Era tutto vero: l'inflazione scatenata dal caro-petrolio e dal boom dei prezzi dei cereali flagella Eurolandia e lo farà ancora per un po'. «Il periodo temporaneo di alti tassi di inflazione sarà più lungo di quanto originariamente previsto», ha spiegato il presidente della Banca Centrale Europea, Jean-Claude Trichet, parlando davanti alla Commissione Affari economici e monetari dell'Europarlamento.
Rispetto alle proiezioni (tra 2 e 2,2% nel 2007, tra 2 e 3% nel 2008, tra 1,2% e 2,4% nel 2009), le forchette per il 2007 e il 2008 «si sono spostate verso l'alto». Le cause - secondo la Bce - sono da ricercare negli aumenti dei prezzi del petrolio e agricoli, dei prezzi amministrati, dalle tasse indirette oltre le stime, oltre che negli aumenti salariali in settori a bassa concorrenza. Trichet non ha aggiunto nulla di nuovo sulla valutazione del ciclo economico confermando che la crescita dell'eurozona sarà «più moderata» nel quarto trimestre 2007 e che, sebbene i fondamentali dell'economia «rimangano equilibrati», le prospettive di crescita sono al ribasso. Le banche centrali sono pronte a fronteggiare la materializzazione di rischi di credito, ha precisato il presidente Bce, secondo il quale non c'è comunque segno di un calo nell'attività di credito alle famiglie.
Intanto l'Eurotower dopo la super asta di martedì, ha annunciato un nuovo intervento sulla liquidità, questa volta a un giorno, scadenza giovedì. L'istituto centrale ha drenato 133,61 miliardi di euro a fronte di un importo massimo previsto di 150 miliardi. Il tasso fisso indicato dall'Istituto è stato del 4 per cento. Ieri, invece, erano stati assegnati 348,6 miliardi in un'asta straordinaria al tasso fisso del 4,21 per cento, ben al di sotto dei tassi interbancari utilizzati nelle ultime settimane. È stata la seconda volta dal 9 agosto che la Banca guidata da Jean-Claude Trichet lancia un'asta di questo tipo: sono stati promessi fondi illimitati. Di conseguenza nessun istituto ha avuto interesse a offrire più del 4,21% indicato come soglia minima dalla Bce.
Con la cospicua iniezione di liquidità - ben superiore a quella del 9 agosto, in piena turbolenza dovuta all'esplosione della crisi dei mutui subprime, quando vennero immessi sul mercato poco meno di 95 miliardi di euro - la Bce ha cercato di indurre la banche ad aprire nuovamente i cordoni del credito. Gli effetti non hanno tardato a farsi sentire. Il tasso interbancario in euro a due settimane è sceso di 50 punti base al 4,45%, un livello che supera di 45 punti base il tasso-Bce , dopo che nelle scorse due settimane aveva segnato un rialzo di 83 punti base.
Dopo la mossa dell'Eurotower l'Euribor base 360 e 365 giorni, tasso interbancario utilizzato come riferimento per i mutui ipotecari a tasso variabile (le rate sono cresciute vertiginosamente negli ultimi tre mesi), è sceso ancora, anche se con minor decisione rispetto alla vigilia: l'Euribor a un mese è fissato oggi al 4,564% contro il 4,634% della vigilia mentre quello a tre mesi è passato al 4,812% dal 4,876% di ieri. È tornato a salire, sia pure leggermente, il tasso a due settimane, dal 4,45% al 4,54 per cento. Il 29 novembre scorso la salita dell'Euribor a un mese era stata inusitatamente repentina: dal 4,2% al 4,8%, con una progressiva impennata al 5%, ovvero ai massimi da sette anni.