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Crisi mutui, un'altra giornata nera per Borse e banche

a cura di Alberto Annicchiarico

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9 novembre 2007

Un altro venerdì da dimenticare per le Borse mondiali. Male Wall Street, scesa ai minimi da due mesi, affossata da banche e tecnologici, male le piazze europee. Queste ultime hanno bruciato 137 miliardi di euro, capitalizzazione persa dall'indice Euro Stoxx 600, che raggruppa le principali società del Vecchio Continente, in flessione oggi dell'1,58%. Il solo benchmarl Stoxx dei titoli bancari, arretrato del 2,1%, ha perso addirittura il 18% da inizio anno, con punte negative - è il caso della britannica Barclays, del 35%. Proprio Barclays è stata al centro di rumor su perdite per 10 miliardi di sterline. Al terremoto non è immune neppure Royal Bank of Scotland, fresca di conquista dell'olandese Abn Amro, sospettata di avere qualche scheletro nell'armadio. Alle banche inglesi, riporta il Times, la crisi dei jutui è costata sinora 90 miliardi di sterline in capitalizzazione bruciata dai mercati.

A Milano nell'ultima giornata dell'ottava il Mibtel ha accusato una perdita dell'1,88% e l'S&P/Mib dell'1,82% (-8,6% da inizio anno) . L'indice è stato appesantito dal forte calo di Banca Monte Paschi (Mps), calata dell'11% all'indomani dell'annuncio dell'acquisizione di Antonveneta. Maglie nere nel vecchio continente Amsterdam (-2,4%) e Zurigo (-2,1%). L'indice francese Cac40 ha perso l'1,79%, il londinese Ftse100 è andato sotto dell'1,21%, mentre il Dax (Francoforte) è rimasto praticamente fermo (+0,03%). A costringere i listini al ribasso sono soprattutto i titoli finanziari.

In Piazza Affari, in particolare, fanalino di coda del listino principale il Monte Paschi (-11,02% e bruciato un miliardo di capitalizzazione), che ha scontato una raffica di downgrade all'indomani dell'annuncio a dell'acquisizione di Antonveneta per 9 miliardi di euro che sarà finanziata per circa il 50% attraverso un aumento di capitale. Negativo tutto il comparto creditizio: Unicredito ha ceduto il 2,93% (dopo avere toccato un minimo da due anni sotto i 5 euro), Pop Milano, sospesa per ibasso poco prima della chiusra, il 3,34%. Frazionale la discesa del Banco Popolare e di Intesa Sanpaolo mentre Mediolanum ha messo a segno un +0,59%. Brillante solo la Pop Sondrio: +11,35%, dopo i conti trimestrali.

Fiat è arretrata (-5,08% a 19,81 euro) sull'ipotesi di un collocamento del 5% da parte di Unicredito che ha però seccamente smentito le voci. Nel settore assicurativo da segnalare FonSai (-6,06%). La musica non è cambiata nel settore costruzione, con Impregilo in ribasso del 3,99% e Italcementi del 3,47%. In netta controtendenza la Cementir dei Caltagirone (+4,16%), dopo gli ottimi risultati trimestrali della vigilia. Fra le tlc Telecom Italia ha registrato un ribasso dell'1,89%, all'indomani dei conti trimestrali mentre Pirelli ha lasciato sul terreno l'1,31% prima della pubblicazone dei risultati dei primi nove mesi.

Nella Grande Mela, invece, hanno tenuto banco i casi Wachovia e Fannie Mae (colosso privato dei mutui casa sponsorizzato dal governo), oltre che le difficoltà del comparto tecnologico. La quarta banca statunitense (+0,87%) prevede di aumentare gli accantonamenti per coprire le perdite, con buona probabilità record, sul credito nel quarto trimestre. «Wachovia ora si aspetta di registrare una perdita record nel quarto trimestre per un ammontare stimato fra i 500 e i 600 milioni di dollari, in aggiunta alle somme che dovrà stornare dal proprio attivo», si legge in una nota della banca di Charlotte, North Carolina. Wachovia ha anche fatto sapere che in ottobre il valore delle proprie Asset backed securities è sceso di 1,1 miliardi di dollari. L'esposizione residua di Wachovia a derivati come Abs e Cdo (Collateralized debt obligations) è crollata a 676 milioni, dagli 1,8 miliardi della fine di settembre.

Quanto a Fannie Mae (-1,61%), colosso dei mutui negli Usa, ha raddoppiato le perdite nel terzo trimestre portandole a 1,52 miliardi di dollari da 760 milioni. Il titolo è crollato del 7 per cento. L'utile nei primi nove mesi è sceso a 1,5 miliardi di dollari dai 3 miliardi registrati nello stesso periodo del 2006. In una nota la compagnia ha anche reso noto di aver aumentato le coperture per coprire le perdite legate ai subprime di 1,6 miliardi a 2 miliardi per i primi tre trimestri del 2007.

Wall Street, in ogni caso, ha chiuso la settimana con l'ennesimo tonfo. Protagoniste ancora una volta le preoccupazioni dei trader per l'esposizione delle banche alla crisi dei mutui e per la possibilità che la Fed decida di non proseguire nella strada dei taglio dei tassi sui fed funds. Molto male i tecnologici (con lo S&P Technology che ha bruciato il 3,21%). Alla fine della giornata di contrattazioni e dopo le operazioni di compensazione, il Dow Jones ha bruciato 223,55 punti (-1,69%), a quota 13.042,74 punti, mentre il Nasdaq ha perso 68,06 punti (-2,52%), a 2.627,94. In rosso anche lo S&P 500, arretrato di 21,07 punti (-1,43%), a 1.453,70. Gli indici azionari in generale si sono attestati al minimo degli ultimi due mesi.

La performance è stata decisamente negativa anche su base settimanale. Nelle ultime cinque sessioni, il Dow Jones è sceso del 4%, il Nasdaq ha bruciato il 6% del suo valore, riportando il peggior andamento su base settimanale dal 2004, e lo S&P 500 è scivolato del 3 per cento.
Raffica di vendite sui tecnologici dopo che Qualcomm, il secondo maggior gruppo americano per la produzione di microchip, ha dichiarato di attendersi una crescita della concorrenza nel settore per il prossimo anno con un calo dei risultati tra il 4 e il 7% sotto le proiezioni degli analisti. Le azioni Qualcomm hanno lasciato sul terreno il 4,18%, a 38,10 dollari. In salita invece il titolo Merck (+2,06%), nonostante il megarisarcimento da 4,85 miliardi di dollari che la casa farmaceutica deve pagare per i danni causati dal farmaco Vioxx, ritirato dal mercato dopo la scoperta di gravi effetti collaterali.

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