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L'anno del grande risanatore, tra calcio e tlc

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4 aprile 2007

È stato un anno sulle montagne russe questo per Guido Rossi. Chiamato a maggio a risanare il mondo del calcio come commissario straordinario della Figc e poi, a settembre, a guidare per la seconda volta la Telecom, dopo le dimissioni di Marco Tronchetti Provera seguite allo scandalo intercettazioni e alle polemiche con il governo sul piano Rovati, il professore milanese deve ora fare i conti con l'esclusione dalla lista presentata da Olimpia per il rinnovo del consiglio di amministrazione della società.
In poco meno di 11 mesi, Rossi si è trovato così messo all'angolo prima dal mondo del calcio, che, nonostante le sue resistenze, ha ritenuto incompatibile la carica di presidente di Telecom con quella di commissario della Federcalcio, e poi da Olimpia, guidata dallo stesso Tronchetti, che domenica ha giudicato favorevolmente le offerte di acquisto presentate da America Movil e AT&T sulla holding di controllo della società.
La figura di Rossi era del resto già apparsa scomoda non solo a Tronchetti, che non aveva recentemente digerito il no del presidente ad un accordo su larga scala con Telefonica, ma anche all'interno dello stesso cda della Telecom, dove erano nati contrasti sul piano industriale per il prossimo triennio e sulle possibili alleanze internazionali. Conflitti resi manifesti, a metà marzo, da un polemico scambio di lettere tra Rossi e il consigliere indipendente Guido Ferrarini.
Da sempre incaricato di sciogliere nodi e risanare situazioni scottanti (basti pensare proprio al calcio del dopo Moggi o nel '93 alla guida della Montedison scossa da Tangentopoli), Rossi archivia così la sua seconda esperienza in Telecom. Anche in questo caso piuttosto breve (circa 7 mesi), come lo fu dieci anni fa. Allora il giurista esperto di diritto societario fu invitato da Carlo Azeglio Ciampi a guidare la società, alla vigilia della fusione con la Stet, verso il processo di privatizzazione. L'incarico iniziò alla fine di aprile del 1997 e a novembre dello stesso anno (anche in quel caso dunque dopo appena 7 mesi), Rossi ritenne di aver portato a termine «l'unica vera privatizzazione d'Italia» tornando all'insegnamento.
Questa volta, l'addio a Telecom è filato meno liscio. Le divergenze con Tronchetti erano del resto apparse chiare sin dall'inizio. Il piano di scorporo di Tim da Telecom con l'eventuale messa sul mercato della telefonia mobile per risanare il debito, che fece esplodere le polemiche intorno al numero uno della Pirelli, è stato abbandonato da Rossi già a settembre, a pochi giorni dal suo insediamento come presidente.
E lo stesso è accaduto per Tim Brasil, di cui Tronchetti non escludeva la vendita, ma ritenuta strategica dalla nuova Telecom di Rossi.

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