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Ducati, Bonomi prepara l'Opa

di Giuliano e Balestreri Alberto Grassani

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19 Febbraio 2008

La stagione dei delisting è partita. E Ducati e Sirti potrebbero essere le prime due società a lasciare la Borsa di Milano nel 2008. Su Ducati – ricapitalizzata, risanata e tornata all'utile con il bilancio 2007 – l'Opa è già allo studio da parte dell'azionista di maggioranza Investindustrial. Mentre per Sirti è atteso nei prossimi giorni il lancio di un'offerta residuale da parte di Viit (il veicolo partecipato da Euraleo, Clessidra, la stessa Investindustrial, 21 Partners oltre alla famiglia Chiarva e Techint) primo socio della società salito al 93,9% del capitale con un'Opa a 2,65 euro conclusasi lo scorso 8 febbraio.
L'operazione maggiore è quella su Ducati, società sostanzialmente priva di debiti che in Borsa capitalizza 457 milioni di euro. Secondo indiscrezioni prive di riscontri ufficiali, Investindustrial – che a fine 2005 ha rilevato il 29% del capitale a 0,85 euro per azione – sarebbe prossima a un'offerta pubblica d'acquisto di cui non si ha alcuna indicazione sul prezzo. Non è chiaro peraltro se l'offerta verrà portata avanti insieme ai partner internazionali World motors white e World motors Redsca con cui Investindustrial ha rilevato il controllo della casa motociclistica di Borgo Panigale dagli americani di Texas pacific group. È certo invece che il private equity che fa capo alla famiglia Bonomi non ha problemi a finanziare l'operazione: il fondo ha effettuato investimenti per circa 1 miliardo di euro ed ha ancora a disposizione circa 1,3 miliardi per le operazioni future. Peraltro l'offerta allo studio su Ducati giunge alla fine del tunaround del produttore di moto sportive guidato Gabriele Del Torchio e sembra sfruttare l'opportunità data dalla recente caduta dei listini: Ducati, dopo il lungo rialzo che ha accompagnato i progressi industriali e i successi di Casey Stoner nel MotoGp, è caduta a Piazza Affari da 2,30 euro di ottobre ai 1,39 euro di ieri.
Del Torchio proprio nelle settimane scorse ha presentato un nuovo progetto industriale al 2010 che prevede una crescita dei ricavi fino a 500 milioni di euro e un utile prima delle tasse ammortamenti e interessi (Ebitda) al 20% del fatturato. Insomma, l'attuale valorizzazione di Borsa di Ducati è di 4,5 volte l'Ebitda atteso al 2010.
Più semplice la situazione di Sirti. L'ultima Opa (la terza dal 2000) sull'azienda presieduta da Gianni Maria Chiarva si è conclusa l'8 febbraio con adesioni pari al 24% del capitale, per un controvalore di circa 142 milioni di euro, ma per pochi "spiccioli" è stato mancato l'obiettivo del 95%, la quota necessaria per procedere al delisting. Insomma tra l'uscita da Piazza Affari e Sirti c'è ancora di mezzo l'1,1% del capitale, «probabilmente rimasto dimenticato in qualche cassetto di un piccolo azionista» dicono fonti finanziarie vicine all'operazione. Un investimento da poco più di 650mila euro, davvero poco più che spiccioli per i grandi soci della società milanese (Invest Industrial in questi giorni è anche impegnata nell'Opa per il delisting di Polynt) così, nell'ultima settimana, le voci sul possibile lancio di un'offerta pubblica residuale si sono susseguite. Ieri i rumors si sono intensificati al punto che sono in molti a scommettere che già oggi potrebbe essere inviata alla Consob la richiesta ufficiale per dare il via all'Opa residuale. Già fissato anche a 2,65 euro per azione il prezzo, che rappresenta un premio del 4,5% sulla chiusura in Borsa di ieri a 2,53% (-1,32%).
I vertici della società avrebbero quindi rotto gli indugi preparandosi all'uscita da Piazza Affari per concentrarsi sullo sviluppo della società senza l'impegno dei risultati trimestrali. E sì, perché nel caso di Sirti il delisting non è strettamente correlato all'andamento borsistico. Nell'ultimo mese il titolo ha ceduto il 3,87%, ma è fermo allo stesso livello di un anno fa (+0,6%). Insomma si tratterebbe più che altro di una decisione strategica. In questi giorni, inoltre, la società di tlc è concentrata sul ricorso di Almaviva per la gara sui servizi tecnologici delle Fs. «Per noi è una buona opportunità, ma non è fondamentale» ha detto Chiarva a margine di un convegno sul private equity, «è importante che non venga data ragione ad Almaviva – ha continuato –, ma se il Consiglio di Stato annullasse la gara non so se parteciperemmo ancora».

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