Franco Bernabè ricomincia da 15. Dai quindici giorni trascorsi alla guida operativa di Telecom Italia nove anni fa. Perchè poi, come ha spiegato ieri, gli altri sei-sette mesi li ha passati a contrastare l'Opa di Gnutti e Colaninno che ha messo fine anzitempo al suo primo mandato. Questa volta sarà diverso. A condividere con Bernabè l'avventura telefonica ci sarà, alla presidenza, Gabriele Galateri, cooptato in cda insieme al nuovo amministratore delegato. Nomine apprezzate anche da Telefonica, sebbene sul metodo della scelta siano da registrare le perplessità di due consiglieri indipendenti, Domenico De Sole e Luigi Zingales, che hanno votato a favore dell'ingresso in cda dei due manager, ma contro l'attribuzione delle deleghe.
«Il nostro arrivo in Telecom non è stato semplice e lineare, ma vorrei pregarvi di considerare che si tratta di un'azienda molto importante e che l'azionariato è complesso», ha esordito Galateri. E ora il nuovo vertice vuole pensare solo al rilancio, con l'obiettivo di «valorizzare le potenzialità di Telecom, grande patrimonio del Paese». Galateri e Bernabè si conoscono da trent'anni e hanno promesso che collaboreranno nell'ambito di una ripartizione dei ruoli fissata con chiarezza dal consiglio. Al presidente spetta il «generale potere di indirizzo e controllo» con compiti di supervisione sui piani, sugli assetti organizzativi, sull'andamento economico e finanziario; la responsabilità di sovrintendere al sistema di controllo interno; il coordinamento delle funzioni di gruppo general counsel, gli affari legali e i rapporti istituzionali; la responsabilità in materia di disclosure al mercato. All'amministratore delegato è riconosciuto il ruolo di capo-azienda con tutte le responsabilità conseguenti sulla definizione dei piani, degli assetti organizzativi, di gestione e sviluppo del business, e del trattamento dei dati in materia di privacy.
La sfida del nuovo vertice è impegnativa. La Telecom di oggi non è più quella appena uscita dalla privatizzazione. Ha un "vissuto" fatto di trapassi proprietari all'insegna dell'italianità, ha un'eredità di debiti da gestire, ha ridimensionato la sua presenza all'estero. Di dismissioni però il nuovo a.d. non vuole sentire più parlare: «Ne sono state fatte talmente tante, che mi preoccupo di acquisire piuttosto che di dismettere». Con quali risorse non è ancora chiaro, ma il vecchio piano industriale di fatto è già stato archiviato. Bernabè ha chiesto qualche giorno per valutare la situazione, ma ha già annunciato il programma: «Gestire la capacità di crescita, non rassegnarsi al declino o alla stagnazione».
Da Telefonica potrà arrivare un aiuto? È un'opportunità o un vincolo avere un grande gruppo concorrente nell'azionariato di riferimento? Per Galateri, che è amico di lunga data del presidente spagnolo Cesar Alierta («quando ci si conosce bene si parla chiaro»), non ci sono dubbi: «È vero che Alierta era preoccupato dell'intervento di Slim e di AT&T, ma l'obiettivo condiviso da Telefonica è il rilancio di Telecom Italia». Le sinergie ipotizzabili si scontrano con i vincoli posti in Sudamerica, per il momento in Brasile, ma secondo Bernabè «gli spazi di collaborazione si troveranno». L'area più promettente? «Lo scambio di esperienze». Se Telefonica ha dato grande prova di dinamismo imprenditoriale, secondo il neo amministratore delegato il management di Telecom ha saputo assicurare «risultati di primissimo ordine ed eccezionale profittabilità». Risorse umane da cui partire, dal momento che la priorità è «restituire ai dipendenti l'orgoglio di far parte di un gruppo vincente».
Quanto all'ipotesi di scorporo della rete, Bernabè non si sbilancia: «È un problema da affrontare il modo "laico". Riavvieremo al più presto la discussione con l'Agcom e troveremo una soluzione che vada bene a tutti». Secondo quanto riferisce l'agenzia Radiocor, il tema della rete è all'ordine del giorno della riunione odierna dell'Agcom.
Intanto il nuovo vertice si prepara a sciogliere i legami con il passato. Bernabè ha annunciato che dismetterà tutte le partecipazioni e abbandonerà qualsiasi attività per concentrarsi sul nuovo incarico. Galateri si è detto pronto a lasciare le cariche derivanti dal suo precedente ruolo in Mediobanca non appena glielo chiederanno, anche se al momento non vede problemi.
L'azienda, da parte sua, non è riuscita invece ancora del tutto a voltar pagina per via delle indagini della magistratura in corso. Ma ieri con un comunicato, ha voluto rimarcare il ruolo di collaborazione tenuto dai suoi dirigenti, rivendicando che il primo esposto sulle vicende che hanno coinvolto la security è del giugno 2006, cioè di tre mesi antecedente la prima misura cautelare disposta dall'autorità giudiziaria.