Chiamatela sfortuna, destino avverso, disdetta. Quello che si è verificato sui mercati con la crisi dei mutui subprime assomiglia a un evento raro, un "cigno nero" (black swan) per dirla alla Nassim Taleb, il gestore di hedge fund di origini libanesi che si sta dedicando con passione allo studio del ruolo del caso nella vita o negli affari. Quando leggi che i modelli quantitativi alla base del successo passato di molti hedge fund hanno subìto gravi e inaspettate perdite per via di quanto è accaduto in modo repentino e concatenato alle cartolarizzazioni dei mutui Usa (vedi il caso Renaissance descritto sul «Sole-24 Ore» di giovedì), capisci che siamo di fronte a uno di quegli accadimenti che non rientra nel 99% di confidenza stimata generalmente dai quants. Per gli esperti di statistica e di distribuzioni normali, siamo nel semi-sconosciuto territorio della long tail (coda lunga), ove ricorrono gli eventi caratterizzati da frequenza risibile.
I modelli quantitativi sono quindi da buttare? No, perché essi vanno giudicati sui profili rischio/rendimento generati sul lungo periodo, su diversi scenari di mercato, e non su singoli episodi. E comunque è saggio costruire un portafoglio personale che non è legato solo a un modello. Da evitare è una visione deterministica della finanza, in cui esistono ricette sicure e vincenti per ogni stagione. Soprattutto, gli intermediari non dovrebbero raccontare questa favola ai loro clienti sbandierando backtest e performance passate. L'incertezza e i dubbi sono sempre co-protagonisti nel muovere i mercati e con loro l'emotività e la pericolosa tendenza a comportarsi emulando gli altri. Come ha dichiarato al «Financial Times» il professor Frank Partnoy, autore di «Infectious Greed» (avidità contagiosa), c'era un modo molto semplice per non perdere soldi nell'ultimo mese: «Stare fuori dai Cdo o dagli investimenti subprime. Il mercato è pieno di possibilità di fare soldi senza utilizzare strumenti insidiosi. Proprio come fa Warren Buffett».