Ormai non si contano più le volte che i ministri dell'Eurogruppo hanno lanciato allarmi sull'euro forte e sulla eccessiva volatilità dei cambi (dimenticandosi che euro e dollaro, in parità nel luglio 2002, hanno raggiunto una situazione da "prendo tre pago due" dopo cinque anni e mezzo). Ora che si scommette su quota 1,55, i governi vorrebbero tirare il freno, ma sanno benissimo di lanciare parole al vento.
Il vero problema, infatti, non sta a Bruxelles, Parigi o Berlino ma, mercati permettendo, a Washington. Trichet lo sa e lo dice apertamente. Altra deplorevole conferma: gli europei parlano di euro muovendosi in ordine sparso. Ora il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker sembra propendere per la tesi francese, ma Spagna, Olanda e, nonostante tutto, la Germania non seguono la fanfara mentre l'inflazione per il secondo mese consecutivo è al 3,2%, massimo da dieci anni. Con il barile stabilmente oltre 100 dollari non c'è da scherzare. Se tra gennaio 2002 e novembre 2007 il dollaro fosse rimasto al valore 2002, in novembre il barile Brent sarebbe costato 104,7 euro mentre ne costava 63. (Il Sole 24 Ore Radiocor)