È ritmato dall'incertezza il finale dell'asta Alitalia: asta dei misteri e dei colpi di scena. Non tanto - com'è ovvio - per l'esito della gara ma per il dubbio che, a causa anche della rigidità della procedura, i due pretendenti rimasti riescano a formulare un'offerta accettabile per Alitalia.
In corsa c'è un fondo statunitense dai contorni misteriosi, MatlinPatterson. Appare più come una lepre per tenere all'erta l'altro concorrente, che un serio pretendente.
L'attenzione, quindi, è concentrata sulla cordata Air One-Intesa. È il pretendente favorito: è l'unico italiano e quindi, se saprà formulare un'offerta affidabile, con un progetto industriale credibile, potrebbe coniugare il tentativo di risanare la Cenerentola dei cieli mantenendo in Italia il centro di direzione. L'italianità non è una condizione necessaria. Tuttavia, può essere un fattore di sviluppo per il Paese.
Carlo Toto, il patron di Air One, è l'unico imprenditore italiano che ha resistito fino al termine della procedura di privatizzazione, resa più difficile dai paletti piantati dal Governo. Toto, 63 anni, è un imprenditore coraggioso che nel 1995 ha osato sfidare il monopolio dell'Alitalia sulla Roma-Milano. È riuscito a non farsi travolgere dai debiti (che pure sono lievitati), conquistando il 33% del mercato italiano. Con l'imprenditore di Chieti è schierata Intesa Sanpaolo.
Un piccolo campione dell'aviazione e un campione nazionale del credito. In assenza di Air France o Lufthansa, questa combinazione sembra perfetta per centrare il risultato, anche sul versante politico. Toto è ben visto in quasi tutto l'arco costituzionale. In prima fila i Ds con Massimo D'Alema, ma anche Antonio Di Pietro, Margherita, An. Toto conosce i politici, da decenni lavora nelle costruzioni con gli appalti Anas. Dal 2003, in società al 40% con il gruppo Autostrade nella Strada dei Parchi, ha la concessione per i 300 km di autostrade abruzzesi. Il bilancio 2005 della Toto Spa stima che, in 28 anni, Strada dei Parchi incasserà 4,5 miliardi di pedaggi.
Toto non è nel cuore di Romano Prodi, ma qui c'è la copertura di Intesa Sanpaolo. Perché la superbanca presieduta da Giovanni Bazoli si sia messa a cuore l'Alitalia, con i rischi anche per i suoi bilanci, non si sa. Una moral suasion da Palazzo Chigi? Oppure Corrado Passera, dopo il successo alle Poste, ha sentito il richiamo di un'altra "impresa impossibile"?
Toto e Intesa sono a un passo dal traguardo. Devono però dimostrare che - problemi Antitrust a parte - il piano industriale è affidabile, l'operazione finanziaria è trasparente e sostenibile.
Punto di partenza è la rivalutazione di Air One, da 55 milioni a 869 milioni, fatta a fine 2006. Per comprare Alitalia Toto conferisce la sua società, non mette soldi: chiede a Intesa e altre quattro banche di mettere 1,5-2 miliardi di euro, con l'acquisto di quote di minoranza di una società veicolo che contiene Air One, la Ap Holding, e di altre a cascata.
Le banche hanno dei dubbi. Il sistema proposto, un po' macchinoso e con una struttura che ricorda le scatole cinesi, si presta a interrogativi anche per la valutazione di Air One. Il valore è pari a 109 volte gli utili della compagnia nel 2006. Air One ribatte che sono comprese quote di mercato, prospettive di crescita e di redditività. Toto valorizza anche il contratto di acquisto di 40 aerei Airbus 320 più 50 opzioni, ottenuto a condizioni vantaggiose: ha pagato ogni jet sei milioni di dollari meno del valore di mercato.
Tuttavia, se si eccettua l'Alitalia in agonia, le compagnie europee hanno un rapporto tra capitalizzazione di Borsa (del 4 luglio) e utili (nel 2006) molto più basso: Air France-Klm 10,75, Lufthansa 11,9, British Airways 17,5, Ryanair e Air Berlin circa 19,5. Oltre questo valore solo Iberia (30) perché sotto possibile Opa e easyJet (24).
Qualche informazione in più sui conti e sui bilanci di Air One, sarebbe opportuna. Tra l'altro, se l'operazione risanamento dovesse fallire, Intesa e le altre banche si troverebbero azioniste non solo di Alitalia, ma anche di Air One.