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Derivati, Profumo : «Abbiamo operato bene»

di Mara Monti

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17 ottobre 2007

Enti Locali, paura derivati

«Sui derivati crediamo di aver operato bene. Laddove abbiamo commesso errori, stiamo vedendo le posizioni con i nostri clienti».Nessun dubbio per l'amministratore delegato di UniCredit, Alessandro Profumo, sulla correttezza della banca. Al contrario, «larga parte dei clienti aveva una visione chiara di quello che stava comprando. Oggi magari fa anche comodo dire che non aveva una visione chiara».

Le parole sono rimbalzate dal palco dell'incontro organizzato a Pavia dall'associazione Libertà e Giustizia – dove Profumo ha anche sottolineato che «dobbiamo essere grati al Governo perché fa pagare più tasse a chi non le pagava» –, mentre da Roma il cda convocato per la prima volta a Roma, dopo la fusione con Capitalia, ufficializzava le cifre dell'esposizione in strumenti derivati ad alto rischio. «Siamo stati e siamo tra gli operatori in derivati », ha proseguito Profumo e chi oggi si trova con contratti in perdita è l'8% della base della clientela corporate che ha comprato questi strumenti di copertura del rischio finanziario. Una perdita potenziale di un miliardo su derivati accumulata dai clienti di UniCredit che per la banca rappresenta un credito.

Dopo le denunce della trasmissione televisiva Report da una parte e le richieste della Consob dall'altra, il gruppo guidato da Alessandro Profumo alza il velo sull'esposizione in strumenti finanziari ad alto rischio. «Informazioni già note» secondo quanto ha precisato l'a.d.di Piazza Cordusio e continuamente fornite nelle comunicazioni aziendali. Tuttavia, il mercato li ha interpretati in modo allarmante dopo la trasmissione di Milena Gabanelli domenica sera su Rai3 anche alla luce delle difficoltà, comuni a colossi mondiali del credito come Citigroup, legate alla crisi subprime. Timori solo in parte rientrati: ieri il titolo ha ceduto in Borsa lo 0,79% chiudendo a 5,94 euro con un parziale recupero nel finale di seduta.

Così il Cda di UniCredit, oltre all'esame dei conti consolidati semestrali-chiusi con l'utile netto di 3,6 miliardi (+16,6%) e una redditività (Roe) salita al 19,8% (dal 19% dei primi sei mesi del 2006), che hanno confermato i numeri indicati ad agosto - ha fornito anche l'occasione per fare chiarezza. A cominciare dall'esposizione di UniCredit sui mutui subprime americani, come richiesto dalla Consob alle banche in occasione della prima documentazione contabile. UniCredit ha confermato in 277 milioni di euro l'esposizione nei mutui ad alto rischio statunitensi iscritti a bilancio a fine giugno, quindi in grado di influenzare i conti del gruppo, così ripartiti: 127 milioni in Us residential mortgage backed securities e 139 milioni in collateralized debt obligations.

Interessante il dato sull'esposizione fuori bilancio: si tratta, secondo quanto si legge in un comunicato, di 28 milioni di euro registrati nei conduit sponsorizzati dalla tedesca Hvb a cui si aggiungono 49 milioni di euro in Siv (structured investment vehicles) di terze parti, strumenti che «presentano una parziale esposizione ai mutui subprime statunitensi». Nell'asset management, i fondi americani controllati da Pioneer, non distribuiti quindi in Italia, hanno registrato una esposizione di 13 milioni di euro, rischi in questo caso in capo ai clienti e a chi ha investito nei fondi. Esposizioni che in generale il gruppo definisce «marginale» e «trascurabile ».

Sul fronte della trasmissione Report, come già confermato ieri al Sole-24 Ore dal direttore generale di UniCredit Banca d'Impresa Gianni Corioni, il cda ha ufficializzato in un miliardo di euro le perdite potenziali al 30 giugno di quest'anno, agli attuali valori di mercato, accumulate dagli enti locali e dalle aziende in derivati (interest rate swap), che per l'istituto equivalgono peraltro a una posizione «creditoria netta». Il valore totale dei contratti ammonta a circa 30 miliardi di euro.

Un capitolo quello sui derivati che ha provocato proteste e azioni legali da parte della clientela (56 cause di cui 36 concluse con giudizio favorevole alla banca, 4 perse mentre le restanti sono state transate). Per correre ai ripari, dal maggio scorso, anticipando la direttiva Mifid, il gruppo ha introdotto meccanismi in grado di mettere in relazione la capacità finanziaria del cliente con la tipologia del prodotto offerto. Nel frattempo, presso le filiali di UniCredit Banca d'Impresa sono stati istituiti servizi di customer care per assistere la clientela.

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