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Ipotesi Lufthansa? Molti più esuberi

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23 aprile 2008

«Mi piacerebbe l'ipotesi Lufthansa», va ripetendo da qualche settimana Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl. Con la compagnia tedesca «ci sono stati contatti in passato, ma nessuno nelle ultime ore», ha puntualizzato ieri Fabrizio Solari, segretario generale della Filt-Cgil, pivot dello schieramento sindacale che ha fatto inabissare la trattativa con Air France-Klm.
E i tedeschi cosa ne pensano, visto che non hanno alcun obbligo di infilarsi nella palude italiana? «La nostra posizione non è cambiata. Posso però dire che stiamo osservando gli sviluppi in Italia, ma esattamente come facciamo con il Nord America, la Gran Bretagna e le altre aree del mondo», ha detto ieri la portavoce Stefanie Stotz.
«Credo che vi saranno operazioni di consolidamento negli Stati Uniti e in Europa che daranno vita a grandi gruppi», dice l'amministratore delegato, Wolfgang Mayrhuber. Lufthansa intende svolgere «un ruolo attivo», muovendosi comunque «in modo cauto».
Tedeschi alla finestra, dunque, pronti a cogliere le opportunità. In questi quattro mesi, da quando il 6 dicembre si sono sfilati dalla privatizzazione Alitalia, i vertici della Lufthansa non hanno mai smesso di scrutare con attenzione cosa avveniva tra Roma e Roissy.
In colloqui riservati, come ha confidato di recente anche l'ambasciatore tedesco a Roma, Michael Steiner, hanno però messo in chiaro che non si sarebbero mossi finché sul tavolo c'era l'offerta di Jean-Cyril Spinetta.
Adesso, in teoria, potrebbero tornare in campo, se dessero ascolto alla sirene di Bruno Ermolli o degli altri attori anche bancari che cercano di allestire una cordata italiana, rafforzata da un robusto partner industriale europeo.
Ma i sindacalisti che sognano Lufthansa sembrano aver dimenticato che il piano tedesco, presentato loro prima del ritiro dalla privatizzazione, era più duro per l'impatto sociale e industriale di quello di Air France-Klm. Con quale faccia i sindacalisti che il 2 aprile hanno bocciato un piano non indolore, ma neppure troppo aspro, come quello di Spinetta (2.120 esuberi totali, oltre a 3.300 lavoratori di Az Servizi lasciati alla Fintecna, riduzione della flotta di 37 velivoli a 137 aerei, esclusa Volare) andrebbero domani ad accettare un piano più severo?
Il piano Mayrhuber (anticipato dal Sole 24 Ore il 15 novembre 2007) prevedeva una riduzione della flotta Alitalia di 50 aerei, sui 185 dell'epoca, «per riportare alle giuste dimensioni» la compagnia. Lufthansa aveva previsto l'eliminazione degli Md80 più vecchi, dei dieci Atr72 e dei cinque Boeing 767 più vecchi sui 24 jet a lungo raggio passeggeri dell'epoca (oggi scesi a 20).
Secondo i sindacati, ai tagli previsti da Lufthansa corrispondevano circa 5mila esuberi, calcolando sia Alitalia Fly sia Az Servizi. Il vettore non ha mai quantificato le eccedenze, che secondo altre fonti sarebbero state di 4mila addetti. «Ci sarebbe stato un numero significativo di esuberi», ha detto al Sole 24 Ore una fonte qualificata del gruppo germanico il 6 dicembre.
A una richiesta del presidente Alitalia, Maurizio Prato, Lufthansa aveva chiarito che la sua offerta non era collegata a quella di Air One, un partner commerciale con il quale Mayrhuber non intendeva allearsi per l'acquisizione.
La differenza sostanziale rispetto al piano Air France era nella rete. Ai francesi non interessa Malpensa e avrebbero riportato l'hub intercontinentale a Fiumicino, come è stato fatto con il piano Prato. Lufthansa vedeva il contrario: mantenimento a Malpensa di quasi tutte le rotte intercontinentali, creazione a Fiumicino di una base per voli verso Africa e Medio Oriente, in connessione con voli dal Nord Europa.
Nel tentativo di convincere i piloti italiani a stare dalla loro parte, un dirigente tedesco aveva usato una metafora calcistica: «Noi non siamo come i francesi, loro giocano tutti per Zidane, noi facciamo gioco di squadra», riferendosi alla strategia multi-hub, basata su più scali intercontinentali.

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