Il rischio c'è e si vede. Nei portafogli di quelle 300mila famiglie con redditi minimi che potrebbero avere in corso un mutuo fondiario a tasso variabile e che stanno per sfondare il tetto di sopportabilità della rata. Stiamo parlando di quella fascia di reddito che si collaca nel «primo quintile», cioè quel 20% di famiglie (4,7 milioni) che possono contare su un reddito netto mensile che non supera i 912 euro mensili, stando all'indagine sulla condizione abitativa svolta da Nomisma per il ministero dele Infrastrutture.
Considerando che il 13,8% delle famiglie italiane ha in corso mutui fondiari, dei quali i 3/4 a tasso variabile, è più che probabile che anche la fascia dei meno abbienti non si sia sottratta alla dura necessità, tanto più che spesso si tratta di aggiungere ai risparmi e all'aiuto dei parenti l'ultimo tassello per comporre il mosaico dell'acquisto. Chi non è riuscito ad avere un affitto agevolato si è infatti trovato con canoni talmente pesanti da spingere a fare il grande passo. E non è azzardato ipotizzare che, al netto di chi è in affitto (il 34% delle famiglie a basso reddito), il 12-13% abbia un mutuo, cioè 400mila, delle quali 300mila a tasso variabile.
Secondo Nomisma tutte le famiglie del primo quintile superano il 30% del reddito netto mensile come spesa per l'abitazione. La conseguenza potrebbe quindi essere allarmante: con la rapida salita dei tassi tutte le famiglie a basso reddito hanno superato la soglia di rischio, quella per la quale le banche sconsigliano di accendere un mutuo. Regola tanto più valida quando il reddito netto disponibile per famiglia (pagata la rata) scende sotto i 630 euro. Non è difficile immaginare che a 30mila famiglie basta pochissimo, ormai, per uscire dai labili confini della normalità quotidiana per diventare debitori insolventi.