La stretta creditizia di cui si parla alle pagine seguenti rischia di aumentare il numero degli individui che sono tagliati fuori dal credito bancario perchè considerati meno solvibili (magari in quanto lavoratori precari). Di conseguenza, questi soggetti sono spesso costretti a rivolgersi a operatori finanziari marginali. I quali non solo applicano tassi più elevati per tenere conto della maggiore rischiosità dei loro clienti, ma usano in modo piuttosto spregiudicato la leva degli interessi di mora. Il costo del debito per chi non paga puntualmente le rate può in questi casi aumentare in modo drammatico, soprattutto in mancanza di un'azione di vigilanza efficace.
Una finanziaria che fa credito personale a una famiglia che si indebita fino a 5mila euro potrà applicare un tasso del 25% (ovvero il tasso medio del 16,7 aumentato del 50%) senza incorrere nell'accusa di usura. Il che appare già un onere stratosferico. Ma qual è l'interesse che questa stessa finanziaria potrà applicare qualora il debitore finisse in mora? Secondo una circolare Abi del 2003, la soglia è pari al tasso medio misurato ogni trimestre dalla Banca d'Italia (quello che sta alla base del calcolo del tasso di usura "contrattuale"), più uno spread, aumentato del 50%. Lo spread è fermo dal 2003, quando fu stimato pari al 2,1% da un'indagine statistica della Banca d'Italia e dell'Uic, finalizzata proprio alla quantificazione della maggiorazione media stabilita contrattualmente per i casi di ritardato pagamento. Per tornare all'esempio precedente (crediti personali fino a 5mila euro), la soglia usura per gli interessi di mora sarebbe quindi pari al 28,2% (ossia il 16,7% più il 2,1%, aumentato del 50%). Con l'Euribor al 4,4%, appare un costo totalmente ingiustificato. Ma non c'è limite al peggio. Come dimostrano alcune indagini sul riciclaggio, purtroppo c'è in giro gente che è costretta a pagare anche di più.