Chiusura in forte calo per la Borsa giapponese, penalizzata dalla nuova accelerazione record dei prezzi petroliferi. Nel finale l'indice Nikkei-225 è stato indicato a 13.310,37 punti, in calo del 3,25%. La voglia di realizzare i recenti guadagni, la parsimonia degli investitori esteri e l'attesa per i dati statunitensi (soprattutto quelli del mercato immobiliare) hanno ingessato il mercato, contribuendo ad alterare la portata delle oscillazioni. Tra le Borse asiatiche scivolone anche per Hong Kong che ha perso il 2,2% a 23,590.58 punti, il calo maggiore da una settimana.
Intanto il comitato di politica monetaria della Banca giapponese, secondo i verbali della riunione di gennaio, ha sottolineato la necessità di «non agitarsi troppo» di fronte alla crisi finanziaria mondiale perché l'impatto sarà solo temporaneo. In quella riunione (22 gennaio), i nove membri del comitato hanno confermato all'unanimità il tasso guida allo 0,50%. Decisione confermata poi nella riunione tenuta dalla BoJ il 14-15 febbraio.
«I mercati mondiali continuano a essere instabili» tuttavia, secondo i verbali che la BoJ ha diffuso stamani, «la dinamica della crescita economica giapponese resta globalmente intatta e il ciclo dovrebbe proseguire la sua moderata espansione in un clima di prezzi stabili». I membri del comitato di politica monetaria nell'incontro di gennaio hanno sottolineato che per quanto riguarda la crisi mondiale «è importante non agitarsi troppo a causa degli sviluppi di breve termine, ma piuttosto è meglio realizzare proiezioni delle tendenze dell'economia e dei prezzi sul lungo periodo».
Le riflessioni della BoJ sembrano allontanare la prospettiva di un allentamento del credito, tanto più che la crescita economica del Giappone nell'ultimo trimestre 2007 (+3,7% come ritmo annuale) è risultata migliore delle attese. Alcuni economisti tuttavia non scartano del tutto l'ipotesi di una possibile prossima riduzione dei tassi d'interesse da parte della BoJ, né addirittura un eventuale ritorno a una politica di tasso zero, per rilanciare la crescita del Sol Levante nel caso in cui questa fosse rallentata in modo significativo dalla crisi economica agli Stati Uniti, principale partner commerciale del Paese.