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Inchiesta sulla misurazione del gas. Sequestri della GdF, manager indagati

Al.An.

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29 maggio 2007

Nel giorno in cui l'Eni ha deciso di querelare la trasmissione Report in onda domenica sera su Rai 3 perché «avrebbe riportato fatti in modo distorto e scorretto», la compagnia petrolifera è stata visitata dalla Guardia di Finanza, per esplicita ammissione del gruppo di S. Donato Milanese, «nell'ambito di un'indagine avviata lo scorso anno dalla Procura della Repubblica di Milano, sugli strumenti di misura del trasporto del gas naturale utilizzati in Italia dalle imprese del settore». Alla fine, ma l'Eni smentisce, la bolletta sarebbe sempre arrotondata al rialzo, a spese del consumatore, in media fino al 6 per cento, per effetto di una distorsione della rilevazione sulle perdite della rete di distribuzione. Sul listino dei titoli principali Eni perdeva - poco prima delle ore 11 - lo 0,27% a 26,21 euro. In rosso anche la controllate Snam Rete Gas (-0,15%), sulla parità Saipem.

Undici gli indagati dai pm Sandro Raimondi e Letizia Mannella per truffa nella misurazione delle erogazioni di gas. Sono l'amministratore delegato dell'Eni, Paolo Scaroni, il consigliere Aem Aldo Scarselli, l'ex presidente di Snam Rete Gas, Domenico Dispenza, l'amministratore delegato di Snam Rete Gas Carlo Malacarne, il responsabile Misura di Snam Rete Gas Vincenzo Mauro Cannizzo, il presidente e amministratore delegato di Italgas Giovanni Locanto, il presidente e ad di Aem Giuliano Zuccoli, il direttore di Aem Energia, Roberto Gilardi, il consigliere Aem Dario Cassinelli, i presidenti di Arcalgas Roberto Rovati e Angelo Ferrari. L'ipotesi dell'accusa per tutti a vario titolo sono di truffa, violazione della legge sulle accise, ostacolo all'attività di vigilanza e uso o detenzione di misure o pesi con falsa impronta. Oltre alle citate persone fisiche tutte le società coinvolte nelle indagini - Eni, Snam Rete Gas, Aem, Italgas, Arcalgas Progetti e Arcalgas Energie (controllate al 60% dalla Camfin di Tronchetti Provera e al 40% dalla Gaz de France) - sono state iscritte nel Registro degli indagati in base alla Legge 231.

Secondo l'ipotesi di accusa l'Eni avrebbe usato dei contatori chiamati venturimetrici, che avrebbero conteggiato consumi maggiori rispetto alla realtà, gonfiando di fatto le bollette. I misuratori venturimetrici, sostiene l'Eni, sono «da sempre utilizzati in Italia e all'estero, e non incidono sulle misurazioni relative alla bolletta dei consumatori». Secondo i magistrati, invece, le perdite di rete nel trasporto del gas verrebbero fatte pagare «illecitamente due volte all'utente finale, una volta come tariffa di vettoriamento e una seconda nel prezzo di vendita». La «vetustà dei contatori» diventa «fonte di errore in danno del consumatore». E perché «una catena di misura illegale sotto il profilo metrologico, e priva del requisito di certezza», finisce per «sottrarre alla fase dell'accertamento fiscale», in impianti come quelli di Mazara del Vallo, «da 3mila a 5mila tonnellate di gas al giorno». Il tutto ignorato dall'«Autorità per l'energia elettrica e il gas», oppure «occultato dalle imprese», come «emerge chiaramente dalle testimonianze dei suoi direttori di sezione».

«Siamo sereni - ha dichiarato Scaroni all'Ansa - le misurazioni oggetto dell'inchiesta sono al centro dell'attenzione di tutte le società operanti nel mercato del gas in Italia e all'estero. Io stesso, appena giunto in Eni, ho attivato una procedura di verifica sulle misurazioni del gas, avvalendomi di consulenti internazionali specializzati. Peraltro - ha aggiunto il top manager dell'Eni - si fa riferimento a misurazioni su gas non contabilizzato, che è la differenza tra il gas che Eni compra dai propri fornitori e quello che poi rivende ai distributori. Questa differenza, a oggi, rappresenta per la nostra azienda una perdita secca di alcune centinaia di milioni di metri cubi di gas ogni anno. Mi preme ricordare - ha concluso Scaroni - che le misurazioni del gas per quanto riguarda la distribuzione cittadina vengono realizzate seguendo rigidamente le indicazioni emanate dall'Authority per l'Energia e il Gas e dai competenti uffici del ministero dello Sviluppo economico».

Sulla posizione di Malacarne Eni ha fatto sapere che «in assenza di formale omologazione di alcune apparecchiature utilizzate per la misura del trasporto gas, la magistratura di Milano ha aperto un procedimento nei confronti dell'amministratore delegato di Snam Rete Gas. L'affidabilità tecnica di dette attrezzature, attestata costantemente negli anni dai più autorevoli Enti ed Istituti esperti nella materia, è inoltre confermata dal fatto che tali misuratori trovano largo impiego in Europa e nel mondo. La società non ritiene che possano derivare impatti economici sui bilanci dell'azienda dall'indagine in corso. Snam Rete Gas confida che all'esito delle indagini la Magistratura ratifichi il suo buon operato».

Quanto alla puntata di Report «Eni ha dato mandato ai propri legali, suo malgrado, di predisporre una querela che ricostruisca la verità dei fatti, e che tuteli l'immagine dell'azienda e l'onorabilità dei propri dipendenti».

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