Nuovo massimo storico nel 2006 per i dividendi distribuiti in Borsa a quota 30,5 miliardi, quasi 5 volte rispetto al 1997. Secondo «Indici e dati» dell'ufficio studi di Mediobanca gli istituti di credito, con 11,8 miliardi, pesano sul monte complessivo per il 38% contro il 27% del 2000.
Tuttavia l'industria si prende la rivincita con Fiat: tra inizio 2006 e metà 2007 il rendimento annuo migliore è proprio quello del Lingotto (109,5%), che ha trainato la finanziaria di famiglia Ifil (+73,2%); terza in classifica Saipem (+51,6%). Sul versante opposto, nell'analogo periodo, i titoli che hanno fatto peggio sempre considerando il rendimento medio annuo, sono stati Ti Media (-9,5%), Alitalia (-7,8%) e Telecom (-4,9%).
Le banche, nello studio (822 pagine) che Mediobanca pubblica sin dal 1947, data della prima assemblea di Piazzetta Cuccia, appaiono protagoniste anche per capitalizzazione: da fine 1997 hanno guadagnato nove punti percentuali per arrivare fino al 30%, a scapito principalmente delle assicurazioni. Con Eni, Unicredit e Intesa Sanpaolo oggi totalizzano assieme circa un terzo del valore della Borsa. Gli indici total return indicano la prevalenza degli istituti di credito anche in termini di performance con il 17,4% medio annuo dal 1996 al giugno 2007.
I rendimenti annui più elevati dal 1984 sono di Intesa Sanpaolo (+17%) e Unicredit (+15,8%). E i due nuovi colossi nazionali del credito scalano le classifiche europee: a fine 2006, considerando le fusioni come già fatte, Intesa Sanpaolo è settima, mentre Unicredit con Capitalia è quarta dopo Hsbc, Ubs e Royal Bank of Scotland.
Nello scorso esercizio i due terzi delle cedole sono arrivate da Intesa Sanpaolo (4,8 miliardi) che supera Eni, Enel, Telecom, Unicredit, Bpi, Generali. In generale i dividendi di competenza distribuiti complessivamente dalla Borsa tra il 2002 e il 2006 (120 miliardi) sono quasi il doppio di quelli pagati tra il 1997 e il 2001 (67). La Borsa ha quindi restituito al mercato nel 2006 la cifra storica di 31,3 miliardi, saldo tra i dividendi distribuiti (più 6,2 miliardi in Opa) e i 5,4 miliardi di aumenti di capitale e collocamenti.
Mentre grazie al rialzo dei tassi riprendono quota i rendimenti del Cct, con uno sguardo di lungo periodo si può dire che da 11 anni a questa parte la Borsa ha sempre fatto guadagnare e negli ultimi 23 anni il rendimento complessivo delle maggiori azioni ha superato di 12,7 punti i titoli di Stato, che per ammontare trattato sul Mot oggi vengono quasi raggiunti da quelli esteri. Intanto la quota di comando (quella non flottante) è scesa al 42%, ai livelli più bassi dal 1996.
Borsa Italiana, quattordicesima al mondo per capitalizzazione (superata da Shangai che ha quadruplicato il valore), terza in Europa per Roe (26,2%), guarda al futuro dopo la fusione con Lse che, come rileva l'ufficio studi, nel 2006 aveva il capitale netto negativo dopo la distribuzione di riserve ai soci.
Sorprende, infine, il dato del mercato Mot, il mercato telematico delle obbligazioni e dei Titoli di Stato, cresciuto negli ultimi anni soprattutto grazie ai Titoli di Stato non italiani: i bond esteri, infatti valgono il 42,2% dell'intero mercato, contro il 53,9% dei titoli italiani. Nel complesso il Mot è aumentato di oltre il 90%, raggiungendo i 2.213 miliardi di euro (+1.062 miliardi), tra la fine del 2002 e la fine del 2006. A questo incremento hanno contribuito i titoli di Stato tedeschi per 412 miliardi, i titoli francesi per 318 miliardi e quelli spagnoli per 116 miliardi. L'aumento dei Btp è stato di 142 miliardi di euro.
Di seguito, infine, i primi dieci titoli per capitalizzazione di Borsa allo scorso 30 giugno quotati in Piazza Affari:
1. Eni 107,42 miliardi
2. Intesa-Sanpaolo 69,78
3. Unicredit (ante fusione) 69,15
4. Enel 49,10
5. Generali 41,73
6. Telecom 37,24
7. Fiat 27,61
8. Capitalia (ante fusione) 19,13
9. Atlantia 14,07
10. Mediobanca 13,74