Alla visita in Banca d'Italia per presentare le nozze tra UniCredit e Capitalia, buona parte dell'incontro con il Governatore Mario Draghi sarebbe stata dedicata al futuro di Mediobanca. E il presidente di Capitalia, Cesare Geronzi, avrebbe parlato già da presidente del consiglio di sorveglianza, prossimo venturo, di Piazzetta Cuccia. Nelle ultime ore in effetti la posizione di Geronzi sulla candidatura al vertice della banca d'affari è diventata più possibilista. Anche perché da Piazzetta Cuccia è arrivato disco verde. Il management è soddisfatto della governance dualistica che i soci del patto sono chiamati a benedire mercoledì prossimo, i rapporti con il vicepresidente romano sono buoni e la sua "promozione" a leader degli azionisti sarebbe ben vista.
Il punto ancora da chiarire, però, è se la nuova governance, studiata dallo stesso management di Mediobanca insieme al presidente del patto Piergaetano Marchetti, preveda requisiti particolari per il ruolo di presidente del consiglio di sorveglianza. Da chiarire cioè se vi siano problemi di compatibilità con altri incarichi: si dovrebbe sapere a breve visto che l'assemblea di Mediobanca sarà chiamata a dare l'ok alle nuove regole a fine giugno.
Intanto però Geronzi si è ritagliato nella nuova superbanca che nascerà dall'unione tra UniCredit e Capitalia il ruolo che gli è più consono: referente per le partecipate (numerose) del gruppo con la qualifica di vicepresidente.
Il riassetto degli organi societari e dell'azionariato di Mediobanca non sarà comunque immediato: probabilmente l'attuale cda esaurirà il suo compito con l'assemblea di bilancio di fine ottobre. L'accordo stretto sulla parola in questi giorni prevede che sia lo stesso management a gestire il collocamento delle azioni che UniCredit e/o Capitalia metteranno a disposizione per ridimensionare quel 18% che deriverebbe dall'unione delle due maggiori quote.
Ai tempi della fuoriuscita di Vincenzo Maranghi era stato concordato (punto 5.3 del patto) che le due banche sarebbero gradualmente scese a una percentuale non superiore al 6% ciascuna, «dismettendo l'eccedenza a favore di altre banche prescelte tra quelle che possano concorrere allo sviluppo di Mediobanca e che non conducano attività che possano determinare conflitti d'interesse con Mediobanca »,«previo gradimento dell'assemblea del patto».
Farà ancora testo?Di certo il tema del conflitto d'interessi è stato ribadito, con l'implicita esclusione dal novero dei "papabili" di Intesa-Sanpaolo, ma non per esempio di Mps. Le Fondazioni azioniste di UniCredit si sono già fatte avanti, e ieri anche Ennio Doris, patron di Mediolanum, che è già nel "girone" bancario del patto con una quota dell'1,9%, si è detto favorevole a intensificare i rapporti. Come dire: se c'è da comprare, siamo pronti.