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La durata si allunga senza costi

di Angelo Busani

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10 settembre 2007

Se la rata del mutuo non diventa più sostenibile nel bilancio familiare bisogna correre ai ripari senza indugio. Questa situazione può verificarsi sia a causa dell'innalzamento degli interessi dovuti alla scadenza di ciascuna rata (se il mutuo è a tasso variabile) sia a causa del venir meno, per qualsiasi motivo, delle risorse finanziarie sulle quali il mutuatario aveva puntato per far fronte al pagamento delle rate (ad esempio, redditi professionali che diminuiscono oppure costi improvvisi e straordinari cui far fronte, come nelle sfortunate ipotesi di incidenti, infortuni o malattie).
Le strade percorribili in questi casi sono essenzialmente due: a) cercare di "migliorare" le condizioni del mutuo in corso di ammortamento; b) abbandonare il mutuo attuale e stipularne uno nuovo a condizioni più favorevoli.
Per "alleggerire" le condizioni del mutuo resosi insostenibile, la soluzione ideale sarebbe senz'altro quella di concordare con la banca l'abbassamento del tasso di interesse; soluzione che, peraltro, è abbastanza difficile percorrere (a meno che il mutuo sia stato stipulato a condizioni di palese sfavore per il cliente): giustamente la banca potrebbe rispondere in modo negativo a una richiesta in tal senso, pretendendo il rispetto del contratto stipulato a suo tempo con il cliente.
Una soluzione che la banca invece potrebbe vedere di buon occhio (l'alternativa per l'istituto di credio è infatti quella di passare la pratica tra quelle in "sofferenza", una situazione comunque non gradita alla banca stessa sia per i relativi costi e procedure sia per l'inevitabile frattura che si crea con il proprio cliente) è quella di "riscadenziare" le rate.
In altri termini, pensando a un mutuo ventennale di 200mila euro, già ammortizzato per 36 rate, fermo restando il tasso di interesse dovuto dal cliente (ipotizziamo il 5%), costui, invece di dover restituire il capitale residuo ancora dovuto alla banca nelle convenute 204 rate restanti (attualmente fissate in 1.319,91 euro), potrebbe concordare con la banca di "allungare" il mutuo ad esempio di 5 o di 10 anni (e quindi portarne la durata a 25 o 30 anni). L'effetto pratico sarebbe che il residuo debito dopo il pagamento della predetta trentaseiesima rata (nell'esempio si tratterebbe dell'importo di 194.025,40 euro), invece di dar luogo ad una rata mensile di euro 1.319, 91, come sopra detto, determinerebbe un carico mensile di:
a) 1.158,13 euro per rata se il mutuo diventasse venticinquennale (con il pagamento di 288 rate invece delle 204 convenute nell'originario contratto di mutuo);
b) 1.057,17 euro per rata se il mutuo diventasse trentennale (e quindi pagando ancora 348 rate in luogo delle predette 204 rate).
L'operazione di riscadenziamento è favorevole perché non ha alcun costo: basta che venga stipulato un accordo in tal senso tra cliente e banca senza particolari formalità.
Alcune banche, peraltro, pretendono che la formalizzazione dell'accordo venga effettuata con atto notarile, al fine sia di disporre di un titolo esecutivo in caso di insolvenza del cliente sia d'introdurre il patto di riscadenziamento nei Registri immobiliari (anche se non tutti gli uffici dei Registri immobiliari ammettono la pubblicità di questi accordi tra banca e cliente). C'è quindi il costo dell'intervento notarile: si tratta però di un costo limitato, in quanto si può fondatamente ritenere che, in considerazione della particolarità di queste pratiche, i notai accordino volentieri l'applicazione di un "onorario politico" non superiore a 400/500 euro.

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