Finale d'ottava positivo per Piazza Affari e per le Borse europee, con il Mibtel che ha messo segno un guadagno dell'1,64% e l'S&P/Mib dell'1,73%. Dopo i cali degli ultimi giorni è scattata la caccia ai buoni affari, che ha favorito soprattutto le azioni più colpite dalle vendite nelle sedute precedenti. A Parigi il Cac40 ha chiuso con un +2,1%, a Londra l'Ftse100 ha guadagnato l'1,7% e a Francoforte il Dax ha guadagnato lo 0,5%.
Corrono Mediolanum e Montepaschi. La chiusura brillante di una settimana ad alta tensione sui mercati si deve, in un clima di rarefazione degli scambi, anche al lungo ponte delle borse Usa e alla chiusura della piazza di Tokio per festività. Tra i bancari si notano le Unicredit e le Banco Popolare (+2,9% per entrambe), mentre le Mediolanum (+3,8%) si avvantaggiano anche di un "buy" della Deutsche Bank. Bene le Montepaschi (+3,4%) su voci, peraltro presto smentite, di un ingresso del gruppo De Benedetti nel capitale. Più modesto il recupero delle Popolare di Milano (+1%). Tra gli assicurativi si nota il bel recupero delle Generali (+2%) e delle Cattolica Assicurazioni.
Ritorno di Fastweb grazie a Citigroup. In controtendenza le blue chip come Enel (-0,37%), Eni (+0,21%) e Saipem (+0,14%) che consolidano le posizioni. Tra i telefonici si notano le Fastweb (+2,7%) grazie al giudizio di Citigroup, passato da "sell" a "hold" mentre dal generale recupero sono escluse le Mondadori, ancora in ribasso frazionale. Giù anche le Buzzi Unicem (-0,4%), le sole in terreno negativo mentre cementi e costruzioni segnano incrementi anche cospicui (+4% per le Italcementi). Infine le Finmeccanica, che si limitano a recuperare l'1% dopo il balzo della vigilia. Un punto in più anche per le Fiat, che nell'intraday hanno toccato un massimo di 18 euro.
Banche in ripresa nel Vecchio continente. In Europa sono stati i titoli finanziari i protagonisti assoluti della giornata. A Londra fortissimi acquisti su Royal bank of Scotland (+4,4%), Barclays (+3,3%), Prudential (+5,1%) ma anche Northern Rock (+2,1%) che ha recuperato sul finire della seduta da un pesante negativo causato da voci che indicavano la banca britannica non più capace di restituire i 23 miliardi di sterline ottenuti in prestito dalla Banca d'Inghilterra. Anche a Parigi e Francoforte banche sugli scudi con Bnp Paribas (+5,2%), Dexia (+5,1%) Crédit Agricole (+5%), Société Générale (+4%), ma anche Deutsche Postbank (+4,3%) e Commerzbank +3,2%).
Wall Street festeggia il Black Friday. Andamento positivo anche a Wall Street, dove gli indici hanno recuperato terreno (il Dow Jones recuperava oltre 130 punti, +1,10%, poco dopo le ore 18 italiane) dopo il tonfo di mercoledì e all'indomani della festa del Ringraziamento. I mercati sono rimasti aperti soltanto per metà seduta (chiusura alle 19 ora italiana per l'azionario, alle 20 per gli scambi obbligazionari) e l'attenzione degli operatori è stata concentrata sui titoli del settore distribuzione nel primo giorno dello shopping natalizio, il cosiddetto Black Friday. Quanto al greggio i futures sul petrolio per consegna a gennaio erano scambiati a quota 98 dollari al barile, in aumento di +0,68 centesimi sulla vigilia.
In Asia seduta contrastata. I mercati asiatici hanno chiuso, sinora, con i principali indici di segno opposto e i bancari sotto pressione. Da segnalare il rimbalzo di Hong Kong (+1,78%) e il recupero di Shanghai +0,96%. A livellocontinentale il Morgan Stanley Asia Pacific index ha registrato una variazione minima, mentre Tokyo è rimasta chiusa per festività.
Per l'euro finale in discesa dai massimi storici. L'euro ha chiuso in ribasso rispetto a dollaro e yen in una seduta volatile, in cui i cross hanno registrato ampie oscillazioni. La moneta unica vale così a fine settimana 1,4817 dollari (1,4847 alla viglia e 1,4809 venerdì secondo la Bce) dopo aver toccato il nuovo massimo storico a 1,4967 per poi scivolare fino al minimo di 1,4782. Un euro vale anche 159,99 yen (161,06 e 159,87), 1,6344 franchi svizzeri (1,6353 e 1,6322) e 0,7204 sterline (0,7196 e 0,7202). La moneta unica ha ritracciato in seguito al rallentamento dell'attività economica nell'Eurozona segnalato dalla flessione dell'indice Pmi composito in novembre. Un dato che secondo gli operatori indica che i tassi Bce hanno raggiunto il proprio picco e che non ci sono spazi per ulteriori strette di politica monetaria.
Il presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, ha contribuito alla correzione stigmatizzando le «fluttuazioni brutali dei cambi», che non favoriscono la crescita economica e sono sgradite all'Eurotower. Trichet ha anche detto che «vi è una chiara distinzione tra politica monetaria e liquidità». Parole che suonano di monito ai mercati, in attesa di una politica sui tassi più accomodante. La Bce, invece, continuerà a pilotare i tassi d'interesse a breve sui valori più bassi possibili per garantire un corretto funzionamento del sistema bancario. Secondo gli operatori, invece, il rallentamento dell'attività economica dell'Eurozona evidenziata dalla flessione dell'indice Pmi composito in novembre dimostrerebbe che i tassi Bce hanno raggiunto il loro picco. Trichet ha anche accennato all'imminente viaggio in Cina per discutere della necessità di un rapido apprezzamento dello yuan, salito ai massimi (7,3989) sul dollaro da luglio 2005.
Secondo Gernot Nerb, economista dell'Ifo (istituto per le ricerche economiche con sede a Monaco di Baviera) l'euro è fondamentalmente sopravvalutato, ma si giova della persistente volatilità dei mercati, il ceo di Commerzbank, Klaus Peter Mueller, vede la divisa continentale a 1,50-1,60 dollari entro dodici mesi. L'euro forte è comunque una minaccia, aveva spiegato giovedì il ceo di Airbus Tom Enders, per la sopravvivenza della seconda società aerospaziale su scala mondiale, dopo l'americana Boeing. Airbus, ha precisato Enders, ha dovuto optare per una serie di tagli in bilancio a ricerca e sviluppo. La compagnia è già impegnato in un doloroso piano di tagli da 2,1 miliardi di euro 10 mila posti di lavoro entro il 2010. (a cura di Alberto Annicchiarico)