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Il Tesoro: la gara Alitalia è chiusa. Prodi: «Non è andata come volevamo»

di Alberto Annicchiarico

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18 luglio 2007

Alitalia abbandonata dai pretendenti dopo sette mesi di promesse vane. Prima i grandi fondi americani Tpg e Matlin. Poi Aeroflot. Infine la Air One di Carlo Toto, che pare puntare sulla compagnia aerea serba Jat. Una figura di certo non brillante, fuor di metafora un naufragio, anche piuttosto annunciato. Da Bratislava, nel pomeriggio di mercoledì, si è fatto sentire il presidente del Consiglio: «Si è concluso un processo come non volevamo», ha ammesso Prodi. Il futuro cosa riserva? Risposta sibillina: «Ci sono diverse ipotesi in campo».

In serata, preso atto del ritiro di tutti i concorrenti, il Tesoro ha formalmente chiuso la procedura di gara per la privatizzazione. Il ministero guidato da Tommaso Padoa-Schioppa «comunicherà al mercato le proprie ulteriori determinazioni in merito alla partecipazione detenuta in Alitalia, non appena le stesse verranno assunte».

Lo scenario futuribile non richiede doti di preveggenza: o il Governo rivede le condizioni con una nuova gara (tra le priorità per gli acquirenti il negoziato preliminare con i sindacati e la revisione degli accordi con Az Service, che fornisce i servizi di terra) o, bene che vada, si potrebbe tirare dritti verso una vendita, magari una svendita, concordata. Un piano di salvataggio sarebbe da escludere. Sulla questione si è fatta sentire prontamente la Commissione europea: ribadito il no a nuovi aiuti di Stato per il vettore in crisi, che oggi deve fare i conti con un altro sciopero.

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al termine del viaggio a Lisbona ha parlato chiaro: «Noi non possiamo pensare di fare strappi, dobbiamo collaborare nella Commissione europea e con il Consiglio europeo per definire le regole e attenersi a quelle regole». Quello degli aiuti di Stato è un problema «delicato per tutti e non solo per l'Italia», ha proseguito Napolitano sottolineando che sul caso Alitalia, dopo il fallimento della gara per la privatizzazione, non si può pensare di infrangere le regole europee. Napolitano ha anche ricordato che ci sono state «anche delle polemiche sul tema della piena libertà di concorrenza» tra gli stati europei ma senza dubbio le regole europee vanno rispettate». Intanto l'esecutivo dovrà «trovare una strada per coprire i buchi nelle finanze di una compagnia che perde 2 milioni di euro al giorno», come ha scritto il Wall Street Journal.

Tornando alle possibili vie d'uscita per Alitalia, se anche la vendita non dovesse funzionare non resterebbero molti margini di manovra, tra non molto andrebbero portati i libri in tribunale. Un'ipotesi, quest'ultima, che non vuole nessuno. Anche la Borsa, dopo il crollo dell'apertura (oltre il -8%), ha dato segni di non volere scommettere sull'epilogo più infausto. «Ci aspettavamo molto peggio», hanno commentato gli operatori. «Il mercato per ora non crede ancora al fallimento». In chiusura il calo è stato contenuto al 4% (0,7713 euro). Scambi sostenuti, grazie alla speculazione: sono passati di mano quasi 70 milioni di pezzi (69,5 milioni) per un 5,4% del capitale. Dal via alla gara il titolo è sceso del 32%, il 27% da inizio anno, con oltre 340 milioni di euro di capitalizzazione lasciati sul terreno.

Air One, dopo avere annunciato il ritiro dalla gara per la privatizzazione di Alitalia ha fatto tuttavia sapere di potere rientrare se in extremis cambiassero le condizioni. Da Mosca identico spartito: anche Aeroflot ha fatto sapere, atrraverso una portavoce, che se per la privatizzazione di Alitalia saranno annunciate «condizioni più interessanti», la compagnia di bandiere russa Aeroflot potrebbe rivedere la decisione di chiamarsi fuori.

A dire due parole chiare sul disastro, una gara gestita dal Tesoro senza brillare per trasparenza e con qualche regola cambiata in corsa, ci ha pensato l'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, l'istituto che ha in pegno il 35% di Ap Holding, il veicolo finanziario della Air One di Carlo Toto che avrebbe dovuto rilevare il 49,9% di Alitalia. «Il piano industriale messo a punto da AirOne era molto solido - ha spiegato Corrado Passera - ma oggettivamente il contratto non era firmabile. Troppe le incertezze che venivano lasciate all'acquirente».

Quanto al futuro, Passera ha sottolineato di «aver lavorato molto bene con il gruppo Toto in questi mesi. continueremo a farlo», ma «cosa deciderà il Tesoro, non lo sappiamo. Speriamo - ha concluso l'ad di Intesa Sanpaolo- che non sia venuta meno la possibilità di poter contribuire al rilancio di Alitalia, però è stata certamente una grande delusione».

In Parlamento, ovviamente, è già tempo di baruffe. «I ministri Padoa-Schioppa e Bianchi verranno invitati a riferire in commissione Trasporti sulla vicenda Alitalia», ha subito proclamato Silvano Moffa, ex sottosegretario ai Trasporti e deputato di An.

Replica del ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi: invece di aprire un'altra gara per la privatizzazione di Alitalia - ha dichiarato a "Viva Voce" su Radio24 - meglio una trattativa diretta con chi ha già mostrato interesse. «Il problema semmai - ha aggiunto - è se vogliamo tenere il punto rispetto alla possibilità di svendita che avevamo un anno fa e che non è diversa da oggi».

Sempre dall'opposizione Roberto Maroni (Lega Nord), ha avvertito: «C'è solo da augurarsi che al Governo non venga in mente di utilizzare qualche trucco per svendere la società ad Air France (che ha smentito ogni illazione, ndr), perché si tratterebbe del sacrificio dell'aeroporto di malpensa sull'altare dei soliti interessi romani».

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