Mediaset affonda a Piazza Affari. Il dayafter del primo bilancio in discesa da cinque anni a questa parte costa al gruppo televisivo della famiglia Berlusconi circa 510 milioni di capitalizzazione bruciati in un solo giorno.Sembrano invece un po' attenuate le preoccupazioni per la riforma delle tv firmata da Paolo Gentiloni. Lo stesso ministro ieri ha infatti definito Mediaset un'azienda «importante per il Paese».
A Piazza Affari, però, ieri a tenere banco sono stati i deludenti risultati 2006: l'utile scivolato a 505 milioni, rispetto al record di 603 del 2005, è stata un amaro risveglio per il mercato. A fine giornata Mediaset ha perso il 5,17% a 8,3 euro. Per il Biscione è il crollo più forte degli ultimi due anni e mezzo. Alla base dello scivolone, dopo la mossa a sorpresa di annunciare per la prima volta dati preliminari, è stato il fatto che i risultati ss sono rivelati inferiori alle attese. Gli analisti in media si attendevano utili per 550 milioni, con alcuni broker che si spingevano a 570 ( Merrill Lynch) e 580 (Deutsche Bank).Sta di fatto che di frontea un anno che per la raccolta pubblicitaria in Italia era atteso dagli analisti piatto o in lieve crescita, sono arrivati dei numeri inaspettati con una raccolta di fatto in calo (3% è la stima di Deutsche Bank). Ad alimentare i dubbi del mercato e una reazione forse eccessivamente nervosa l'attribuzione al 2007 di 90 milioni di ricavi pubblicitari già venduti e che l'azienda intendeva originariamente contabilizzare nel 2006. La Borsa ha voluto in qualche modo punire l'azienda. Sia per i numeri deludenti sia per il«giallo»dei ricavi anticipati. Così ieri tutte le case d'affari hanno declassato Mediaset: Merrill Lynch, JpMorgan, Citigroup e Deutsche Bank hanno cambiato i loro giudizi da«buy» (consigli di acquisto) a «neutral » o «hold» (mantenere) abbassando in alcuni casi le stime sugli utili futuri. Unica ad andare controcorrente Kepler secondo cui la reazione del mercato è stata esagerata.
Mediaset ha accusato il colpo tanto che è sceso in campo lo stesso Fedele Confalonieri per riportare un po'di serenità: il presidente del gruppo ha mostrato «tranquillità perché la gestione è fatta molto bene». Confalonieri ha ricordato che «siamo credibili da dieci anni» e per fugare dubbi sulla tenuta del gruppo ha anticipato che «il 2007 sarà un anno di crescita» perchè partirà da un 3,6% di fatturato pubblicitario in più che sono i 90 milioni rinviatial 2007, una scelta «fatta per trasparenza di bilancio nonostante i pareri confortanti di specialisti». Al di là della sbandata di ieri sullo sfondo,però,per il gruppo di Cologno c'è il ben più impegnativo ostacolo della Riforma Gentiloni: ieri c'è stato un botta e risposta tra il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni e Confalonieri, entrambi ospiti di un convegno sulla televisione organizzato dal Campus In.Formazione (promosso da Iulm e Mediaset) e sponsorizzato da Investimenti& Sviluppo, sul contestato provvedimento. «Spero che in Parlamento prevalga il buon senso»ha auspicato ilpresidente di Mediaset, in vista della discussione parlamentare sul Ddl che riforma il sistema radiotelevisivo. Per Confalonieri «se andassero in porto certe decurtazioni contro di noi che sono assurde, ci sarebbero dei problemi occupazionali ».Subito è arrivata la replica del ministro: «Capisco la posizione delle aziende, quando ci sono politiche che portano la concorrenza,chi é in posizione forte ha motivi di preoccupazione». Tuttavia Gentiloni non ha voluto chiudere del tutto la porta, ricordando che «Mediaset è una grande azienda italiana e deve avere un ruolo rilevante nella transizione verso la tv del futuro ».Quanto all'iter in aula il ministro si è limitato a osservare che «la discussione é in Parlamento. Se il progetto cambia, questo non lo decide più il ministro».