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Italease, la banca si costituisce parte civile

di Raffaella Calandra

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26 Gennaio 2008

«Il lavoro della magistratura inquirente sta non solo riconfermando la sussistenza di gravi responsabilità in relazione ai fatti denunciati per primi dalla Banca, ma sta anche mettendo in luce come la stessa Banca sia stata gestita in modo occulto e parallelo da un ristretto numero di soggetti». Così il presidente di Banca Italease, Lino Benassi, in merito ai recenti sviluppi dell'inchiesta sul caso derivati dell'istituto di leasing. Per questo, ha aggiunto «la Banca certamente eserciterà l'azione civile nei confronti di quegli stessi soggetti le cui responsabilità si vanno comprovando e sono oggetto di contestazione».
Le “anomalie” all'interno di Italease erano ben presenti anche ai dipendenti: «Sulle fatture, capitava che non vi era corrispondenza tra la prima indicazione del mediatore, ad esempio Calza, e quello che fatturava materialmente». Così raccontava ai pm Roberto Pellicano e Giulia Perrotti il 14 settembre Elisabetta Carboni, impiegata dell'ufficio Financial Banking, gestito prima da Massimo Sarandrea, poi da Walter Goldoni, entrambi indagati. Anomalie, come il fatto che «il nome del mediatore era fornito dopo la conclusione del contratto», o che il «mediatore venisse retribuito anche per operazioni di ristrutturazione, dove – dichiara – Italease già pagava un costo di chiusura e non lo richiedeva al cliente». «Incomprensibile» invece è per un altro dipendente, Asperi, che le «percentuali dovute al mediatore potessero coprire – racconta – tutto o gran parte dell'up front». Anomalie che invece i magistrati di Milano spiegano con «il disegno criminale di straordinaria callidità» di Massimo Faenza, ex amministratore delegato e degli altri arrestati, nel «deviare a fini illeciti e di arricchimento personale le principali attività economiche di Italease e di alcune collegate». Parte del denaro sottratto sarebbe stato occultato presso l'Istituto Bancario Sammarinese, dove il servizio antiriciclaggio aveva segnalato movimentazioni sospette su un conto acceso il 2 agosto 2006, intestato alla Final Work Consulting, dove è confluito un bonifico di 3,3 milioni dalla società Raelle sas Consulting; soldi in parte utilizzati per aprire libretti, 16 dei quali estinti da Massimo Sarandrea e Roberto Fabbri, entrambi in carcere. Della preoccupazione per il blocco dei conti a San Marino parlano in un'intercettazione lo stesso Sarandrea e un altro degli arrestati, Luca De Filippo. Il cosiddetto “gruppo De Filippo” si colloca al secondo posto dei maggiori percettori di mediazioni. Avrebbe incassato provvigioni per due dei 12 principali clienti, in materia di derivati: Wheerent Autonoleggio e Radio Dimensione Suono (1.625.000). A fine ottobre, l'Ufficio italiano cambi invia alla procura una nota con le segnalazioni sospette su De Filippo, collegato alle società Karont, Jet Business Aviation e One, indicando tutti i movimenti su un conto corrente della Cassa di Risparmio di Civitavecchia (n.50845). Movimenti, spesso a favore di «soggetti che hanno avuto a che fare con banca Italease», nota il gip Cesare Tacconi nell'ordinanza. A lui, il Nucleo Tributario della Guardia di Finanza ha sequestrato – riporta Radiocor – saldi attivi di conti correnti e dossier titoli. La ricerca dei soldi, sottratti secondo l'accusa all'istituto, porta gli inquirenti anche verso l'Austria, attraverso Manfred Hirschmann, arrestato per riciclaggio, ma indagato anche dalla Procura di Lamezia Terme per truffe all'Ue.

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