Ge Capital è a un passo da Interbanca. Sembra ormai imminente l'accordo tra il Banco Santander e il colosso finanziario statunitense per l'acquisto dell'ex merchant del gruppo Antonveneta. Secondo indiscrezioni, l'operazione potrebbe infatti essere annunciata già nei prossimi giorni.
Il valore della transazione dovrebbe aggirarsi sui 900 milioni di euro e rientrerebbe all'interno di un accordo europeo più ampio con il gruppo iberico presieduto da Emilio Botin nell'ambito dei servizi finanziari.
Del resto,le relazionitra l'istituto spagnolo e la conglomerata americana sono storicamente buone. E dopo una lunga due diligence sui conti di Interbanca gestita da Giuseppe Recchi, gran capo di Ge nel Sud Europa, il tavolo delle trattative si sarebbe spostato nelle ultime settimane in Spagna. E qui sarebbero entrati in gioco altri aspetti in un accordo più ampio.
L'operazione di Ge Capital arriva un po' a sorpresa sul suolo italiano, dove gli americani hanno sempre guardato con interesse diversi dossier ma senza mai arrivare al closing finale.
Tuttavia per molti addetti ai lavori non è una sorpresa: infatti General Electric è ricca di liquidità, una qualità fondamentale in un periodo come l'attuale. Inoltre gli americani stanno cercando di guidare un processo di consolidamento in Europa tra banche di medie dimensioni: non è un caso che circa un mese fa Ge Capital abbia comprato in Grecia anche il 45% della Aegean Baltic Bank. Inoltre gli americani hanno la licenza per esercitare attività bancaria: un requisito che, fin dalle fasi iniziali, è sembrato strategico nell'asta su Interbanca, gestita da Rothschild. Infatti per l'ex merchant bank del gruppo Antonveneta erano scesi in campo, oltre al finanziere Francesco Micheli, principalmente fondi di private equity, da Jc Flowers a Investitori Associati fino ad Apax: soggetti che, da soli, non possono rilevare gruppi bancari ma possono farlo solo in alleanza con altri istituti di credito. Così è apparsa subito debole la candidatura di alcuni fondi. Per ultima Clessidra, il private equity italiano guidato da Claudio Sposito, che ha provato a chiudere l'operazione, senza tuttavia trovare l'indispensabile assist di un partner bancario.
Per la storica banca d'affari milanese, si tratta del primo passaggio sotto il cappello di un azionista internazionale. Anche se il legame con gli Usa non è del tutto nuovo. Interbanca è stata infatti fondata nel 1961 dal Banco Ambrosiano, dalla Banca Nazionale dell'Agricoltura e dalla Banca d'America e d'Italia. Successivamente, a fine anni '80, il controllo diventerà oggetto di uno scontro finanziario tra la Bna di Auletta e il finanziere Francesco Micheli.
L'epilogo,dopo un'aspra contesa giocata in Borsa ma anche in tribunale, porterà Interbanca sotto la Banca AntonVeneta di Silvano Pontello (che rileva Bna e sigla la pace con Micheli, con cui stringerà proficui rapporti). Al vertice arriva Giorgio Cirla, che rilancia il marchio della banca d'affari con una serie di operazioni e acquisto di partecipazioni. Negli anni '90, Cirla salda i rapporti con la Hopa di Emilio Gnutti. Un legame, insieme a quello originario tra Pontello e Micheli, che anni dopo (siamo ormai a cavallo tra il '98 e il '99) porterà alla scalata della «razza padana» alla Telecom.
Chiusa l'avventura telefonica nel 2001, peraltro con una lauta plusvalenza, Interbanca esce dal raggio d'azione delle grandi operazioni. E si trova alle prese con la decadenza dell'alleanza con Gnutti, che lascia in dote una serie di partecipazioni poco redditizie.
Scomparso Pontello, il nuovo corso di AntonVeneta promuove un ricambio manageriale in Interbanca che, nel frattempo, viene anche delistata cessando di avere una vera e propria autonomia. L'olandesizzazione di AntonVeneta da parte di Abn, che culminerà poi con l'Opa del 2005, porta all'innesto di nuovi manager anche in Interbanca: Francesco Spinelli, Achille Mucci, Paolo Braghieri. E proprio Braghieri, ex banchiere del Csfb che ai tempi dell'Opa Telecom stava dall'altra parte della barricata rispetto alla cordata Interbanca, è il manager che in questi mesi difficili ha traghettato l'istituto e che probabilmente sarà chiamato a gestire anche la nuova fase.