«Cosa sta succedendo?». Se questa domanda la ponesse un piccolo risparmiatore non ci sarebbe nulla di strano. Il problema è che ieri erano i grandi fondi internazionali a chiamare le banche italiane per sapere cosa sta accadendo ai BTp e ai CcT. E questo non è affatto consueto. In effetti sui titoli di Stato italiani, che ieri hanno perso un punto pieno, è scoppiata la bufera: per la prima volta da quando esiste l'euro, il rendimento dei BTp decennali supera infatti quello dei titoli di Stato tedeschi di 58 punti base. Questo significa che i titoli di Stato italiani devono offrire un rendimento dello 0,58% in più dei "colleghi" tedeschi per attrarre gli investitori. Livello che, sul mercato, nessuno riesce veramente a motivare: tra le sale operative girano decine di spiegazioni diverse. E anche i grandi fondi internazionali brancolano nel buio.
Solo su un punto sono tutti d'accordo: i BTp italiani non sono gli unici titoli di Stato ad essere penalizzati. A perdere quota rispetto alla Germania sono infatti tutti i Paesi europei: dalla Grecia, al Portogallo, fino alla Francia. E questo accade ormai da un paio di mesi: quando il mercato saliva (come è accaduto nelle ultime settimane) i Bund tedeschi salivano più degli altri titoli di Stato europei; e ora che il mercato scende (come è invece accaduto ieri) i Bund scendono meno degli altri. La giornata di ieri è esemplare: i BTp decennali hanno perso un punto pieno facendo salire il rendimento di 13 centesimi, mentre i Bund hanno ceduto lo 0,32 facendo lievitare il tasso d'interesse di soli 4 centesimi. Insomma: entrambi sono scesi, ma i BTp di più. Idem per i titoli degli altri Paesi europei. Questo significa che il problema non va cercato in Italia, ma nei mercati finanziari internazionali.
Su questo concordano tutti. Ma poi quando gli operatori cercano di individuare le motivazioni precise, ognuno dice la sua. Qualcuno sostiene che la causa vada cercata nella crisi di liquidità che sta tornando a pesare sulle banche. In effetti in questi giorni i tassi interbancari, quelli che i vari istituti di credito applicano quando si prestano denaro a vicenda, sono tornati a salire: ieri l'Euribor è cresciuto al 4,398%, massimo dal 18 gennaio. Questo significa che, per le banche, sta diventando più difficile (o meglio, più costoso) ottenere liquidità. Per questo – sostiene un operatore – tanti istituti per raccogliere denaro vendono titoli di Stato. E, dovendo scegliere cosa cedere, preferiscono scaricare i titoli dei Paesi più "periferici" come l'Italia e la Grecia, piuttosto che quelli tedeschi che sono gli unici ad avere un contratto future molto liquido.
Altri operatori danno una spiegazione più semplice: in un momento di grande incertezza, dicono, tanti fondi pensano di rifugiarsi sui Bund piuttosto che sui BTp. Altri operatori, invece, parlano di riassetto dei portafogli. Altri, infine, legano la situazione attuale al fatto che gli investitori temono che presto o tardi aumentino i fallimenti tra le società. Per cercare di assicurare il proprio portafoglio contro un eventuale aumento delle insolvenze, tanti fondi stanno infatti comprando credit default swap: derivati che funzionano proprio come polizze assicurative contro il default di qualunque obbligazione. Ma dato che i credit default swap sulle singole società sono scarsi e la domanda è elevata, molti investitori hanno iniziato a comprare protezione sui Paesi. La logica è questa: se non puoi assicurarti contro il fallimento della società X italiana, compri protezione sull'Italia intera. È per questo che in questi giorni si sono impennati i credit default swap dell'Italia (arrivati a 54 punti base contro i 12 della scorsa estate), ma anche della Francia (a 18 punti base) e della stessa Germania (14). E questo, sostengono alcuni operatori, ha l'effetto indiretto di penalizzare i BTp.