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Barilla avvia il riassetto

di Marigia Mangano e Walter Riolfi

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29 MAGGIO 2008

Non si sa se la famiglia Barilla sia davvero pronta a cedere una quota di minoranza della propria azienda. Ma è piuttosto evidente che più di un fondo di private equity sarebbe disposto ad acquistare una partecipazione, anche di maggioranza. È quello che da qualche tempo si dice nell'ambiente dei banchieri d'affari, specie tra gli italiani: un po' con eccitazione, un po' con rammarico perché nessuno tra gli italici equity fund (Clessidra forse esclusa) ha le dimensioni per un'operazione di questa portata. Non restano che gli internazionali, Blackstone in testa: perché il fondo americano ha liquidità abbondante e perché, alla fine dell'estate scorsa, ha reclutato come consulente Giulio Malgara, proprio con lo scopo di scovare tutte le opportunità che si fossero aperte sul mercato italiano, specie nel settore alimentare.

Interpellati sulla eventualità di un'operazione straordinaria, gli amministratori della Barilla rispondono con una doppia negazione: «Né vendita né quotazione in Borsa». Ma se si chiamano i manager dei fondi si ottiene una risposta diversa: «non c'è alcuna trattativa in corso, anche perché è la famiglia che non ha sciolto la riserva: noi siamo pronti». I fondi, insomma, aspettano che Guido Maria Barilla e gli altri fratelli lancino un segno.

Secondo i soliti banchieri d'affari un segno l'avrebbero davvero fatto intravvedere, anche in incontri informali con più di un investitore. L'azienda, dopo l'acquisizione della tedesca Kamps e gli investimenti negli Usa, è parecchio indebitata (1,45 miliardi nel bilancio 2006), anche se, come fanno trapelare a Parma, la posizione finanziaria potrebbe già essere migliorata quest'anno di circa 150 milioni.In ogni caso un'iniezione di liquidità da un partner finanziario non sarebbe cosa sgradita e potrebbe realizzarsi attraverso un aumento di capitale riservato. Senza contare – si dice a Parma – che nella famiglia non tutti la pensano allo stesso modo. Un po' per alcune scelte strategiche, vedi Kamps, che sono poi risultate sbagliate, un po' perché qualcuno preferirebbe a questo punto fare cassa.

Solo voci, per ora. Come voci sono quelle che riferiscono di un progetto, ancora allo stato embrionale, per l'ingresso di Blackstone nel capitale di Barilla Holding: il fondo, dicono i rumor, rileverebbe circa il 30% del capitale attraverso un aumento di capitale riservato. E per un fondo come Blackstone un investimento dell'ordine del miliardo sarebbe di facile portata.

Ma quanto vale Barilla? Dipende. Perché se si guardano gli ultimi documenti societari depositati dal gruppo, di valutazioni ce ne sono ben due. La prima emerge dalla relazione di stima redatta in occasione della riorganizzazione varata qualche mese fa e non ancora completata. Il documento fissa un valore, chiaramente prudenziale, dell'intero gruppo:2,7 miliardi di euro. Si tratta di una base di partenza che può solo aumentare (e anche in misura rilevante) in un'ipotetica operazione straordinaria. Prova ne è la revisione di questo valore nel bilancio relativo all'esercizio 2007 depositato qualche giorno fa dalla Gelp, una delle due "scatole" create alla fine del 2007 per consentire il riacquisto della quota del 41% di Kamps dal Banco Popolare. A questa società fa capo attualmente il 15% di Barilla holding, quota che è interamente in pegno al Banco Popolare. Ma alla fine del 2007 emerge dal bilancio- ne era stato acquistato solo il 3,409% di Barilla holding. Un pacchetto di 393 mila azioni valutato in bilancio 108,4 milioni di euro. Dunque, l'intera Barilla holding è valorizzata quasi 3,2 miliardi di euro.

In ogni caso Barilla sta già riorganizzando le proprie attività. Secondo indiscrezioni avrebbe incaricato la società di consulenza tedesca Roland Berger di predisporre un piano di sviluppo per le attività tedesche e italiane del gruppo. Per il migliaio di panifici in franchising della Kamps sarebbe imminente la vendita a un prezzo superiore ai 100 milioni. Un po' più laboriosa sembra invece la procedura per Gran Milano. Della short list stilata da Goldman Sachs, che sta curando l'operazione, farebbero parte Sammontana e 21Investimenti della famiglia Benetton, insieme a un fondo di private equity europeo. La data room per i tre acquirenti è stata aperta nei giorni scorsi, mentre la chiusura dell'operazione è prevista entro luglio per un prezzo vicino a 190 milioni di euro

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