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Padoa Schioppa: «Prestito ponte solo se si concretizza l'accordo con Air France»

di Nicoletta Cottone

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2 aprile 2008

Il governo «ha comunicato la propria disponibilità a concedere un prestito ponte alla società a fronte dell'effettivo concretizzarsi di una prospettiva di risanamento economico e industriale, purché, in altri termini, esso risulti l'ultima condizione per l'efficacia dell'accordo tra Alitalia e Air France-Klm». Lo ha detto il ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa, nel corso di un'audizione alla Camera su Alitalia. Il ministro ha precisato come «al di fuori di una conclusione positiva del negoziato in corso, un prestito ponte, anche a prescindere dai chiari profili di illegittimità comunitaria, non sarebbe praticabile». Per Padoa Schioppa dopo sette esercizi in perdita negli ultimi otto anni, «Alitalia ha perduto il connotato costitutivo dell'impresa e in senso tecnico dovremmo definirla come un'azienda di consumo, al pari di una famiglia o di un'opera benefica». Alitalia «distrugge, non crea valore aggiunto: non solo il suo capitale, la sua stessa liquidità è in via di esaurimento».

Impossibile la cordata italiana. Una cessione della compagnia di bandiera a imprenditori privati, ha sottolineato il ministro dell'Economia, è impossibile e comunque non risolutiva. Esclusa, dunque, la possibilità che possa essere una cordata italiana a rilevare la compagnia. A meno che, puntualizza Padoa Schioppa, l'operazione non sia «accompagnata da una profonda ristrutturazione industriale che ricostituisca la capacità di produrre utili». Ma, avverte il ministro, «la ristrutturazione è resa assai ardua dalle molte peculiaritá del settore in cui Alitalia opera, il trasporto aereo». Sul fronte delle ricadute occupazionali Padoa Schioppa ha ricordato che «il piano presentato da Air France-Klm stimava esuberi sostanzialemente in linea con il piano di sopravvivenza predisposto nei mesi precedenti da Alitalia, mentre il progetto industriale predisposto da Ap Holding/Air One avrebbe comportato esuberi assai maggiori».

L'alternativa ad Air France è il fallimento della compagnia. «Oggi - ha detto il ministro dell'Economia dinanzi alle commissioni Bilancio, Trasporti e Attività produttive riunite nella Sala del Mappamondo di Montecitorio - non c'è alternativa ad Air France, l'unica alternativa è il fallimento della compagnia». Il passaggio «all'amministrazione straordinaria non è mai facile, né di certa conclusione, né soprattutto privo di ricadute sul sistema. In assenza di prospettive di ristrutturazione si converte in fallimento». Si tratta di una condizione che, prosegue Padoa-Schioppa. «nessuno può augurarsi: non i viaggiatori, non i dipendenti della società, non i contribuenti, non la Sea, non la classe politica, non il sindacato, non l'immagine internazionale dell'Italia». Una privatizzazione effettuata dallo Stato italiano nella quale si sono condensati molti elementi di criticità. Il ministro ha elencato come l'Alitalia sia «soggetta alle norme del codice civile e del diritto societario, alla sorveglianza della Consob, a quella dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, a quella della Commissione europea. Come società fornitrice di servizi di trasporto aereo è soggetta alle norme nazionali e comunitarie di settore e sottoposte alla vigilanza delle autorità competenti in materia di trasporto aereo: ministero dei Trasporti ed Enac».

Il ricorso alla legge Marzano. In caso di un mancato accordo per la cessione di Alitalia é ipotizzabile, ha detto il ministro, un ricorso alla legge Marzano, «l'unica in grado di affrontare la crisi di una grande azienda», risolutivo solo se il commissario ponesse in essere iniziative di ristrutturazione immediate e molto radicali. «Vi sono fondati motivi per presumere - ha aggiunto - che tali iniziative dovrebbe essere davvero assai più radicali di quelle proposte da un soggetto acquirente che abbia, oltre che l'esperienza di ristrutturazioni compiute in passato, la forza finanziaria e organizzativa di un gruppo come Air France-Klm».

Un amaro destino se il colpo mortale arrivasse dalla politica. Decisive, ha detto il ministro, le ore che stiamo vivendo. Il Governo auspica «che la gravità della situazione induca ciascuna delle parti interessate ad adoperarsi, perché si giunga a una positiva conclusione della vicenda». Sarebbe un amaro destino, poi, se fosse la campagna elettorale a dare un colpo mortale ad Alitalia. «Sarebbe un ben amaro destino se una compagnia, portata allo stremo da anni di rapporto perverso con la politica, ricevesse il colpo mortale da uno sfruttamento elettoralistico dei suoi mali o da una mancata intesa sindacale». La cessione della compagnia aerea, ha detto il ministro, è solo un passaggio per "una ineludibile, e purtroppo dolorosa, ristrutturazione della Società». Ristrutturazione che a sua volta, non è possibile senza un accordo con le organizzazioni sindacali.

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