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Nasce GdF Suez, terzo polo dell'energia

di Attilio Geroni

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4 agosto 2007

Il decisionismo di Nicolas Sarkozy e il senso pratico di tutte le parti in causa ha permesso ieri alla Francia di annunciare, con la fusione di Gaz de France e Suez, e la nascita del quarto gruppo mondiale (terzo per capitalizzazione) nel gas e nell'elettricità tra le utilities quotate in Borsa. Dopo diciotto mesi di polemiche, epiche battaglie parlamentari (come non dimenticare i quasi 140mila emendamenti presentati dall'opposizione socialista per rallentare il dibattito sul progetto di privatizzazione di GdF?) e controverse sentenze dei tribunali, il riflesso condizionato del patriottismo economico ha partorito un gigante energetico da 90 miliardi di euro di capitalizzazione e 72 miliardi di fatturato. Un gigante nel quale lo Stato avrà ovviamente un ruolo preponderante, grazie ad una minoranza di blocco che sarà superiore al 35%, e che dovrebbe dare alla Francia maggior sicurezza e diversificazione sul fronte dell'approvvigionamento energetico.
«Per un gruppo come il nostro, che ha bisogno di visibilità - ha detto durante la conferenza stampa sul progetto di fusione Gerard Mestrallet, numero uno di Suez che prenderà anche il comando della nuova società - la presenza dello Stato a questo livello ci darà la necessaria visibilità e ciò rappresenta senza dubbio un plus».
Mestrallet, che sarà affiancato nei suo compiti operativi dall'amministratore delegato di Gaz de France, Jean François Cirelli, ha dovuto fare buon viso a cattiva sorte poiché per uscire dall'impasse nel quale era finita la fusione ha dovuto cedere alle pressioni dell'Eliseo, che reclamava «una specializzazione» di Suez nell'energia. Una richiesta che implicava, come è successo, la cessione del suo polo ambientale (acque e gestione rifiuti) anche se a conti fatti tutto è stato presentato come uno scorporo cui farà seguito una quotazione in Borsa, contestualmente al matrimonio (tra eguali) delle due utilities, da celebrarsi ufficialmente entro la prima metà del 2008.
Il manager si era sempre opposto al "sacrificio" del polo ambientale, praticamente la vecchia Lyonnaise des Eaux, perché lo considerava come un'attività strategica. Da qui l'escamotage di uno scorporo del 65% di questi assets che sarà distribuito agli azionisti di Suez, e la prossima nascita di Suez Environment, da collocare sul mercato. Un terreno di compromesso dove si è incontrato con il presidente Sarkozy, che a sua volta ha dovuto rinunciare ad alcune vecchie convinzioni su un dossier al quale, nell'agosto 2006, aveva aderito tardivamente e controvoglia, memore probabilmente della promessa fatta quando era ministro dell'Economia, di non voler mai far scendere lo Stato sotto il 70% in Gdf e Edf.
Così, quanti accademicamente continuano a porsi il problema se Sarkozy sia o meno un liberista, saranno accontentati con la risposta dei fatti, che è la risposta di sempre: il presidente è stato il grande catalizzatore della fusione, ha stretto i tempi di una saga che andava avanti da quasi due anni a beneficio della stabilità dei due gruppi e di un progetto industriale, per quanto possa essere criticato e criticabile dall'esterno; lo ha fatto, però, nel solco di una tradizione interventista, pienamente giustificata secondo i canoni francesi dalla strategicità dell'industria energetica: «Quale Stato in Europa - ha detto Cirelli - non si interessa ad un settore sensibile come quello energetico?».
Il nuovo gigante si chiamerà Gdf Suez e adotterà il logo di quest'ultima. Avrà una quota del 35% in Suez Environment, che controllerà assieme ai principali azionisti dell'utility dell'elettricità (un altro 12%) attraverso un patto da negoziare. Il concambio ufficiale, quasi alla pari, è di 21 azioni GdF per 22 azioni Suez. Mestrallet e Cirelli hanno stimato sinergie operative per 1 miliardo di euro all'anno a partire dal 2013. Non sono previsti al momento esuberi perché, come ha sottolineato il numero uno di Gaz de France, e futuro vicepresidente del nuovo gruppo, «le due società sono fondamentalmente complementari».
Lanciato nel febbraio 2006 dall'allora premier Dominique de Villepin per contrastare una possibile Opa di Enel su Suez, la fusione era restata in sospeso durante la campagna elettorale presidenziale.
Negative, come prevedibile, le reazioni della sinistra e del sindacato, che avrebbero preferito una fusione tra Gdf ed Edf.
I mercati per il momento non l'hanno presa bene, un pò per i realizzi dopo i rialzi dei titoli delle due società nei giorni scorsi, un pò perché lo schema - in particolare lo scorporo degli assets di Suez - non è di immediata leggibilità, soprattutto per gli azionisti di minoranza: GdF ha perso il 2,7% a 35,81 euro e Suez il 3,3% a 40,36 euro.

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