Shock, rabbia, incredulità, e soprattutto la consapevolezza che gran parte dei loro risparmi è andata in fumo. I 14 mila dipendenti di Bear Stearns, la quinta banca d'affari di Wall Street che è stata venduta domenica a JP Morgan a un prezzo a dir poco stracciato - 236,2 milioni di dollari contro i 3,5 miliardi di dollari di valore di mercato lo scorso venerdì - non riescono ancora a crederci. Ma la verità è che, oltre a rischiare di perdere ora il loro posto di lavoro, assisteranno - e questo è sicuro - a una forte svalutazione delle proprie partecipazioni. I dipendenti di Bear Stearns possiedono infatti un terzo circa delle azioni del colosso: una partecipazione complessiva che, ai bei tempi, valeva ben 6,3 miliardi di dollari e che ora ha un valore di soli 79 milioni di dollari.
È questo l'effetto più diretto dell'accordo con cui JP Morgan acquisterà Bear per appena due dollari per azioni. «E' una cosa devastante - ha commentato al Wall Street Journal Stephen Raphael, 62 anni, broker della banca d'affari quasi in pensione e dipendente dal 1974, parlando dal quartiere generale del colosso di New York -. Ho trascorso più tempo a Bear Stearns che con la mia famiglia».
«Tutti sono semplicemente increduli. Sembra di essere a un funerale», ha detto un altro dipendente, che lavora nella divisione reddito fisso. Un impiegato residente a Staten Island ha ammesso poi di aver perso tutti i suoi risparmi, rappresentati fino a lunedì da azioni Bear Stearns per un valore di 600 mila dollari, e un altro, sia per il crollo del titolo che l'acquisizione della banca a due dollari per azione da parte di JP Morgan, ha dichiarato una perdita di 400 mila dollari.
Oltre alla disperazione, c'è però anche tanta rabbia, rivolta contro l'ex amministratore delegato James Cayne, l'attuale Alan Schwartz e il direttore finanziario Sam Mulinaro. L'accusa è di non essere riusciti a salvaguardare la posizione finanziaria del colosso, ma anche di aver percepito compensi sproporzionati, alla luce della crisi che ha colpito la banca. Inoltre, stando almeno alle testimonianze dei lavoratori newyorchesi, Bear Stearns non ha indetto alcuna riunione per informare il personale di quanto sta accadendo. «Accuso il sistema, accuso l'avidità - ha rincarato la dose Raphael - Sono molto, molto sconvolto, ho il cuore a pezzi, veramente. E penso che probabilmente sarò licenziato».