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Rossi medita l'addio Irritazione dei banchieri

di Antonella Olivieri

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3 aprile 2007

Il presidente Telecom Guido Rossi ha saputo del blitz su Olimpia solo a cose fatte, quando alle 18,40 di domenica 1° aprile ha ricevuto la telefonata di Marco Tronchetti Provera che lo informava dell'esito del consiglio Pirelli. E non ha gradito, al punto da meditare di non accettare la ricandidatura al consiglio Telecom che sicuramente gli sarà offerta.
Con i suoi collaboratori Rossi avrebbe riconosciuto il "colpo d'astuzia" di Tronchetti che gli ha permesso di uscire dall'angolo e di ribaltare i rapporti di forza con le banche. Sarà difficile ora, sarebbe la sua riflessione, che la "cordata di sistema" si materializzi nei tempi che gli americani stanno dettando.
Ieri di prima mattina, Rossi ha ricevuto anche la telefonata del ceo di AT&T, Edward Whiteacre, che gli chiedeva un incontro. Certo qualche dubbio sull'offerta americana resta. A fare da pivot sarebbe stato Carlos Slim, il magnate messicano di America movil, vecchia conoscenza del presidente Pirelli, che qualche mese fa aveva messo sul piatto 10 miliardi per Tim Brasil e oggi con meno di 2 miliardi potrebbe entrare direttamente al piano superiore. Il dubbio dello "spezzatino" aleggia negli ambienti politici, e rimbalza in Piazza Affari, ma l'ipotesi viene negata da parte americana.
Alla possibile rinuncia di Rossi guarda con preoccupazione anche il presidente di Capitalia, Cesare Geronzi, tanto più che i massicci passaggi di azioni Telecom in Borsa lasciano immaginare che in assemblea possa succedere di tutto: anche che emerga una nuova maggioranza.
Il blitz di Tronchetti, comunque, non ha irritato solo Rossi, ma anche Mediobanca e Intesa-Sanpaolo, preallertate solo poco prima della convocazione del consiglio Pirelli, e da domenica di fatto più vicine.
Mediobanca, insieme con Generali, ha ancora la possibilità di rientrare nella partita, ma con l'asticella al prezzo più alto dettato dagli americani. All'eventuale firma dell'accordo con AT&T e America Movil, Mediobanca e Generali avrebbero 15 giorni di tempo per esercitare la prelazione sulla quota in vendita. «Le Generali non prenderanno decisioni fino a quando l'offerta non sarà vincolante e non scatterà il periodo di prelazione», ha fatto sapere la compagnia triestina.
Pare difficile che le due istituzioni finanziarie si impegnino a rilevare il 66% di Olimpia, se non avranno pronta una cordata industriale. Sondaggi erano stati avviati nelle scorse settimane dalle banche, trovando la disponibilità di imprenditori come Roberto Colaninno (interessato a partecipare, ma a patto di poter giocare un ruolo nella definizione delle strategie della compagnia telefonica), mentre non è mai venuto meno il corteggiamento al gruppo Fininvest, che in prima battuta aveva tuttavia detto no a Intesa.
La strada comunque ora è tutta in salita. Volendo, AT&T avrebbe i mezzi sufficienti a lanciare un'Opa, che nemmeno Telefonica, appesantita dal debito, potrebbe permettersi di contrastare. Sulla carta sembrerebbe più facile cercare di affiancare i giganti americani con una cordata nazionale. Già nello scenario attuale Pirelli-Benetton e Mediobanca-Generali pareggerebbero in Telecom il peso azionario di AT&T e America Movil. Ma nel capitale della compagnia telefonica è presente anche Hopa con il 3,7% e Romain Zaleski con l'1,9 per cento.

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