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Siemens, quella ragnatela di tangenti

di Mario Margiocco

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27 aprile 2007


Corruzione per contratti nelle tlc, sistemi di sicurezza, energia Soldi anche al sindacato
B mw,Infineon,Commerzbank,Daimler Chrysler,Volkswagen,Siemens.Non il gotha tedesco, ma una lista degli ultimi scandali che hanno colpito la corporate Germany.
Fino al più grave di tutti, quello che ha ora decapitato nel giro di una settimana Siemens, portando a ignominiosa finela carriera di uno dei mostri sacri del management tedesco, e poco dopo quella del suo giovane successore. La spettacolare incursione di 200 fra magistrati, ispettori del fisco e agenti il 15 novembre scorso nel quartier generale Siemens di Monaco e in una trentina di abitazioni private ha rivelato che Heinrich von Pierer, al vertice dal ' 92 al '94,ha presieduto,di fatto,a un vasto sistema di corruzione internazionale. La cosa era consentita ambiguamente,per l'estero, dalla legge tedesca finoal 1999; dopo certe "spese di rappresentanza" non furono più considerate legali a favore di amministratori pubblici stranieri,e dal 2002 anche per i privati. Si tratterebbe di corruzione legata alle telecomunicazioni, per lo più, attingendo da un "tesoretto"certamente superiore ai 420 milioni di euro, visto che illeciti «atti individuali» arrivano (per ora)a quel totale:pagamenti sarebbero stati fatti in Arabia Saudita, vari Paesi africani, Italia, Grecia, Est Europa. E non solo di tlc si tratta. Ci sono indagini formali in corso in Germania, Svizzera, Italia, Grecia, Liechtenstein, sta indagando anche il Dipartimento della Giustizia americano e ieri la Sec ha aperto su Siemens un'indagine formale. A Bmw furono inezie,il solito disonesto dell'ufficio acquisti, nel 2005. Per Infineon, tangenti su sponsorizzazioni ottenute dal numero uno Andreas von Zitzewitz,dimissionario,secondo l'accusa. A Commerzbank si trattò di riciclaggio per alcuni top manager. A DaimlerChrysler,e qui si peggiora,appropriazione indebita di top manager più un fondo segreto, sotto investigazione negli Stati Uniti, servito per tangenti pagate in Africa, Asia ed Europa dell'Est. Con il caso Volkswagen si entra nel vivo: riceve un duro colpo la venerata Mitbestimmung, o cogestione, e si sfiora la politica: 2,5 milioni di dollari al capo della delegazione sindacale nel Consiglio di sorveglianza, bonus e feste a luci rosse per il vertice sindacale aziendale, il tutto gestito da Peter Hartz, già capo del personale, e molto vicino al Cancelliere Gerhard Schroeder.
Poi Siemens, il peggior scandalo nella storia dell'impresa tedesca.
Von Pierer,66 anni,dal 2005 presidente del Consiglio di sorveglianza,ha annunciato le dimissioni giovedì 19 aprile, negando ogni coinvolgimento, ma smentito in questo da vari manager; Klaus Kleinfeld,49 anni,successore come chief
executive, ha detto due giorni fa che non resterà oltre la scadenza,a settembre.Anche lui «estraneo», smentito dai manager. Successore,anticipa il quotidiano economico «Handelsblatt», sarebbe Gerhard Cromme, 64 anni, presidente del Consiglio di sorveglianza del gruppo ThyssenKrupp, dopo l'uscita di von Pierer presidente anche del Consiglio di sorveglianza Siemens, e presidente del Gruppo sul codice di corporate governance
tedesco. Ma ThyssenKrupp nega che Cromme prenderà il posto di Kleinfeld. Dopoaver perso due giorni fa lo 0,94%a Francoforte, ieri il titolo ha guadagnato l'1,3% sull'onda degli ultimi risultati operativi.
Il caso Siemens è tentacolare, trattandosi di un gigante attivo in 190 Paesi, 475mila dipendenti (9 mila in Italia, dove è presente da un secolo), 115 miliardi di dollari fatturato al 30 settembre 2006. E data l'entità della cifra del malaffare,una quota non piccola dei circa 200250 miliardi di dollari di tangenti pagati ogni anno negli appalti pubblici secondo le stime di Daniel Kaufman,il maggiore esperto della Banca Mondiale su governance e corruzione, e dei 1.5002.000 pagati complessivamente. È uno scandalo senza precedenti nella storia più che secolare di Siemens, fondata 160 anni fa, quotata dal 1899, nata con il telegrafo ( costruì la prima importante linea in Europa, i 500 chilometri della BerlinoFrancoforte, e diffuse il telegrafo in Russia),e prosperata con l'elettricità: fu sua nel 1881 la prima illuminazione pubblica a Godalming in Gran Bretagna, fornita da un alternatore Siemens idraulico. L'elettronica, la telematica, il biomedicale, i trasporti,l'automazione industriale e l'illuminazione formano, insieme all'energia, il cuore del business attuale.Praticamente, con Krupp,Thyssen,Hoechst,Bayer,Daimler e pochi altri siamo al cuore dell'industria storica tedesca, cioè al cuore della rivoluzione industriale. E al cuore, appare ora, di pratiche ahimé diffusissime di corruzione per mantenere e accrescere quote di mercato. «Si tratta della differenza tra quello che appare e quello che è», ha scritto Die Welt del gigantesco Elektrokonzern spesso preso a modello del sistema tedesco, e compiaciuto di esserlo.L'azionariato ormai è da tempo internazionale, con solo gli eredi di Werner von Siemens che hanno più del 5%, parte del 18,8%in mano a privati e con l'81,2%detenuto da investitori istituzionali, per un totale del 46,39%in mani tedesche.
Gli scandali Siemens sono tre in uno. La creazione sembra a partire dal '94 di fondi per tangentinelle telecomunicazioni soprattutto, alcune identificate in Arabia Saudita, un'altra in Grecia collegata ai sistemi di sicurezza per le Olimpiadi del 2004, e altre in Est Europa,per ora.Lo scandalo dei pagamentia un sindacato amico del management, la Aub concorrente alla Siemens dell'Ig Metall, il che come il caso Volkswagen getta una luce sinistra sulla Mitbestimmung o cogestione, che vede ampia presenza sindacale nei consigli di sorveglianza. E infine un terzo filone,dove potrebbe esserci anche qualcosa legato alla metropolitana di Tessalonica, in Grecia: Siemens ha perso nel 2005 lagara vinta da un consorzio grecoitaliano (Attiko Metro, cioè il metro di Atene, e Ansaldo), ma dove si era impegnata molto.E l'Italia,con due episodi di rilievo. Uno risale al '992002 e riguarda una controllata che ha pagato 6 milioni di euro ad alti dirigenti Enel per ottenere un ordine da 450 milioni di euro di turbine e altromateriale dall'ente; la magistratura di Darmstadt ha portato alla sbarra a marzo due manager tedeschi, rei confessi; quella milanese con il pm Francesco Greco si era già mossa, e Siemens Ag,la capofila,aveva accettato una transazione con Enel. Il secondo caso,e se ne occupa in questi giorni la Procura di Bolzano, riguarda una storia più vecchia ma più complessa (si veda l'articolo in questa stessa pagina e il Sole 24 Ore del 22 aprile, pagina 14), legata alle dismissioni Iri di una decina di anni fa e alla nascita di Siemens Telematica, in seguito alla decisione dei vertici Iri e Stet di cedere a Siemens il controllo del 50% di Italtel.

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