso posizione, dopo che nel pomeriggio si era svolta la riunione del patto di sindacato, e conferito al presidente, Marco Tronchetti Provera, il mandato di «esplorare tutte le possibili opzioni» riguardanti la partecipazione in Olimpia, «non esclusa la dismissione della partecipazione, per la migliore valorizzazione strategica dell'asset nell'interesse di tutti gli azionisti». Così la nota diffusa dal gruppo della Bicocca, azionista di Olimpia all'80%, a conclusione del cda per l'esame dei dati di bilancio 2006.
Conti 2006: rosso di un miliardo, migliora la gestione operativa. Pirelli, pur migliorando la gestione operativa (con ricavi in salita del 6,5% a 4,8 miliardi, Ebitda +8,2%, Ebit a 401,4 milioni (+13,1%) e Ros - return on sales - all'8,3% dal 7,8% di un anno prima), ha chiuso il 2006 con una perdita netta consolidata di 1,04 miliardi contro un utile 398,9 milioni nel 2005. La perdita è dovuta alla svalutazione della partecipazione in Olimpia determinata dal calo del valore in Borsa delle azioni Telecom, parzialmente compensata dal private placement del 38,9% di Pirelli Tyre e dalla cessione di partecipazioni finanziarie. Alla luce del risultato netto non saranno distribuiti dividendi. Lo scorso novembre Pirelli ha valutato la sua quota in Olimpia 2,1 miliardi, pari a 3 euro per ogni azioni ordinaria dell'operatore telefonico, e ancora ben oltre la valutazione del mercato.
Il nodo del prezzo, i potenziali acquirenti. Cinque anni fa Pirelli e Olimpia hanno pagato oltre 4 euro per un'azione Telecom Italia, mentre oggi il titolo vale 2,12 euro. Nei piani dei vertici di Olimpia il prezzo da spuntare non dovrebbe scendere sotto i 2,4 euro (anche se c'è chi crede che verrà chiesto molto di più, oltre 3 euro) che il titolo ha toccato tre settimane fa, quando l'intesa in esclusiva con l'operatore spagnolo Telefonica sembrava a portata di mano. Le indiscrezioni sull'interesse di una cordata italiana di banche parlavano di un'offerta possibikle a 2,6-2,7 euro. Chi potrebbe farsi avanti? Per cominciare le banche che hanno finanziato Olimpia, a cominciare da Capitalia, e che potrebbero decidere di convertire i crediti in azioni. L'istituto presieduto da Cesare Geronzi ha in garanzia (con un pool che comprende Intesa, Calyon, Morgan Stanley, Unicredit e Société Générale) 1,1 miliardi di azioni Telecom sui 2,4 miliardi presenti nel portafoglio della holding. Altre banche con quote minori in garanzia sono Antonveneta-Interbanca e Banca Monte dei Paschi. Non va dimenticato, poi, che Olimpia, Mediobanca (il cui direttivo del patto di sindacato si riunisce in giornata, ne fanno parte Tronchetti e Geronzi) e Generali hanno blindato da ottobre 2006 il controllo di Telecom, con un patto di consultazione e di blocco che vincola il 23,2% del gruppo di telecomunicazioni.
Le mosse di Geronzi. Secondo il quotidiano Il Messaggero la settimana scorsa ci sarebbe stata una fitta sequenza di incontri milanesi proprio per il presidente di Capitalia, al centro di una mediazione sulla vicenda Pirelli-Telecom: prima ha convenuto con i vertici di Mediobanca e di Intesa che Marco Tronchetti Provera dovesse fare un passo indietro, poi ha convinto l'azionista-manager che è venuto il momento di passare la mano. Il Messaggero accenna anche alla possibilità di una cordata di banche che sostituisca Pirelli e Benetton in Olimpia, con Intesa Sanpaolo fredda, e alla possibilità di una operazione «Fiat 2» ma accenna anche ad eventuali interessi di Mediaset, Telefonica o altri soci esteri «i russi (Sistema) o gli indiani (Hinduja) con l'appoggio delle banche».
I rapporti con Benetton. Durante la comunicazione agli analisti finanziari in serata il presidente di Pirelli, a proposito dell'interesse di un pool di banche a entrare in Olimpia, ha risposto: «Ne abbiamo letto anche noi sui giornali. Non siamo stati contattati da alcun pool di banche, vogliamo vedere se c'è davvero la volontà di comprare e valutare se per noi è conveniente vendere». Nessuna novità su Telefonica, con cui i colloqui si sono raffreddati dopo le divergenze sulle strategie tra azionista e management in Telecom, mentre con i russi di Sistema ci sono stati contatti, ma non è stato avviato alcun negoziato su Olimpia. «Su Telefonica - ha spiegato Tronchetti - ha parlato il presidente di Telecom Italia (Guido Rossi, ndr), dicendo che i contatti riprenderanno tra due settimane». Inoltre, ha aggiunto il numero uno del gruppo della Bicocca, «non c'è stato un conflitto di opinioni tra Pirelli e Benetton (che ha votato a favore del piano triennale Telecom, mentre i consiglieri espressi in cda da Pirelli si sono astenuti, ndr), siamo assolutamente allineati per quanto riguarda il nostro atteggiamento d'opinioni. Comunque se avete letto i commenti degli analisti al piano c'erano forse buoni motivi per astenersi».