L'Eni rientra in Venezuela nell' upstream petrolifero – dopo aver subito nel 2006, da parte del governo di Caracas, la confisca del giacimento di Dacion – con un accordo siglato appena ieri con la locale azienda di Stato: la Petróleos de Venezuela Sa, o Pdvsa.
I due gruppi costituiranno una società a capitale misto, al 40% dell'Eni e al 60% della Pdvsa, per lo sfruttamento di un'area di 670 chilometri quadrati (il blocco petrolifero Junin 5) nella cosiddetta faja dell'Orinoco, la fascia del fiume Orinoco che contiene il più grande deposito al mondo di idrocarburi pesanti, stimato nel suo insieme in 1.300 miliardi di barili di olio.
L'area assegnata all'Eni, in parte già esplorata, è situata nello Stato venezuelano di Anzoátegui, 550 chilometri a Sud-est della capitale, e possiede un potenziale di riserve di oltre 2,5 miliardi di barili. In una prima fase, che secondo quanto ha comunicato l'Eni dovrebbe durare fino al 2010, italiani e venezuelani eseguiranno gli studi per il calcolo esatto delle riserve utilizzabili.
Tra due anni, il giacimento dovrebbe già essere in grado di produrre 30mila barili di olio pesante al giorno. Il grosso degli investimenti dovrebbe però cominciare a partire dal 2010, per protrarsi fino al 2014. In questo quadriennio, per portare la produzione giornaliera a 300mila barili, «i due gruppi dovranno investire nel complesso – dichiara al Sole-24 Ore Paolo Scaroni, amministratore delegato dell'Eni – 10 miliardi di dollari: 4 miliardi di nostra competenza e 6 di competenza della Pdvsa». Gli idrocarburi estratti dal blocco Junin 5, prima di essere immessi sul mercato, saranno sottoposti a uno speciale trattamento in un impianto che dovrà essere realizzato e che sfrutterà una tecnologia dell'Eni (denominata Est, Eni slurry technology) già sperimentata in Italia in un paio di raffinerie.
Con questo trattamento, che consiste nel ridurre le quantità di carbonio dell'olio estratto e nell'aumentare quelle di idrogeno, gli idrocarburi pesanti dell'Orinoco saranno resi più leggeri prima di essere messi in vendita. Scaroni dice di essere soddisfatto dell'accordo. E ricorda le peripezie cui è andato incontro l'Eni in Venezuela a partire dalla fine del 2005, con il varo della nuova legge petrolifera voluta dal presidente Hugo Chavez. La legge ha obbligato le società estere presenti nel Paese a cedere alla Pdvsa la maggioranza azionaria di tutti i loro giacimenti. In caso contrario, il Venezuela avrebbe rescisso in modo unilaterale i contratti di concessione.
Eni e la statunitense ExxonMobil hanno percorso la seconda strada.
Eni ha così subito la confisca del campo di Dacion (60mila barili di greggio al giorno) ricevuto in dote nel 2001 dall'inglese Lasmo, che era stata acquisita in Borsa con un'Opa amichevole da 9mila miliardi di lire.
Ne è scaturita una lite sfociata in un arbitrato internazionale a Washington che s'è chiuso nelle scorse settimane con un accordo: un rimborso in denaro da parte dei venezuelani, di poco superiore al valore di libro del giacimento confiscato, cui si aggiunge l'alleanza strategica appena firmata.
«Con la mano destra litigavamo – prosegue Scaroni, ripercorrendo questi due anni di controversie – e con la sinistra negoziavamo. La situazione s'è sbloccata circa quattro settimane fa, quando, durante un incontro con il ministro dell'Energia e del Petrolio venezuelano, Rafael Ramirez, abbiamo ricevuto promesse su un nostro possibile ingresso nella fascia dell'Orinoco».
Oggi l'Eni si aggiudica, insieme con la Pdvsa, la più grande area petrolifera della regione dell'Orinoco. Bp, ChevronTexaco, Statoil, Shell sono a loro volta presenti in questa zona del Paese, ma operano su superfici meno estese del blocco Junin 5 e con partecipazioni azionarie anche di molto inferiori al 40% riconosciuto al gruppo italiano.
La società del "cane a sei zampe", nel Golfo venezuelano di Paria, partecipa inoltre con il 26% alla Petrosucre, che gestisce il campo di Corocoro, e con il 19,5% alla Petrolera Guiria, che gestisce il ritrovamento di Punta Sur.
Di entrambe le società, la stessa Pdvsa possiede le quote di maggioranza assoluta.