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«Broadband sul mobile, la vera miniera dei ricavi»

di Marco Niada

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Giovedí 29 Novembre 2007


La vicenda Telecom pare avviata a una soluzione negli assetti di vertice con il binomio Gabriele Galateri e Franco Bernabé. Sei mesi di incertezza non hanno però fatto bene alla società e il mondo circostante è cambiato, rapidamente. Negli ultimi 18 mesi società produttrici di apparecchiature come Blackberry, Apple e Nokia sono entrate con successo nel settore dei servizi, con evidenti riflessi sulla capitalizzazione. Con 68 miliardi di dollari, la canadese Rimm (che produce Blackberry) è balzata, da inizio anno, del 167% e capitalizza oggi 1,5 volte Bt. Apple e Nokia capitalizzano quanto Telefonica. Nel frattempo aziende come Alcatel o Nortel hanno perso circa il 50% di valore. La stessa Bt e Telecom hanno perso tra il 3 e il 5%. Francesco Caio, presidente di Lehman Brothers International e grande esperto di telecomunicazioni (è stato Ceo di Omnitel e Cable & Wireless) vede all'orizzonte profonde trasformazioni nel settore.
Che sta succedendo?
Se paragoniamo il mondo delle telecomunicazioni ad un lago, la superficie è piuttosto calma. I grandi gestori come France Telecom, Deutsche Telekom e Telefonica sono tornati a crescere nel 2007. Da una parte perché i fondi hanno venduto titoli bancari in crisi e investito in telecom. Dall'altra perché le aziende del settore hanno accelerato la riduzione dei costi e, come nel caso di Vodafone, anche la diversificazione geografica.
Tutto bene, dunque, almeno apparentemente...
Sotto la superficie, le cose stanno cambiando profondamente, specie sul fronte dei produttori di apparecchiature. Possiamo individuare tre categorie di società: i costruttori tradizionali di reti come Alcatel o Nortel, che hanno perso molto terreno. Altri come Cisco o Netgear hanno difeso le loro posizioni, mentre il trio Blackberry, Nokia e Apple hanno raddoppiato la capitalizzazione.
Come mai assistiamo ad andamenti così diversi?
Innanzitutto i gestori di rete stanno spostando i loro investimenti sulle tecnologie Ip e ciò danneggia i costruttori tradizionali. La storia dell'anno però è il boom di Blackberry e di Apple in virtù del nuovo modello di telefonia mobile su internet. Non solo vendono le apparecchiature ma riescono ormai a intercettare la componente del servizio. Blackberry genera ricavi con una percentuale sul traffico di posta elettronica e internet, mentre Apple, con iTunes e iPhone, ha saltato il fosso e la clientela sottoscrive direttamente l'abbonamento con la società Usa e non con i gestori. Ciò spiega il forte boom azionario di questi titoli.
Quali le buone notizie?
Le buone notizie sono che il boom di internet e banda larga ora si sposta sulla telefonia mobile portando a un aumento crescente di traffico e di servizi, e dunque di ricavi, per chi opera nel settore.
E le cattive?
I rischi sono che questa crescita "vada" a nuovi players. I gestori telefonici di fronte all'aumento del traffico si trovano nella necessità di investire con il rischio che i benefici possano andare a chi offre servizi senza investire un dollaro nelle reti.
Vodafone ha iniziato a produrre telefonini in proprio...
La società è sulla buona strada dato che, oltre a espandersi in mercati in sviluppo, ha lanciato servizi come la distribuzione di musica e lancerà terminali con il proprio marchio per minimizzare il rischio che il valore percepito dal cliente finisca ai produttori.
Come vede il 2008?
Il trend attuale continuerà. I produttori tradizionali dovranno tagliare i costi. I gestori dovranno sempre più spostare il tiro dal mercato domestico a quello globale e ci saranno ulteriori processi di aggregazione.
E Telecom, recupererà il terreno perduto?
Telecom in quest'ambito parte bene grazie all'alleanza con Telefonica che è già cresciuta sul mercato inglese comprando O2, oltre alla Germania e l'Europa Est. Entrambe hanno sinergie in America Latina. Per rispondere alle sfide di Apple, Nokia e Blackberry i gestori dovranno rispondere con strategie globali.

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