Marco Tronchetti Provera sa controllare con flemma meneghina i propri sentimenti. E questi sono forse i primi giorni nei quali la pressione esterna degli avvenimenti è meno forte. Nelle sue parole non vi è rancore nei confronti di nessuno, anche se confessa che qualcuno avrebbe voluto fargli fare la fine di Montedison o di Rizzoli.
Certo, qualche delusione c'è per alcuni rapporti personali interrotti. Ma anche la tranquilla disponibilità a sedersi intorno a un tavolo, per studiare soluzioni di sistema che consentano alla sua Pirelli di uscire nel modo migliore da un'avventura cominciata (male) nell'estate del 2001 acquistando quel pacchetto di azioni Telecom a 4,2 euro, e all'azienda oggi presieduta da Guido Rossi di mantenere le proprie posizioni di mercato e di crescere ancora.
La lista dei consiglieri per l'assemblea del gruppo telefonico è pronta, come ormai è stata spiegata nei particolari, agli azionisti Pirelli e Olimpia, la proposta congiunta di AT&T e di America Móvil di Carlos Slim sul 66 per cento di Olimpia che controlla il 18 per cento di Telecom.
Una trattativa emersa con clamore domenica sera ma coltivata nel silenzio per intere settimane. Un'alleanza fra leader in tre continenti, spiega, di indiscusso valore mondiale, che il mercato ha subito mostrato di gradire. Un'intesa che premia gli azionisti e schiude orizzonti favorevoli soprattutto sul versante delle nuove tecnologie e della penetrazione in mercati emergenti.
Nessun pericolo di smembramento, riassumiamo. Sì, è vero che Carlos Slim punta a Tim Brasil ma in una fusione con la sua Claro la maggioranza resterebbe al primo gestore, largamente più importante. L'interesse della multinazionale guidata da Edward Whitacre jr è sì concentrata sul mercato tedesco ma i vantaggi, per esempio nello sviluppo dei servizi a banda larga, sarebbero significativi per l'intera Telecom Italia.
Americani e messicani non avrebbero alcuna intenzione di spolpare Telecom che resterebbe a gestione di fatto italiana. E la rete? «Ma chi la porta via?». Il tema della nazionalità della rete sarebbe stato posto in forme esagerate. Importanti sono l'efficienza, il grado di competitività del gruppo.
Adesso tra le ipotesi alternative spunta una possibile via tedesca. Il numero uno di Pirelli non manca di sottolineare come si parli oggi di una cessione di Tim, giudicata appena qualche mese fa un'eresia, quando il Governo conobbe le intenzioni del consiglio Telecom di separare la rete fissa da quella mobile, senza peraltro parlare mai di una possibile vendita. Sul piano strategico un'integrazione italotedesca non avrebbe senso.
Telefonica sì che era una buona chance. Peccato. Il consiglio d'amministrazione non ha avuto il coraggio di contrapporsi a un management che non dava risposte soddisfacenti sul piano industriale e l'ha fatta cadere. Ma c'è tempo per riprenderla, quella chance. Sembra di capire, nell'analisi del numero uno della Pirelli, che se una cordata italiana avrà corpo nelle prossime ore non potrà prescindere da un alleato industriale in grado di assicurare un premio, rispetto al prezzo di Borsa, uguale se non superiore all'offerta che arriva da Oltreatlantico: 2,82 euro per ogni azione Telecom.
Il miglior alleato possibile ha sempre parlato spagnolo. Se Telecom avesse avuto la possibilità di stringere un accordo con Murdoch l'estate scorsa, lo schema finale dell'operazione avrebbe incluso anche il gruppo di Cesar Alierta, che ha notevoli interessi in America Latina.
Già, Murdoch. Anche qui affiora il sospetto che a livello politico siano stati posti tanti ostacoli a quella trattativa. Una delle tante incomprensioni con Prodi e D'Alema, a parte il caso Rovati e quel piano di separazione della rete fattogli pervenire dall'allora consigliere economico di palazzo Chigi. Perché tante incomprensioni con il centro-sinistra? Forse perché Tronchetti è stato sempre visto più vicino al Governo Berlusconi appena insediato all'epoca dell'acquisto da Colaninno, Gnutti & C?
Questo accostamento è per Tronchetti inaccettabile. Ricorda che una delle prime misure di Tremonti sulla tassazione d'impresa costò alla Pirelli 500 milioni. Che Edilnord fu acquisita battendo la concorrenza di Ligresti e non per fare un favore ad Arcore. E ancora: che si tentò di rilevare Pagine Utili da Fininvest per consentire la cessione di Pagine Gialle a valori più congrui.
E con Prodi e D'Alema nessun contatto ora? Nulla, il silenzio. Un rapporto, quello con il mondo dell'Ulivo, fatto di poche spiegazioni e di molte interpretazioni. Diffidenze, sospetti, strappi. Un clima che avrebbe impedito al leader della Pirelli di fare il proprio lavoro fino in fondo. L'atteggiamento dell'Antitrust, definito persecutorio; la convergenza fra fisso e mobile contrastata in tutti i modi con effetti negativi sull'attitività e il fatturato di Telecom.
Gli errori non sono mancati, però. E non sono stati pochi. A cominciare da quello iniziale di pagare così tanto per Telecom. Eppure, assicura Tronchetti, noi la valutammo con un multiplo di otto rispetto all'Ebitda, in linea con le stime del mercato che poi depresse i titoli delle telecomunicazioni. Come è accaduto in questi ultimi mesi. Anche per colpa di qualche operatore, magari bancario?
Ecco, le banche, l'altra trincea oltre alla politica. La proposta di Mediobanca di scindere Pirelli è stata giudicata un autentico insulto, poi un'ipotesi tedesca ugualmente inaccettabile. Non così per l'offerta a 2,7 euro di Intesa, non condivisa però da Mediobanca e Capitalia. E poi il "colpo d'astuzia", come lo ha definito Guido Rossi, dell'offerta di AT&T e America Móvil. Un mese di tempo per la proposta definitiva. Ma Tronchetti pensa che non bisognerà aspettare così tanto. Finirà prima. Come? Non si sa.
L'auspicio è uno solo: che non si faccia come per Alitalia, vicenda nella quale alla fine sono rimasti solo outsider industriali o compagnie emergenti. Telecom non lo meriterebbe. E Pirelli? Tornerà a fare la multinazionale: pneumatici, real estate, ambiente e fotonica. E non è poco. Il capitolo apertosi in quell'estate del 2001 sta per chiudersi definitivamente.