Il caso Italease ha destato profondo clamore e indignazione tra i clienti che hanno sottoscritto negli anni contratti derivati che dovevano servire a coprire l'indebitamento da movimenti al rialzo dei tassi d'interesse e che invece hanno prodotto un buco di 700 milioni di perdite.
Dopo l'articolo de Il Sole-24 ore del 17 luglio che ha reso noto che la banca, guidata fino al giugno scorso dall'ex ad Massimo Faenza costretto alle dimissioni proprio in virtù dell'operato incauto su questi strumenti, ha improvvisamente chiesto a partire dai primi giorni di luglio il rientro delle perdite agli stessi clienti, la redazione è stata subissata di lettere di protesta di molti imprenditori che avevano ricevuto la missiva. Qui ne pubblichiamo uno stralcio con i nomi e cognomi omessi per ragioni di privacy. Il tono è sdegnato e incredulo.
Del resto tutti raccontano che i derivati in questione erano stati proposti e venduti come una sorta di polizza assicurativa sul'entità delle rate da versare a fronte dei leasing stipulati. L'inchiesta de Il Sole-24 Ore ha invece svelato che molti di questi prodotti non erano degli derivati di copertura, ma prodotti di natura speculativa solo sul fronte del cliente con formule matematiche di difficile lettura e che lasciavano il cliente esposto in modo esponenziale ad accadimenti imprevisti sul fronte dei tassi. Insomma dei prodotti centauro dove la banca era tutelata e il cliente assai meno. A partire da oggi ospitiamo la corrispondenza dei lettori-clienti di Italease e vi invitiamo a inoltrarci i contratti per una valutazione indipendente del loro grado di rischiosità.
Intanto l'istituto di via Cino del Duca ha fatto sapere che i dati sull'esposizione in derivati saranno resi noti a seguito del cda del 27 luglio. Nella nota, pubblicata su richiesta della Consob in base all'articolo 114 del Testo unico della finanza, Italease ha poi fatto sapere che alcune «notizie apparse sulla stampa negli ultimi giorni» per la banca «sono considerazioni non confermabili».
«Le posizioni creditorie in derivati, vantate verso la clientela - prosegue il comunicato - saranno esse stesse oggetto di una puntuale valutazione da parte del cda, anche in esito ai risultati conseguenti alle comunicazioni inviate ai clienti. Tali comunicazioni, infatti, configurano la richiesta alla clientela dei margini di garanzia, con la finalità di indicare altresì l'ammontare del mark to market (da intendersi come il prezzo, espresso dal mercato, per tale strumento finanziario), lasciando comunque aperte ipotesi conciliative, per la cui migliore valutazione è stata costituita un'apposita struttura interna».