Per la Borsa le cose sono piuttosto facili. Perché, avendo chiuso UniCredit a 7,489 (0,4%) e Capitalia a 7,919 (+0,65%),i titoli si sono quasi perfettamente allineati al rapporto di concambio: 1,1 azioni della banca guidata da Alessandro Profumo (meno 0,24
À di dividendo) ogni una della banca romana. A voler essere pignoli, gli azionisti di quest'ultima avrebbero ancora un margine di apprezzamento dello 0,7%, del tutto insufficiente per giustificare eventuali arbitraggi. Anche per gli analisti le cose sono abbastanza facili. Perché dato quel rapporto di concambio, l'operazione non è diluitiva per gli azionisti di UniCredit. Anzi, per qualche ufficio studi sarebbe addirittura vantaggiosa. Come per gli analisti di Caboto (ossia di IntesaSanpaolo,il principale concorrente di UniCredit) secondo i quali si creerebbero sinergie per oltre un miliardo: cosicché per Capitalia ci sarebbe addirittura lo spazio per pretendere un rapporto più favorevole, fino a 1,25. Profumo, che secondo alcuni banchieri avrebbe accettato di pagare un po' di più Capitalia in cambio di una maggior libertà d'azione nel nuovo gruppo, dissentirebbe da questa analisi. Del resto, chi riporta le confidenze del numero uno di UniCredit ricorda che per lui Capitalia era "cara"anche mesi fa,quando il titolo quotava attorno a 6,5 À. In realtà non è cambiato nulla: poiché con una fusione fatta carta con carta, ed essendosi i titoli UniCredit rivalutati al pari di quelli Capitalia (anzi un po' di più da inizio anno),l'impegno finanziario è rimasto sostanzialmente lo stesso. In realtà quasi tutti gli analisti concordano nello stimare sinergie attorno al miliardo di À: segno che il calcolo è piuttosto facile sulla carta, quantomeno per le sinergie di costo che dovrebbero aggirarsi attorno al 65% del totale. L'impressione è che, come spesso succede in questi casi, si pecchi di ottimismo nello stimare le sinergie da ricavi, visto che non sempre il gruppo che nasce da una grande fusione corrisponde esattamente alla somma delle parti. L'ufficio studi di Intermonte ha calcolato sinergie (lorde) per 995 milioni che si realizzeranno per un terzo nel 2008 e pienamente nel 2009: quando si tradurrebbero in un aumento dell'utile per azione del 2,4%. Se le cose dovessero andare in questo modo, il rapporto prezzo utili del nuovo gruppo sarebbe di 10,5 nel 2008 e 9,1 nel 2009, rendendo attraente il titolo. Tuttavia gli scettici obiettano che gli analisti sono in genere troppo ottimisti nel modellare la crescita futura sulla tendenza degli ultimi anni. Per quanto ci sia ancora da fare per migliorare le banche italiane, è dubbio che i ricavi da commissioni e servizi possano continuare a correre con questi ritmi in uno scenario che sarà sempre più competitivo. Ma queste sono considerazioni che riguardano l'intero sistema.
La cosa più difficile è, al momento, delineare l'organizzazione del nuovo gruppo. Dalle confidenze raccolte tra le banche d'affari si capisce che sarà la struttura per aree di business di UniCredit a fare da contenitore per le attività di Capitalia: con la parziale eccezione di Banca di Roma e Banco di Sicilia che godrebbero di una relativa autonomia. «In ogni caso — spiega un banchiere —saranno anche queste soggette a una severa razionalizzazione ». Una curiosità: Banca Fineco, secondo le indiscrezioni, dovrebbe quindi essere inglobata in Xelion, la quale cambierà però denominazione assumendo quella (più conosciuta) di Fineco. Anche sul destino della quota in Mediobanca (18%)si fanno varie congetture: ma trai banchieri è prevalente la convinzione che la partecipazione eccedente finisca più probabilmente alle Fondazioni, in particolare a quelle già azioniste delle due banche. Infine, rimane l'incognita sul nodo delle sofferenze (e della contabilizzazione della società veicolo Trevi) di Capitalia, nella convinzione che a Roma non si sia fatta ancora una completa pulizia. «Penso che Profumo deciderà di accantonare 1,5 2 miliardi di € dopo la fusione»,ha confidato un banchiere.