Sono oltre 700mila i potenziali aderenti al nuovo regime fiscale semplificato per le imprese minime e marginali, il cosiddetto forfettone. Circa il 75% di questa platea di contribuenti dovrebbe ricavare un vantaggio dal pagamento delle imposte in una soluzione, con aliquota al 20% sul reddito. La condizione è che l'azienda non superi i 30mila euro di fatturato come tetto massimo, che non vi siano lavoratori dipendenti e che le spese per acquisto di beni strumentali nel triennio non superino i 15mila euro.
I tecnici del vice ministro all'Economia, Vincenzo Visco, hanno messo a punto un dettagliato dossier (che focalizza anche alcuni degli aspetti segnalati ieri dal Sole-24 Ore del Lunedì), da cui si apprende che i «potenziali aderenti al forfait» provengono per 248.513 unità dal settore delle attività professionali, soprattutto se si tratta di avvocati, commercialisti, ingegneri, consulenti informatici e legali al di sotto dei 40 anni. Seguono i servizi (181.068 microimprese), del commercio al dettaglio (126.749), le costruzioni (56.563) e l'industria (35.203).
L'intera platea delle persone fisiche «esercenti attività d'impresa o professionali» che rientra nel nuovo regime ammonta in realtà a 933.753 unità, ma si calcola che gli interessati al pagamento forfettario delle imposte siano 708.423. Lo scarto è da attribuire a quei contribuenti che non hanno convenienza a optare per il forfettone.
«Si tratta di una fortissima semplificazione degli adempimenti – osserva Stefano Fassina, consigliere economico di Visco –. Operazione resa possibile dalle misure introdotte lo scorso anno, dall'anagrafe dei conti correnti bancari all'invio telematico dell'elenco clienti-fornitori». In questo modo si scongiura il rischio che i contribuenti "minimi" finiscano automaticamente nell'area della potenziale evasione. In più, quanti aderiranno al forfettone non saranno soggetti agli studi di settore.
Ora si sta cominciando a lavorare per allargare l'opera di semplificazione degli adempimenti anche ad altri contribuenti. E i primi segnali in questa direzione potrebbero anche essere imminenti.
Quanto alla questione relativa alla perdita del diritto alla detrazione dell'Iva assolta sugli acquisti, Fassina osserva che è vero che, in base alla normativa comunitaria, chi esce dal regime Iva dovrà restituire l'imposta sui beni non ancora venduti, ma è emerso che si tratta in media di 350 euro a soggetto, da restituire in cinque rate senza interessi, che scendono a 144 euro se ci si riferisce alla platea più "ristretta" dei potenziali beneficiari. L'Iva resta, in ogni caso, l'arbitro della convenienza dell'utilizzo del nuovo regime.
Inoltre, e questo è un altro vantaggio, la parte di reddito che in virtù del forfait non entra più in dichiarazione, per chi detiene anche altri redditi oltre a quello d'impresa, contribuisce ad abbattere l'aliquota marginale sull'intero reddito, trattandosi di un'imposta sostitutiva.
Nella valutazione dello staff di Visco, il "forfettone" si connette con il taglio dal 33 al 27,5% dell'Ires e contestuale revisione della base imponibile. Il vantaggio, in termini di semplificazione, è che «si supera il dualismo contabile tra il bilancio civilistico e quello fiscale. Ora il riferimento è al bilancio civilistico, con un effetto di notevole semplificazione per la contabilità delle imprese».
L'analisi
La semplificazione per i contribuenti minimi e marginali fa i conti con l'Iva. L'imposta sul valore aggiunto sarà determinante nella scelta sul passaggio al nuovo "forfettone" introdotto dalla Finanziaria 2008. Le diverse situazioni sono state analizzate sul Sole-24 Ore di ieri