Capitalia addio, arriva la nuova UniCredit

di Alessandro Graziani

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18 maggio 2007

Mancano solo gli ultimi dettagli dell'accordo già definito nelle linee guida due giorni fa. Ma già stasera potrebbero partire le convocazioni ufficiali per i cda di Uni Credit e Capitalia, che domenica esamineranno l'atteso progetto di fusione tra le due banche. Segno che ormai sulle modalità dell'aggregazione,che darà vita al primo gruppo italiano e al quinto in Europa, c'è diffuso consenso tra i grandi azionisti. Anche il nome della nuova superbanca sembra già deciso: i due istituti sono orientati a mantenere solo quello di UniCredit.Intanto in piazza Affari, dopo le oscillazioni dei giorni scorsi, ieri i titoli hanno mostrato solo un assestamento (Capitalia +0,65%,UniCredit0,4%) posizionandosi — in attesa di conoscere il rapporto di concambio definitivo — su uno swap di 1,11,05 a 1.
Anche ieri è proseguito nel quartier generale dei due istituti il confronto tra il vertice e i principali azionisti (l'imprenditore Roberto Colaninno è stato visto entrare nella sede romana di Capitalia) e soprattutto è proseguito il lavoro degli advisor (Merrill Lynch e Studio Grimaldi per UniCredit; Rothschild, Citigroup, Credit Suisse e Studio Chiomenti per Capitalia). Il gruppo presieduto da Cesare Geronzi è assistito, in veste di consulente per le strategie, da Claudio Costamagna — anch'egli presente ieri nella sede di Capitalia — l'ex banchiere della Goldman Sachs che gode della piena fiducia del Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, con cui ha lavorato fianco a fianco in Goldman dopo averlo avuto come controparte ai tempi in cui Draghi dalla direzione generale del Tesoro avviò le privatizzazioni. Per quanto riguarda la struttura dell'operazione, trovano conferme le indiscrezioni di un'offerta di scambio azionario interamente carta contro carta. Considerando le diverse capitalizzazioni di mercato (poco meno di 80 miliardi UniCredit,poco più di 20 Capitalia), le quote dei maggiori azionisti si diluiranno. Nella nuova holding, le tre Fondazioni di UniCredit (CariVerona e Crt con il 4,9% a testa, Carimonte con il 4,3%) saranno diluite a poco meno del 4% a testa (Verona e Torino), al 3,5%circa Carimonte.In totale, la loro quota scenderà dal 14,2 al 12% circa. Proporzionalmente analoga la riduzione delle percentuali dei due partner tedeschi di UniCredit: Allianz (socio storico fin dalla privatizzazione) scenderà dal 3,1 al 2,6%, Munich Re (entrato postfusione con Hvb) dal 4,7 al 3,9% circa. Il polo tedesco, che è da considerare tutt'altro che un gruppo unico, avrà dunque il 6,5%della nuova banca. Più sensibile, dati i diversi pesi, la diluzione che subiranno invece le quote dei grandi soci di Capitalia. Per esempio l'8,6% di Abn Amro, maggior pacchetto singolo, scenderà post fusione all'1,8%. Il 23% in mano agli altri soci del patto (da Fininvest a Fonsai, dagli imprenditori romani alla Fondazione Manodori e alla Regione Sicilia) scenderà complessivamente al 4,5% con quote singole quasi mai superiori allo 0,5%. Per tutti, la possibilità di vedere rivalutato ancora il proprio investimento grazie all'azione del management guidato da Alessandro Profumo. Tutto lascia prevedere che quando domenica, prima del cda di Capitalia, si riuniranno i soci del patto, il via libera sarà unanime. Nella governance del nuovo gruppo —che vedrà presidente e a.d.assegnati a UniCredit, vicepresidenza a Capitalia con Geronzi, mentre Fabio Arpe va verso l'uscita— agli ex soci di provenienza Capitalia saranno assegnati 4 posti su 23 del nuovo board (che non sarà ampliato, quindi quattro degli attuali consiglieri di UniCredit dovranno dimettersi).
Maggiori riconoscimenti otterranno invece le banche controllate da Capitalia. Se c'è accordo sull'adozione del modello divisionale adottato da UniCredit, non tutti gli asset saranno fusi in un'unica entità. Fuori dal perimetro degli accorpamenti restano infatti le due controllate Banca di Roma e Banco di Sicilia, che diventeranno polo di riferimento del nuovo gruppo per il CentroSud e per laSicilia (probabilmente attraendo sotto di sè gli attuali sportelli di UniCredit nelle loro aree).
Uno dei nodi più attesi da sciogliere è quello che riguarda l'assetto di Mediobanca Generali (si veda altro articolo in pagina). Ieri IntesaSanpaolo, che ha le Generali tra i propri azionisti, ha annunciato di aver acquistato il 2,5% di UniCredit. Un segnale di ostilità per sedersi a trattare sui futuri assetti di Generali?Da Intesa Sanpaolo negano: «Solo trading ». Si vedrà.

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