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Microsoft-Yahoo!, ora la parola passa al mercato

di Mario Platero

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5 maggio 2008

NEW YORK – Tra Microsoft e Yahoo! è dunque finita. L'affare dell'anno, che avrebbe dovuto rivoluzionare il settore dell'infotec, portare una boccata di ottimismo sia in borsa che sul mercato del credito non si farà più e ciascuno dei due contendenti resta con un problema. Anzi con alcuni problemi. Per Yahoo!, ad esempio, di problemi ce ne sono almeno due. Uno a brevissimo termine, una caduta attesa del suo prezzo in borsa, l'altro è di medio termine: riuscirà davvero a questo punto a convincere Google a procedere con un'alleanza alternativa a quella con Microsoft? E in particolare, riuscirà a farlo a un prezzo soddisfacente per gli azionisti delusi dall'esito del negoziato del fine settimana?

Le cose non vanno meglio per Microsoft. Il colosso dell'informatica soffre da tempo di un problema di crescita: il settore si sta trasformando, è sempre più concetrato su Internet e sempre meno sui software per computer locali, l'azienza va bene, fa profitti, ma il suo modello appare superato rispetto alla dinamica performance di Google, e le sue prospettive di crescita senza Yahoo! sono più contenute. Finora infatti, nonostante l'ottimismo di Steve Ballmer, l'amministratore delegato di Microsoft, che proprio nel fine settimana spiegava di poter fare a meno di Yahoo! e di poter perseguire strategie aggressive su Internet in modo autonomo, non vi sono state brillanti innovazioni. Né gli analisti si aspettano annunci rivoluzionari in tempi brevi.
La parola, come sempre, spetterà al mercato; in poche ore, all'apertura di New York, sapremo dal movimento dei titoli come analisti e operatori hanno digerito le epiche vicende del fine setttimana. Microsoft infatti aveva presentato un forte aumento di prezzo rispetto all'offerta originaria per l'acquisto di Yahoo!, 33 dollari per azione, quasi 5 miliardi di dollari in più, per un totale di 47,5 miliardi. Dopo i tentennamenti di Jerry Yang, uno dei confondatori di Yahoo!, che chiedeva invece 37 dollari per azione, Steve Ballmer decideva alla fine di rinunciare e di ritirare l'offerta. In una lunga lettera a Yang, spiegava anche che non avrebbe perseguito la strada dell'offerta ostile: «A questo punto Yahoo! non ci interessa più, procederemo sfruttando le sinergie interne, abbiamo risorse a sufficenza per competere sul mercato pubblicitario su Internet sviluppando i nostri progetti» diceva Ballmer in una dichiarazione scritta.

E' probabile che ci creda davvero. Il suo non è un bluff negoziale. Se si riprenderà il dialogo sarà fra qualche tempo e dopo aver visto la reazione della concorrenza. Tanto più che negli ultimi tempi Ballmer era sembrato più scettico sulle reali opportunità presentate dalla fusione con Yahoo!, a meno che non ci fosse stato un prezzo davvero accettabile. Ma, come abbiamo detto, le opportunità di un'aggressiva innovazione su Internet per attirare traffico e pubblicità da parte di Microsoft non sembrano incoraggianti. Per Yahoo! invece, si attende una rivolta di importanti azionisti, soprattutto se Google o qualcuno degli altri possibili acquirenti non si faranno sotto con l'entusiasmo atteso, ora che la minaccia Microsoft è sparita. In termini pratici, secondo gli analisti, la notizia del grande rifiuto Microsoft porterà oggi, all'apertura del mercato a New York, a una caduta verticale del titolo Yahoo! dai circa 28 dollari della chiusura di venerdi' a 25 e persino a 20 dollari per azione.

Il nuovo scenario inoltre, potrebbe anche generare un realizzo di profitti generalizzato. Dopo la corsa agli acquisti della settimana scorsa, che aveva portato l'indice Dow Jones sui livelli record per quest'anno, a quota 13.058, con un perdita netta di appena l'1,6% rispetto ai valori di un anno fa, i nervi restano fragili. L'indice aveva in effetti beneficiato di una settimana foriera di ottime notizie. L'economia non era entrata in "depressione", come molti si aspettavano, anzi, cresceva dello 0,6% nel primo tirmestre di quest'anno; i licenziamenti sono stati meno del previsto in aprile, 20.000 unità contre le 85.000 attese; la Fed ha diminuito di un altro quarto di punto i tassi di interesse sui fed fund, portandoli al 2%, ma ha anche detto di aver «fatto abbastanza» per l'economia. Sul piano finanziario abbiamo assistito alla fusione da 23 miliardi di dollari tra Mars e Wringley che ha rivoluzionato il settore alimentare, abbiamo visto la Ford chiudere il trimestre con un profitto, contro ogni previsione, la Gm migliorare i conti e investitori come Kirk Kerkorian puntare pesantemente proprio sulla Ford. La chiusura dell'affare Microsoft-Yahoo! sarebbe stata la classica ciliegina sul gelato. Avrebbe anche mobilitato il settore creditizio, pronto ad erogare finanziamenti per chiudere l'operazione, ed avrebbe restituito vitalità anche al settore finanziario.

Per questo oggi, al centro del dibattito del lunedì mattina, resta il drammatico sviluppo attorno a una fusione che sembrava ormai scontata. La curiosità principale riguarda ovviamente la risposta di Yahoo! in un mercato che potrebbe essere molto più sobrio nel valutare i suoi cespiti patrimoniali ora che Microsoft si è defilata. Anche perché fonti autorevoli anticipano che nelle ultime settimane lo stesso Ballmer aveva assunto un approccio molto pragmatico. Riteneva che il premio del 60% sulle quotazioni di mercato offerto inzialmente il 31 gennaio scorso, fosse già molto generoso. La nuova offerta degli ultimi giorni portava l'aumento a oltre il 70% rispetto all'offerta di gennaio. Ma le resistenze di Yang, il suo comportamento perentorio nei confronti di Microsoft e una sua gestione molto personalistica del negoziato hanno secondo le fonti colmato la misura e convinto Microsoft che il gioco non valeva la candela: «nonostante i nostri migliori sforzi, incluso l'aumento della nostra offerta di circa 5 miliardi di dollari, Yahoo! non ha fatto passi per accettare la nostra offerta – ha detto Ballmer in una dichiarazione ufficiale – dopo un'attenta analisi della situazione crediamo che le componenti economiche richieste da Yahoo! non abbiano alcun senso per noi ed è nel migliore interesse degli azionisti, dei dipendenti e dei detentori di pacchetti importanti, ritirare la nostra proposta». Yahoo! tra l'altro, oltre a insistere su un prezzo minimo di 37 dollari per azione, chiedeva garanzie di copertura su una possibile caduta del prezzo Microsoft che sarebbe stato offerto come una parte sostanziale del pagamento.
  CONTINUA ...»

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