Prima si «guidano» le previsioni degli analisti sugli utili verso un valore contenuto, poi si sorprende il mercato con un dato oltre alle attese e si provoca una reazione positiva sul titolo. Il giochino, in fondo, è semplice ed è ben noto a Wall Street, tanto da meritarsi una folta letteratura e addirittura un nome proprio: earnings-guidance game.
Qualcuno, naturalmente, lo conosce anche in Italia, come dimostra uno studio del Dipartimento di Scienze Aziendali dell'Università di Bologna, nel quale si sono prese in esame quasi 60mila stime degli analisti sulle società quotate a Piazza Affari fra il 1988 e il 2004. «I risultati – osserva Enrico Maria Cervellati, docente di Finanza Aziendale presso l'Università di Bologna e curatore della ricerca insieme a Antonio Della Bina, Pierpaolo Pattitoni e Roberto Tasca – evidenziano la presenza di un effetto simile sul mercato italiano, anche se in misura meno accentuata rispetto a quanto avviene negli Stati Uniti».
In base allo studio, gli analisti sbagliano per eccessivo ottimismo a partire da 12 mesi prima della data di comunicazione degli utili, sovrastimandoli in media di oltre il 10%. «Un fenomeno – spiega Cervellati – che si spiega sia con gli inevitabili errori cognitivi degli analisti, sia con la necessità che questi hanno di sostenere la reputazione della società presso il management per mantenere opportunità di ulteriori attività di investment banking o di commissioni di trading da parte degli intermediari per cui lavorano».
Insomma, un vero e proprio conflitto di interessi che viene mitigato soltanto in parte dalla necessità degli analisti di emettere stime accurate per difendere la propria reputazione. Con l'avvicinarsi dell'annuncio le distorsioni tendono poi a diminuire, tuttavia - e qui sta il trucco - a partire da due mesi prima della diffusione dei risultati gli analisti diventano improvvisamente pessimisti: sottostimano gli utili (-1,8% rispetto alla realtà un mese prima dell'appuntamento) e in questo modo preparano più o meno inconsapevolmente la strada alla earnings surprise.
Attenzione però, la sorpresa positiva non si traduce sempre in un balzo automatico del titolo: «Il gioco – conferma Cervellati – è in fondo ben noto agli operatori professionali, che reagiscono se i profitti effettivi superano non solo le attese medie degli analisti, ma anche i cosiddetti whisper earnings, cioè quelle stime che circolano ufficiosamente sul mercato e che di solito incorporano già l'effetto sorpresa». Occhio dunque ai report degli analisti, ma anche a quelle voci che spesso si sentono circolare nelle sale operative.
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