Forti perdite anche oggi nelle Borse asiatiche, decisamente più marcate della vigilia, dopo il tonfo nei principali mercati europei e americani. Negli Stati Uniti ieri la Borsa era chiusa in occasione del Martin Luther King Day e quindi si aspetta la reazione di Wall Street al lunedì nero. Secondo gli analisti citati da Bloomberg si tratta, nel Far East, del peggior calo dall'aprile 1990.
Peggior seduta della storia per la Borsa di Hong Kong, dove l'indice Hang Seng ha perso l'8,65% a 21.757,63 punti, facendo segnare la flessione giornaliera più consistente di sempre. «C'è il panico - commenta pessimista Patrick Chang da Kuala Lumpur - E non vediamo il fondo almeno per le prossime due settimane».
Intanto la Borsa di Tokyo ha concluso una nuova seduta in profondo rosso, zavorrata dagli accresciuti timori di recessione negli Usa e dal rafforzamento dello yen, che penalizza gli esportatori. Il Nikkei ha perso il 5,65% a 12.573,05 punti, mentre l'indice Topix è scivolato del 5,7% a 1.219,95. La Borsa di Shanghai ha chiuso le contrattazioni odierne con una perdita del 7,22 per cento scendendo a 4.914,43 punti. La Bank of China è stata sospesa dalle contrattazioni dopo il diffondersi di indiscrezioni, secondo cui l'istituto di emissione cinese si appresterebe a una drastica riduzione del valore nominale dei propri asset, in conseguenza della crisi legata al crollo dei mutui subprime americani.
Chiusura in rosso anche se lontana dai minimi per la Borsa di Bombay, dove l'indice Sensex ha perso il 4,55% a 16.803,83 punti. In apertura le contrattazioni erano state sospese per circa un'ora dopo il tonfo fatto segnare in avvio di seduta (-9,75%). L'andamento dei listini aveva spinto il governo indiano a intervenire, invitando gli investitori alla calma e chiedendo loro di non preoccuparsi dei problemi finanziari dell'Occidente.
Musica non differente a Sydney, che ha chiuso la seduta odierna con un forte ribasso del 7,1%. Tutti i mercati dell'Asia soffrono pesanti perdite, soprattutto a causa della paura di una recessione negli Stati Uniti, principale cliente delle esportazioni asiatiche, e delle conseguenze sull'economia mondiale. In Indonesia le perdite nel mattino sono state pari al 7,5 per cento,. A picco anche Singapore (-4,83%), Kuala Lumpur (-3,99%), Bangkok (-4,45%) e Jakarta (-9,1%).
Tornando al Giappone, con il tonfo odierno il Nikkei è sceso al livello più basso dal settembre 2005 ed è arrivato a perdere circa il 18% dall'inizio dell'anno. Andamento analogo per il Topix, che dalla prima seduta del 2008 ha visto andare in fumo il 17% del proprio valore. La fuga degli investitori dal mercato azionario nipponico ha avuto d'altra parte immediato riflesso sul rendimento dei treasury biennali, sceso al livello minimo dall'aprile 2004. In netto rialzo, invece, il valore dei titoli di debito in seguito all'incremento della domanda.
Più in dettaglio, crollano i prezzi di petrolio e metalli e con loro le quotazioni dei titoli del settore come Bhp Billiton che ha perso il 6,9%, Rio Tinto il 12%, PetroChina il 12%, Inpex il 9,6%. «Un sentiment ribassista continua a dominare sul mercato» commenta Hans Kunnen da Sydney dove Fortescue Metal Group ha perso il 12% (-41% da fine dicembre 2007). Giù gli export con Toyota in ribasso del 7,2%, Sony del 6,9%, Samsung del 5%. Tra i tecnologici Taiwan Semiconductor ha lasciato il 6,9%. A Hong Kong tra i peggiori China Mobile (-4,1%), China Life Insurance (-9,7%) e Hsbc tra i bancari con un calo del 6% ai minimi da ottobre 2006.