Lo scontro sulla bozza di regolamento Consob sul cumulo degli incarichi nei collegi sindacali delle società quotate sinora è rimasto sottotraccia, relegato ai conciliaboli tra la comunità di Piazza Affari. Ma la diatriba sembra destinata a prendere una piega ufficiale ben presto, quando della questione saranno investite le società e gli ordini professionali degli interessati.
Nel proprio documento di consultazione, la Consob riporta alcuni dati sul cumulo degli incarichi in tutte le società di capitali. Secondo la Commissione di controllo sulla Borsa, «la maggioranza (81%) dei componenti degli organi di controllo degli emittenti quotati ricopre un solo incarico in tali società e più del 90% ricopre fino a tre incarichi» e, se si considerano tutti gli incarichi (di amministratore come di sindaco) in tutte le società di capitali, «è possibile rilevare che il 62% dei soggetti (con incarichi di sindaco nelle quotate, Ndr) svolge al massimo 20 incarichi e quasi l'80% ricopre fino a 30 incarichi». Secondo la Consob, utilizzando il modello proposto, «il numero massimo di incarichi complessivo può variare da un minimo di sei fino a un massimo di 30. Se si svolge un solo incarico di membro di organo di controllo di una società quotata, è possibile assumere 20 incarichi di amministratore o di membro di organo di controllo in società medio-piccole o 29 incarichi di membro di organo di controllo in società medio-piccole se controllate dalla medesima quotata; se si svolgono cinque incarichi presso un emittente, è possibile rivestire la carica di amministratore o di membro di organo di controllo presso quattro società medio-piccole o di componente di organo di controllo in un ente di interesse pubblico». Motivi per i quali la Commissione sostiene che «il limite stabilito (al cumulo delle cariche, Ndr) appare ragionevole».
A quanto pare, però, nella bozza di consultazione la Commissione non sembra aver considerato che molti professionisti hanno una presenza assai massiccia a Piazza Affari. Se nei dati al 13 aprile 2006 i primi 21 supermanager occupavano 140 cariche (quasi sette a testa), altri 191 però avevano da tre a cinque cariche, per un totale di 799 incarichi. E la situazione non è cambiata molto nel 2007: i primi 17 supermanager, secondo i dati al 9 febbraio, occupavano 110 poltrone (da nove a sei a testa), ma altri 191 professionisti, con tre, quattro o cinque incarichi, avevano altre 670 cariche, per un totale di 780 poltrone per chi aveva tre o più seggi.
Se passasse la proposta avanzata dalla Consob, quindi, proprio il Gotha dei professionisti dovrebbe scegliere tra pochi, e non necessariamente sempre molto lucrosi, incarichi di prestigio in Piazza Affari e un grande numero di cariche magari meno visibili ma molto più "pesanti", a fine anno, in termini di ricavi per sé e i propri studi professionali. Un'alternativa (farsi pagare di più dalle società quotate o rinunciare a queste per le non quotate) alla quale i professionisti non vogliono sottoporsi. Alcuni, sotto vincolo di anonimato, si dicono già pronti ad adire le vie legali in caso la Consob emani le nuove regole. L'opposizione alla svolta di via Isonzo cresce.
