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Derivati Italease da sette istituti

di Stefano Elli e Fabio Pavesi

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28 giugno 2007

Erano sette le banche d'affari che costruivano i derivati che Italease piazzava a molti dei suoi clienti. Oltre alle quattro già segnalate, e non smentite nei giorni scorsi, e cioè Deutsche Bank con il suo desk strutturati di Londra; Societé Générale; Bnp Paribas e la piccola Banca Aletti (Gruppo Verona-Novara, azionista di controllo della stessa Italease) se ne sono aggiunte, secondo le ultime indiscrezioni, altre tre: Goldman Sachs; Lehman Brothers e Bear Stearns. Un plotone ben nutrito che alimentava la tipologia di strumenti finanziari ad alta natura speculativa che la banca guidata dal dimissionario Massimo Faenza propinava a piene mani.
I clienti più esposti
Anche sul fronte dei clienti più esposti si comincia a intravedere qualche zona di luce. Fonti vicine agli ambienti investigativi avrebbero già identificato una decina di clienti, su cui Italease non esprime alcun commento. Tra questi, molti operatori immobiliari: da Immobilia Re srl; a Nabucco Re srl, a Torrespaccata Srl al gruppo Rarem Spa a sua volta partecipata da House Immobiliare srl. L'elenco include la Immobiliare europea Spa, la Parco De medici Srl, la Rds Servizi, la Clm International srl e poi aziende di leasing automobilistico e attive nei trasporti come la veneta Wheel Rent srl e la Eurologistica. Da sole queste 10 società avevano, a quanto risulta al «Sole-24 Ore», un'esposizione in derivati pari complessivamente a 165 milioni di euro. Dati registrati ben prima dell'esplosione dei controvalori di questi strumenti, passati dai 225 milioni di fine 2006 ai 600 milioni del 6 giugno 2007.
All'elenco va aggiunto il nome più noto, quello di Giuseppe Statuto che ha dichiarato di aver chiuso posizioni per 80 milioni prima dello scoppio dello scandalo. La società più controversa è la Nabucco Real estate srl che sarebbe stata esposta in prodotti derivati per 50 milioni e che è riconducibile a una ragnatela di società tutte domiciliate in via Parioli 10 a Roma e gestita dalla famiglia Signori, noti commercialisti romani. In portafoglio alla Nabucco Re (con un capitale sociale di 5milioni e valore di bilancio di soli 80mila euro) figuravano oltre 340mila azioni di Italease. Trading su titoli in cambio di derivati? Difficile dirlo.
Conti e distrazioni
Sta di fatto che ora l'istituto milanese cerca di riportarsi in carreggiata. Venerdì c'è attesa per il Cda che dovrebbe chiudere la partita sui derivati. Una prima tranche è già stata riacquistata per 192 milioni dalle controparti bancarie e si attende una chiusura per l'ultima tranche il cui valore è salito a 365 milioni. Si stima un esborso cash per quasi 490 milioni per annullare tutte le posizioni. Poi la banca dovrà chiedere i corrispettivi alla clientela e qui si aprono le incertezze. Se ci sarà diatriba non è detto che Italease riesca a recuperare per intero le somme e gli analisti più accorti (prima Intermonte poi Chevreaux) hanno prudenzialmente posto accantonamenti per oltre 300 milioni a conto economico. Il risultato, se così andrà, è che Italease finirà per chiudere in rosso il bilancio 2007 dopo i quasi 200 milioni di utili del 2006.
Resta un interrogativo. Dov'erano analisti, agenzie di rating, collegio sindacale, e autorità di controllo, prima dello scoppio dello scandalo? È vero che Bankitalia aveva avviato un'ispezione già a gennaio, ma la Consob ci ha messo 4 mesi prima di intervenire. Eppure la deviazione di carreggiata della banca era sotto gli occhi di tutti. Fin da marzo (vedi tabella sotto) si poteva facilmente constatare che Italease faceva ormai il 60% delle commissioni e un terzo dei ricavi solo dalla vendita dei derivati. Ad ogni leasing, una polizza assicurativa contro le insidie di mercato, rivelatasi un boomerang. Più che una banca era diventata un "derivatificio". È dovuto intervenire un vecchio banchiere, Lucio Rondelli (83 anni), a far scoppiare il bubbone. Una consolazione a metà.

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