Ammontano a circa 200 miliardi di dollari le perdite di sistema registrate da febbraio 2007 dal settore dei mutui «subprime», concessi alla clientela con giudizio di credito non eccellente, e alle relative cartolarizzazioni e strumenti finanziari, superando di 30 miliardi le precedenti previsioni più negative: sono le stime degli esperti del Fondo monetario internazionale, contenute nel Global Financial Stability Report. Si tratta di un'indicazione approssimativa in quanto «i timori su liquidità e incertezza dei mercati potrebbero aver spinto ancora più al ribasso i valori dei titoli, fin sotto quello degli asset in garanzia».
Il Fondo monetario mette sotto tiro agenzie di rating e turbolenze dei mutui «subprime» sui mercati: malgrado i correttivi apportanti dopo l'esplosione della crisi, «restano ampi problemi di metodologie e processi di valutazione dei prodotti di credito strutturato». Gli esperti del Fmi sottolineano come, dopo una prima impennata di downgrade di Abs decisa dalle agenzie di rating ad aprile ne è seguita poi un'altra più pesante, nel pieno della crisi subprime, a luglio, agosto e settembre.Spesso, rileva il rapporto, gli interventi al ribasso hanno interessato in modo pesante (anche di 3-4 livelli) emissioni che godevano della «tripla A», cioè del miglior giudizio di credito.La drastica revisione è stata a vario titolo giustificata con la «perfomance più debole delle aspettative dei mutui, soprattutto in relazione a quelli erogati negli ultimi anni, con l'articolazione del rischio e la scarsa qualità dei dati». Allo stato, le agenzie hanno aggiustato il tiro, prevedendo ad esempio un peggioramento del mercato immobiliare, ben oltre le stime iniziali, così come nel caso delle insolvenze. Sono misure che lasciano dubbi, secondo i tecnici di Washington. Ad esempio, i prodotti di credito strutturato avranno «prevedibilmente una correzione più pesante». In più, prevedere un peggioramento per i mutui significa avere un effetto domino sugli Abs e sui Cdo, sugli strumenti finanziari che hanno come collaterale i prestiti stessi. Inoltre, il rating sul credito valuta solo il rischio d'insolvenza e non i rischi di mercato e liquidità: «questo sembra essere sottostimato da molti investitori».
I rischi del credito e dei mercati finanziari sono aumentati, così come la volatilità: la correzione in corso, partita dal peggioramento della disciplina del credito degli ultimi anni riscontrabile soprattutto nei settori «nonprime mortgage» e «leveraged loan market» degli Stati Uniti, «è prevedibile debba andare ancora avanti». Malgrado «la significativa correzione in corso nei mercati finanziari, la crescita globale resta solida».Le condizioni del credito «potrebbero non tornare normali a breve e - rimarcano gli esperti del Fmi - alcune pratiche che si sono sviluppate nei comparti del credito strutturato devono cambiare».